Riunioni in ciabatte, terrazze che si trasformano in “uffici”, pause scandite da lavatrici da svuotare o da corrieri che suonano il campanello: la vita dello smart worker.
Sono tantissimi gli italiani che con l’emergenza sanitaria in corso hanno usufruito per la prima volta dello smart working. Più di due mesi fa, infatti, per tutelare la sicurezza dei lavoratori e limitarne il più possibile gli spostamenti, il Governo ha dato il via libera all’attivazione del lavoro agile anche in assenza di un accordo individuale e specifico tra le parti.
Da quel giorno, più di un milione di persone (fonte: Ministero del Lavoro) ha cominciato a lavorare in modalità smart. Così come altri colleghi, anche noi del Team Recruiting di Lidl Italia siamo alle prese con questa modalità di lavoro e, tra una video-conferenza e l’altra, ci siamo chiesti: “ma…sappiamo veramente tutto sullo smart working?”.
Sebbene su questo argomento i riflettori si siano accessi solamente in questi mesi, il lavoro agile esiste ed è regolamentato in Italia da diversi anni.
Attualmente è disciplinato dalla legge 81/2017 che lo definisce così:
«una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante
accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e
senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di
strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa.»
Come si può vedere, i segni distintivi di questa modalità di lavoro sono diversi:
· Possibile utilizzo di strumenti tecnologici
· Presenza di un accordo scritto tra le parti sulla modalità di esecuzione
· Organizzazione del lavoro anche per fasi, cicli o obiettivi
· Assenza di un preciso luogo di lavoro
· Assenza di precisi vincoli di orario
No, non necessariamente. La formula del lavoro da casa può essere esercitata in due modalità: telelavoro o smart working - due concetti che vengono spesso utilizzati erroneamente come sinonimi.
La principale differenza tra i due è nella gestione del tempo e dello spazio.
Nel telelavoro, il collaboratore ha una postazione fissa, con orari prestabiliti e una valutazione basata sulla presenza. Questi vincoli non esistono nel lavoro agile o smart working , dove il lavoratore, essendo valutato per obiettivi, ha molta più flessibilità in termini di orario e luogo di lavoro.
Certamente, basti pensare che il 30% degli “smart worker” (Bailey, 2019) sarebbero disposti a ridursi l’ingaggio pur di poter usufruire di questa modalità.
Quali sono questi benefici?
I benefici possono essere tanti, tra tutti troviamo:
Migliore work life balance: mediamente un lavoratore in smart risparmia 56 minuti al giorno di tragitto casa-lavoro. Questo tempo può essere reinvestito, per esempio: nella famiglia, negli hobby o nello sport.
Time e Cost Saving: Oltre al risparmio di tempo, l’eliminazione del tragitto casa-lavoro comporta un risparmio economico non indifferente. Gli indicatori economici mostrano come, tra spese di viaggio e aggregate (baby sitter, pasti, lavanderia), un lavoratore che opera in modalità agile 3 giorni al mese risparmia circa 2000 euro all’anno (fonte: Il Sole 24 Ore)
Ambiente: Basterebbe anche un solo giorno a settimana di smart working per tre quarti dei lavoratori pubblici e privati che utilizzano l’automobile, per ridurre del 20% il numero di km percorsi in un anno. In questo modo si otterrebbe un risparmio di circa 950 tonnellate di combustibile, oltre a una riduzione di oltre 2,8 milioni di tonnellate di CO2, di 550 tonnellate di polveri sottili e di 8mila tonnellate di ossidi di azoto, con un significativo impatto positivo sulla salute della popolazione (Fonte: Unità Studi, Valutazioni e Analisi di Enea).
Ovviamente anche lo smart working ha il suo rovescio della medaglia, tra i pericoli più diffusi per gli smart worker ci sono:
L’incapacità di interruzione: non essendoci più una distinzione netta tra casa e lavoro, il rischio è che si diventi incapaci di staccare la spina. Individuare dei tempi di riposo consoni non è solo necessario per la salute psicofisica dell’individuo, ma è anche un diritto del lavoratore: il diritto alla disconnessione.
Con diritto alla disconnessione si intende:
“Individuazione dei tempi di riposo del lavoratore e delle misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la sua disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche.”
La percezione di solitudine: Alzi la mano chi pagherebbe per fare finalmente una pausa caffè o un pranzo con i colleghi <3. Le amicizie e, in generale, i rapporti umani sul luogo di lavoro sono parte essenziale delle nostre vite. Per quanto l’interazione “face to face” sia insostituibile, durante la giornata è fondamentale trovare il tempo per parlare con i nostri colleghi.
E’ vero, la situazione che stiamo vivendo ci ha distanziati ma ci ha fatto sentire ancora più uniti, una squadra sempre più affiatata. Tantissimi dei nostri oltre 16.500 colleghi in tutta Italia, per continuare a garantire un servizio essenziale alla comunità, sono sempre stati presenti al lavoro nei nostri negozi. E’ a loro che va il nostro più grande: “GRAZIE”.
Riunioni in ciabatte, terrazze che si trasformano in “uffici”, pause scandite da lavatrici da svuotare o da corrieri che suonano il campanello: la vita dello smart worker.
Sono tantissimi gli italiani che con l’emergenza sanitaria in corso hanno usufruito per la prima volta dello smart working. Più di due mesi fa, infatti, per tutelare la sicurezza dei lavoratori e limitarne il più possibile gli spostamenti, il Governo ha dato il via libera all’attivazione del lavoro agile anche in assenza di un accordo individuale e specifico tra le parti.
Da quel giorno, più di un milione di persone (fonte: Ministero del Lavoro) ha cominciato a lavorare in modalità smart. Così come altri colleghi, anche noi del Team Recruiting di Lidl Italia siamo alle prese con questa modalità di lavoro e, tra una video-conferenza e l’altra, ci siamo chiesti: “ma…sappiamo veramente tutto sullo smart working?”.
Sebbene su questo argomento i riflettori si siano accessi solamente in questi mesi, il lavoro agile esiste ed è regolamentato in Italia da diversi anni.
Attualmente è disciplinato dalla legge 81/2017 che lo definisce così:
«una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante
accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e
senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di
strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa.»
Come si può vedere, i segni distintivi di questa modalità di lavoro sono diversi:
· Possibile utilizzo di strumenti tecnologici
· Presenza di un accordo scritto tra le parti sulla modalità di esecuzione
· Organizzazione del lavoro anche per fasi, cicli o obiettivi
· Assenza di un preciso luogo di lavoro
· Assenza di precisi vincoli di orario
No, non necessariamente. La formula del lavoro da casa può essere esercitata in due modalità: telelavoro o smart working - due concetti che vengono spesso utilizzati erroneamente come sinonimi.
La principale differenza tra i due è nella gestione del tempo e dello spazio.
Nel telelavoro, il collaboratore ha una postazione fissa, con orari prestabiliti e una valutazione basata sulla presenza. Questi vincoli non esistono nel lavoro agile o smart working , dove il lavoratore, essendo valutato per obiettivi, ha molta più flessibilità in termini di orario e luogo di lavoro.
Certamente, basti pensare che il 30% degli “smart worker” (Bailey, 2019) sarebbero disposti a ridursi l’ingaggio pur di poter usufruire di questa modalità.
Quali sono questi benefici?
I benefici possono essere tanti, tra tutti troviamo:
Migliore work life balance: mediamente un lavoratore in smart risparmia 56 minuti al giorno di tragitto casa-lavoro. Questo tempo può essere reinvestito, per esempio: nella famiglia, negli hobby o nello sport.
Time e Cost Saving: Oltre al risparmio di tempo, l’eliminazione del tragitto casa-lavoro comporta un risparmio economico non indifferente. Gli indicatori economici mostrano come, tra spese di viaggio e aggregate (baby sitter, pasti, lavanderia), un lavoratore che opera in modalità agile 3 giorni al mese risparmia circa 2000 euro all’anno (fonte: Il Sole 24 Ore)
Ambiente: Basterebbe anche un solo giorno a settimana di smart working per tre quarti dei lavoratori pubblici e privati che utilizzano l’automobile, per ridurre del 20% il numero di km percorsi in un anno. In questo modo si otterrebbe un risparmio di circa 950 tonnellate di combustibile, oltre a una riduzione di oltre 2,8 milioni di tonnellate di CO2, di 550 tonnellate di polveri sottili e di 8mila tonnellate di ossidi di azoto, con un significativo impatto positivo sulla salute della popolazione (Fonte: Unità Studi, Valutazioni e Analisi di Enea).
Ovviamente anche lo smart working ha il suo rovescio della medaglia, tra i pericoli più diffusi per gli smart worker ci sono:
L’incapacità di interruzione: non essendoci più una distinzione netta tra casa e lavoro, il rischio è che si diventi incapaci di staccare la spina. Individuare dei tempi di riposo consoni non è solo necessario per la salute psicofisica dell’individuo, ma è anche un diritto del lavoratore: il diritto alla disconnessione.
Con diritto alla disconnessione si intende:
“Individuazione dei tempi di riposo del lavoratore e delle misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la sua disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche.”
La percezione di solitudine: Alzi la mano chi pagherebbe per fare finalmente una pausa caffè o un pranzo con i colleghi <3. Le amicizie e, in generale, i rapporti umani sul luogo di lavoro sono parte essenziale delle nostre vite. Per quanto l’interazione “face to face” sia insostituibile, durante la giornata è fondamentale trovare il tempo per parlare con i nostri colleghi.
E’ vero, la situazione che stiamo vivendo ci ha distanziati ma ci ha fatto sentire ancora più uniti, una squadra sempre più affiatata. Tantissimi dei nostri oltre 16.500 colleghi in tutta Italia, per continuare a garantire un servizio essenziale alla comunità, sono sempre stati presenti al lavoro nei nostri negozi. E’ a loro che va il nostro più grande: “GRAZIE”.