Dopo un percorso accademico in Scienze della Comunicazione, Michela Romani ha colto la sfida che l’ha portata a intraprendere la carriera nel mondo HR di Unilever. Scopriamo insieme a lei quali sono le attività ed i consigli di un’HR Business Partner, accompagnati dal fortissimo tema del Wellbeing.
1) Ciao Michela, partiamo con le domande facili: ci racconti in quale università hai studiato e qual è stato il tuo percorso dopo la laurea?
Mi sono laureata all’Università ‘La Sapienza’ di Roma con la quinquennale in Scienze della Comunicazione, indirizzo Comunicazione d’impresa. Subito dopo la laurea ho intrapreso le prime esperienze lavorative, all’inizio in collaborazione con la mia professoressa di Comunicazione Linguistica e subito dopo per un fondo di investimento, dove per circa un anno mi sono occupata di rassegna stampa e organizzazione di eventi.
La svolta è arrivata quando mi sono imbattuta in un job posting di Unilever da Personal Assistant in direzione finanziaria. Da quel momento il mio percorso si è via via sviluppato nel mondo HR, permettendomi di ricoprire il ruolo di Responsabile della Formazione in Italia e in Grecia e Responsabile della Comunicazione interna.
Oggi sono HR Business Partner & Wellbeing Country Lead in Italia.
2) Come hai anticipato, oggi lavori in Unilever. Conoscevi questa azienda prima di inviare l’application? Puoi raccontarci l’iter di selezione che hai affrontato?
Conoscevo solo alcuni brand ma, quando ho iniziato a studiare l’azienda per prepararmi al colloquio, ho potuto “collegare i punti”, rendendomi conto che molti degli oggetti di uso quotidiano provengono da questa azienda.
Per quanto riguarda l’iter di selezione, è stato un processo sfidante ma allo stesso tempo emozionante. Al tempo, era strutturato in due momenti principali: il primo consisteva in una esercitazione di gruppo, dove ai candidati veniva chiesto di ragionare su un case-study avente l’obiettivo di far vedere agli intervistatori chi possedeva doti di leadership, chi riusciva a sviluppare idee originali “out of the box” e chi invece veniva sopraffatto dagli altri partecipanti.
Il secondo momento prevedeva una breve presentazione individuale su un argomento a nostro piacere, ma che doveva avere consistenza. Il mio progetto riguardava un menù speciale formato da una portata per ogni slide (primo, secondo e dolce), che richiamava i brand di Unilever. Un aneddoto che mi piace sempre raccontare è che al termine della mia presentazione uno degli intervistatori mi chiese il budget necessario per realizzare il progetto. Questa persona poi si rivelò essere il mio responsabile Finance, il mentore che mi ha introdotta al mondo del lavoro.
Ho apprezzato il fatto che ci venissero forniti feedback diretti e immediati e che solo dopo qualche giorno mi è stato comunicato di essere stata selezionata.
3) Il tuo percorso iniziato nella comunicazione ti ha condotta al mondo delle risorse umane, cosa significa essere HR Business Partner in una realtà come Unilever? Esiste una giornata tipo?
Come HR Business Partner sono responsabile di due principali categorie, Home Beauty e Personal Care, e mi occupo di assicurare che la struttura organizzativa sia allineata con la strategia del business per supportarlo nel raggiungimento dei risultati. Oltre a questo, sono responsabile della formazione e dei percorsi di carriera dei talenti di Unilever.
Ho colto la sfida di passare dalla comunicazione al mondo HR in un ruolo nuovo, consapevole del fatto che avrei dovuto costruirlo io attraverso la mia personalità e sensibilità.
Proprio per questo motivo non c’è una vera e propria giornata tipo, inizio la mattina con una to-do list e finisco sempre le giornate con delle attività completamente diverse da quelle pianificate!
Molte situazioni, infatti, non si possono prevedere (ad esempio l’esigenza di confronto di un dipendente o un line manager che non sa come gestire una situazione con le risorse) ma devono avere la priorità ed essere inserite in un calendario sempre colmo.
La protezione del benessere delle persone è il Purpose di Unilever e di chi, come me, ci lavora all’interno. Proprio per questo sono anche responsabile del Wellbeing per tutta l’Italia.
4) A proposito di questo, cosa significa lavorare sul Wellbeing in Unilever? C’è un progetto che ti sta particolarmente a cuore?
Wellbeing in Unilever significa fornire gli strumenti più utili, corretti e idonei a colleghi, dipendenti e organizzazione per far sì che possano prendersi cura del proprio benessere. Come HR Business Partner ho la responsabilità di assicurare che questo avvenga, ma dev’esserci l’impegno anche da parte dei dipendenti.
Sono 4 le aree fondamentali in cui raccontiamo il Wellbeing:
1. Purpose: in Unilever crediamo fortemente che scoprire la propria unicità e motivazione e portarle al lavoro possa far “fiorire” le persone;
2. Wellbeing fisico: aiutiamo le persone a riconoscere l’importanza di prendersi cura del proprio corpo attraverso lo sport e la corretta alimentazione per far sì riacquistino l’equilibrio, soprattutto dopo la pandemia;
3. Wellbeing emotivo: vogliamo lavorare sulle emozioni delle persone, in particolare sull’intelligenza emotiva, perché crediamo che comprendere l’emozione che guida una certa situazione possa aiutare le persone a reagire in modo coerente;
4. Wellbeing mentale: questo fa parte della mia specializzazione, sono una promotrice della de-stigmatizzazione della salute mentale e gli ultimi anni ci hanno insegnato che è importante avere un piano di mental wellbeing e parlare di benessere psicologico.
A proposito di quest’ultimo punto, un progetto a cui sono particolarmente legata, e di cui sono la leader, si chiama “Mental Health Champions”, dove insieme ad alcuni volontari ci occupiamo di training sull’importanza della salute mentale e di temi come la depressione, lo stress e come riconoscere i campanelli d’allarme per aiutare i colleghi.
Lo scopo è di formare persone preparate a parlare maggiormente della salute mentale, allenate ad avere delle conversazioni prive di giudizio e a capire se i colleghi stanno avendo un momento di squilibrio. Grazie a una conversazione più empatica possiamo far sentire meglio il collega e, qualora fosse necessario, suggerirgli un percorso di sostegno adatto.
Questo è un progetto di una umanità sconfinata e vorrei che non fosse solo di Unilever, che ogni giorno si impegna per essere una “Stigma Free” company, ma di tutte le organizzazioni. Esiste un mondo dietro al benessere che, se tutelato, permette di fare tantissimo, soprattutto dopo questi due anni di pandemia.
5) Quali consigli daresti ad uno studente o neolaureato interessato a lavorare nell’ambito HR in una realtà come Unilever?
In questo lavoro sono indispensabili curiosità e voglia di studiare, sfruttando tutti i canali possibili: non solo dai classici libri accademici, ma soprattutto attraverso il racconto delle persone.
Le organizzazioni cambiano e le strutture organizzative si evolvono insieme a loro, per questo è importante essere curiosi e non fermarsi pensando di essere arrivati.
Un altro consiglio che mi sento di dare è quello di ascoltare le persone, capire cosa c’è dietro alla loro storia è importante. Per fare questo lavoro devi amare l’ascolto ed essere empatico: se una cosa è importante per l’altro, deve essere ugualmente importante per te, anche se non la capisci a pieno.
Anche in fase di colloqui, per esempio, tendo a concentrarmi molto su come ragionano le persone, cosa sono pronte a imparare e il valore aggiunto che pensano di apportare, oltre ai titoli e al CV. A tal proposito è fondamentale essere consapevoli della propria unicità e inseguire il proprio purpose, per svolgere il proprio lavoro con entusiasmo ed evolverlo continuamente.
6) Abbiamo parlato di pandemia, ma come si è attivata Unilever per supportare i propri dipendenti? E come si sta organizzando per tornare alla “normalità”?
A livello tecnico-organizzativo stavamo già sperimentando la possibilità di lavorare in modo agile e sotto questo punto di vista Unilever era già pronta per supportare al meglio le proprie persone. La nostra priorità era la sicurezza dei lavoratori e questo è stato il principio di tutta l’azienda. Abbiamo supportato le persone nell’organizzazione del lavoro da casa attraverso l’invio di sedie ergonomiche e dato priorità ai soggetti fragili.
Gli ultimi due anni ci hanno dimostrato quanto sia importante, dopo tanto tempo di solitudine iper-connessa, poter condividere un caffè e due chiacchiere con i propri colleghi in presenza. Per questo motivo dal 1° settembre partirà l’Unilever Hybrid Work: un protocollo che permette di fare un massimo 12 giorni al mese di Smart working per ogni persona, sempre nel rispetto delle condizioni di fragilità di alcuni colleghi, con l’obiettivo di massimizzare il benessere e la performance individuale e di squadra nel lungo periodo.
Dopo un percorso accademico in Scienze della Comunicazione, Michela Romani ha colto la sfida che l’ha portata a intraprendere la carriera nel mondo HR di Unilever. Scopriamo insieme a lei quali sono le attività ed i consigli di un’HR Business Partner, accompagnati dal fortissimo tema del Wellbeing.
1) Ciao Michela, partiamo con le domande facili: ci racconti in quale università hai studiato e qual è stato il tuo percorso dopo la laurea?
Mi sono laureata all’Università ‘La Sapienza’ di Roma con la quinquennale in Scienze della Comunicazione, indirizzo Comunicazione d’impresa. Subito dopo la laurea ho intrapreso le prime esperienze lavorative, all’inizio in collaborazione con la mia professoressa di Comunicazione Linguistica e subito dopo per un fondo di investimento, dove per circa un anno mi sono occupata di rassegna stampa e organizzazione di eventi.
La svolta è arrivata quando mi sono imbattuta in un job posting di Unilever da Personal Assistant in direzione finanziaria. Da quel momento il mio percorso si è via via sviluppato nel mondo HR, permettendomi di ricoprire il ruolo di Responsabile della Formazione in Italia e in Grecia e Responsabile della Comunicazione interna.
Oggi sono HR Business Partner & Wellbeing Country Lead in Italia.
2) Come hai anticipato, oggi lavori in Unilever. Conoscevi questa azienda prima di inviare l’application? Puoi raccontarci l’iter di selezione che hai affrontato?
Conoscevo solo alcuni brand ma, quando ho iniziato a studiare l’azienda per prepararmi al colloquio, ho potuto “collegare i punti”, rendendomi conto che molti degli oggetti di uso quotidiano provengono da questa azienda.
Per quanto riguarda l’iter di selezione, è stato un processo sfidante ma allo stesso tempo emozionante. Al tempo, era strutturato in due momenti principali: il primo consisteva in una esercitazione di gruppo, dove ai candidati veniva chiesto di ragionare su un case-study avente l’obiettivo di far vedere agli intervistatori chi possedeva doti di leadership, chi riusciva a sviluppare idee originali “out of the box” e chi invece veniva sopraffatto dagli altri partecipanti.
Il secondo momento prevedeva una breve presentazione individuale su un argomento a nostro piacere, ma che doveva avere consistenza. Il mio progetto riguardava un menù speciale formato da una portata per ogni slide (primo, secondo e dolce), che richiamava i brand di Unilever. Un aneddoto che mi piace sempre raccontare è che al termine della mia presentazione uno degli intervistatori mi chiese il budget necessario per realizzare il progetto. Questa persona poi si rivelò essere il mio responsabile Finance, il mentore che mi ha introdotta al mondo del lavoro.
Ho apprezzato il fatto che ci venissero forniti feedback diretti e immediati e che solo dopo qualche giorno mi è stato comunicato di essere stata selezionata.
3) Il tuo percorso iniziato nella comunicazione ti ha condotta al mondo delle risorse umane, cosa significa essere HR Business Partner in una realtà come Unilever? Esiste una giornata tipo?
Come HR Business Partner sono responsabile di due principali categorie, Home Beauty e Personal Care, e mi occupo di assicurare che la struttura organizzativa sia allineata con la strategia del business per supportarlo nel raggiungimento dei risultati. Oltre a questo, sono responsabile della formazione e dei percorsi di carriera dei talenti di Unilever.
Ho colto la sfida di passare dalla comunicazione al mondo HR in un ruolo nuovo, consapevole del fatto che avrei dovuto costruirlo io attraverso la mia personalità e sensibilità.
Proprio per questo motivo non c’è una vera e propria giornata tipo, inizio la mattina con una to-do list e finisco sempre le giornate con delle attività completamente diverse da quelle pianificate!
Molte situazioni, infatti, non si possono prevedere (ad esempio l’esigenza di confronto di un dipendente o un line manager che non sa come gestire una situazione con le risorse) ma devono avere la priorità ed essere inserite in un calendario sempre colmo.
La protezione del benessere delle persone è il Purpose di Unilever e di chi, come me, ci lavora all’interno. Proprio per questo sono anche responsabile del Wellbeing per tutta l’Italia.
4) A proposito di questo, cosa significa lavorare sul Wellbeing in Unilever? C’è un progetto che ti sta particolarmente a cuore?
Wellbeing in Unilever significa fornire gli strumenti più utili, corretti e idonei a colleghi, dipendenti e organizzazione per far sì che possano prendersi cura del proprio benessere. Come HR Business Partner ho la responsabilità di assicurare che questo avvenga, ma dev’esserci l’impegno anche da parte dei dipendenti.
Sono 4 le aree fondamentali in cui raccontiamo il Wellbeing:
1. Purpose: in Unilever crediamo fortemente che scoprire la propria unicità e motivazione e portarle al lavoro possa far “fiorire” le persone;
2. Wellbeing fisico: aiutiamo le persone a riconoscere l’importanza di prendersi cura del proprio corpo attraverso lo sport e la corretta alimentazione per far sì riacquistino l’equilibrio, soprattutto dopo la pandemia;
3. Wellbeing emotivo: vogliamo lavorare sulle emozioni delle persone, in particolare sull’intelligenza emotiva, perché crediamo che comprendere l’emozione che guida una certa situazione possa aiutare le persone a reagire in modo coerente;
4. Wellbeing mentale: questo fa parte della mia specializzazione, sono una promotrice della de-stigmatizzazione della salute mentale e gli ultimi anni ci hanno insegnato che è importante avere un piano di mental wellbeing e parlare di benessere psicologico.
A proposito di quest’ultimo punto, un progetto a cui sono particolarmente legata, e di cui sono la leader, si chiama “Mental Health Champions”, dove insieme ad alcuni volontari ci occupiamo di training sull’importanza della salute mentale e di temi come la depressione, lo stress e come riconoscere i campanelli d’allarme per aiutare i colleghi.
Lo scopo è di formare persone preparate a parlare maggiormente della salute mentale, allenate ad avere delle conversazioni prive di giudizio e a capire se i colleghi stanno avendo un momento di squilibrio. Grazie a una conversazione più empatica possiamo far sentire meglio il collega e, qualora fosse necessario, suggerirgli un percorso di sostegno adatto.
Questo è un progetto di una umanità sconfinata e vorrei che non fosse solo di Unilever, che ogni giorno si impegna per essere una “Stigma Free” company, ma di tutte le organizzazioni. Esiste un mondo dietro al benessere che, se tutelato, permette di fare tantissimo, soprattutto dopo questi due anni di pandemia.
5) Quali consigli daresti ad uno studente o neolaureato interessato a lavorare nell’ambito HR in una realtà come Unilever?
In questo lavoro sono indispensabili curiosità e voglia di studiare, sfruttando tutti i canali possibili: non solo dai classici libri accademici, ma soprattutto attraverso il racconto delle persone.
Le organizzazioni cambiano e le strutture organizzative si evolvono insieme a loro, per questo è importante essere curiosi e non fermarsi pensando di essere arrivati.
Un altro consiglio che mi sento di dare è quello di ascoltare le persone, capire cosa c’è dietro alla loro storia è importante. Per fare questo lavoro devi amare l’ascolto ed essere empatico: se una cosa è importante per l’altro, deve essere ugualmente importante per te, anche se non la capisci a pieno.
Anche in fase di colloqui, per esempio, tendo a concentrarmi molto su come ragionano le persone, cosa sono pronte a imparare e il valore aggiunto che pensano di apportare, oltre ai titoli e al CV. A tal proposito è fondamentale essere consapevoli della propria unicità e inseguire il proprio purpose, per svolgere il proprio lavoro con entusiasmo ed evolverlo continuamente.
6) Abbiamo parlato di pandemia, ma come si è attivata Unilever per supportare i propri dipendenti? E come si sta organizzando per tornare alla “normalità”?
A livello tecnico-organizzativo stavamo già sperimentando la possibilità di lavorare in modo agile e sotto questo punto di vista Unilever era già pronta per supportare al meglio le proprie persone. La nostra priorità era la sicurezza dei lavoratori e questo è stato il principio di tutta l’azienda. Abbiamo supportato le persone nell’organizzazione del lavoro da casa attraverso l’invio di sedie ergonomiche e dato priorità ai soggetti fragili.
Gli ultimi due anni ci hanno dimostrato quanto sia importante, dopo tanto tempo di solitudine iper-connessa, poter condividere un caffè e due chiacchiere con i propri colleghi in presenza. Per questo motivo dal 1° settembre partirà l’Unilever Hybrid Work: un protocollo che permette di fare un massimo 12 giorni al mese di Smart working per ogni persona, sempre nel rispetto delle condizioni di fragilità di alcuni colleghi, con l’obiettivo di massimizzare il benessere e la performance individuale e di squadra nel lungo periodo.