ANALISI o PROGRAMMAZIONE?
Mai come negli ultimi anni si sente parlare di programmazione o più precisamente di programmazione software. Il settore ICT ha subito una crescita che non sembra volersi arrestare e con essa si sono andate a delineare sempre di più delle figure professionali che prima non esistevano.
La nostra terza tappa nei lavori del futuro ci fa fare un passo in più nel mondo della programmazione, torniamo a parlare di software e introduciamo una figura che si pone all’inizio del processo o ciclo di vita del software: l’Analista Programmatore.
Cosa fa un analista programmatore?
L’analista programmatore si occupa di una parte molto importante del ciclo di vita del software, più precisamente è colui che è responsabile della parte di “analisi” del processo. Ha la responsabilità di interpretare le esigenze del cliente rispetto alla richiesta che viene fatta; successivamente deve tradurre queste esigenze in un progetto.
Possiamo scomporre in fasi l’attività dell’Analista programmatore, ordinandole secondo una condizione sine qua non:
- Elaborazione dei documenti dopo aver individuato le esigenze del cliente. Redazione di un documento con i requisiti del software, studio di fattibilità e analisi dei costi.
- Realizzazione del progetto, strettamente legata poi alla scrittura del codice per lo sviluppo del software.
- Documentazione dell’intero progetto.
- Collaudo del software prima della consegna.
- Manutenzione del programma
La particolarità di questa figura è la conoscenza tecnica del linguaggio di programmazione, nessun analista programmatore può diventare tale senza la conoscenza del codice. Al tempo stesso non è una figura prettamente tecnica, tanto che è la parte di analisi che lo contraddistingue all’interno dell’azienda. In società medio-piccole tutte le fasi dell’attività vengono svolte da una sola persona, mentre quando si parla di grandi aziende le figure sono distinte: c’è chi si occupa di analisi e chi di programmazione pura.
Le competenze necessarie di un Analista Programmatore
Programmazione: la conoscenza di linguaggi di programmazione è una competenza propedeutica da cui non si può prescindere, per poter progettare un software è necessario conoscerne la lingua e la sua logica.
Capacità logica-analitica: sapere analizzare e scomporre un problema in maniera logica è fondamentale, soprattutto nel momento in cui bisogna tradurre le esigenze del cliente nel migliore dei modi.
Conoscenza del mercato: essere ben posizionati sul mercato e sapere come si muove e cosa cerca da sicuramente una marcia in più nel momento in cui si progetta e sviluppa un software.
Team working: ormai quasi tutti i lavori si svolgono in team, quello dell’analista programmatore non è da meno. Avere la capacità di poter lavorare in gruppo, confrontarsi e poter condividere le proprie idee, accettando le critiche costruttive, è alla base di un buon lavoro di squadra.
Comunicazione: avere capacità comunicativa è sicuramente il quid che porta un programmatore a propendere per la carriera di analista programmatore. Questa capacità trasversale può fare la differenza tra un percorso di pura programmazione e un percorso che vira poi all’analisi.
Ti piace la programmazione? Sei comunicativo, ti piace analizzare i bisogni e rielaborarli in progetti? L’analista programmatore potrebbe essere la professione giusta per te; unendo la parte tecnica di programmazione con quella più logica di analisi le combina insieme nel giusto mix.
ANALISI o PROGRAMMAZIONE?
Mai come negli ultimi anni si sente parlare di programmazione o più precisamente di programmazione software. Il settore ICT ha subito una crescita che non sembra volersi arrestare e con essa si sono andate a delineare sempre di più delle figure professionali che prima non esistevano.
La nostra terza tappa nei lavori del futuro ci fa fare un passo in più nel mondo della programmazione, torniamo a parlare di software e introduciamo una figura che si pone all’inizio del processo o ciclo di vita del software: l’Analista Programmatore.
Cosa fa un analista programmatore?
L’analista programmatore si occupa di una parte molto importante del ciclo di vita del software, più precisamente è colui che è responsabile della parte di “analisi” del processo. Ha la responsabilità di interpretare le esigenze del cliente rispetto alla richiesta che viene fatta; successivamente deve tradurre queste esigenze in un progetto.
Possiamo scomporre in fasi l’attività dell’Analista programmatore, ordinandole secondo una condizione sine qua non:
- Elaborazione dei documenti dopo aver individuato le esigenze del cliente. Redazione di un documento con i requisiti del software, studio di fattibilità e analisi dei costi.
- Realizzazione del progetto, strettamente legata poi alla scrittura del codice per lo sviluppo del software.
- Documentazione dell’intero progetto.
- Collaudo del software prima della consegna.
- Manutenzione del programma
La particolarità di questa figura è la conoscenza tecnica del linguaggio di programmazione, nessun analista programmatore può diventare tale senza la conoscenza del codice. Al tempo stesso non è una figura prettamente tecnica, tanto che è la parte di analisi che lo contraddistingue all’interno dell’azienda. In società medio-piccole tutte le fasi dell’attività vengono svolte da una sola persona, mentre quando si parla di grandi aziende le figure sono distinte: c’è chi si occupa di analisi e chi di programmazione pura.
Le competenze necessarie di un Analista Programmatore
Programmazione: la conoscenza di linguaggi di programmazione è una competenza propedeutica da cui non si può prescindere, per poter progettare un software è necessario conoscerne la lingua e la sua logica.
Capacità logica-analitica: sapere analizzare e scomporre un problema in maniera logica è fondamentale, soprattutto nel momento in cui bisogna tradurre le esigenze del cliente nel migliore dei modi.
Conoscenza del mercato: essere ben posizionati sul mercato e sapere come si muove e cosa cerca da sicuramente una marcia in più nel momento in cui si progetta e sviluppa un software.
Team working: ormai quasi tutti i lavori si svolgono in team, quello dell’analista programmatore non è da meno. Avere la capacità di poter lavorare in gruppo, confrontarsi e poter condividere le proprie idee, accettando le critiche costruttive, è alla base di un buon lavoro di squadra.
Comunicazione: avere capacità comunicativa è sicuramente il quid che porta un programmatore a propendere per la carriera di analista programmatore. Questa capacità trasversale può fare la differenza tra un percorso di pura programmazione e un percorso che vira poi all’analisi.
Ti piace la programmazione? Sei comunicativo, ti piace analizzare i bisogni e rielaborarli in progetti? L’analista programmatore potrebbe essere la professione giusta per te; unendo la parte tecnica di programmazione con quella più logica di analisi le combina insieme nel giusto mix.