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Pubblicato il 03 May 2018
Pubblicato il 03 May 2018
Skills, not degrees: il segreto delle assunzioni del futuro

Skills, not degrees: il segreto delle assunzioni del futuro


Bill Gates inizia ad affermare un principio che tornerà in modo ricorrente negli anni seguenti: i datori di lavoro dovrebbero concentrarsi sulle skills, NON sulla laurea“.

Ok, Bill Gates è di parte forse. In ogni caso, da allora la Fondazione Gates incoraggia le “assunzioni di competenze” come alternativa all’assunzione basata solo sui diplomi universitari.

Utilizzando una laurea come unico requisito, secondo la Fondazione, i datori di lavoro si perdono i candidati migliori, perché la vera differenza è fatta  dalle skills personali.

Noi di Tutored incoraggiamo e crediamo nello studio e nella formazione superiore. Ci sentiamo quindi di aggiungere che il massimo risultato è sicuramente dato da una valutazione combinata di titoli e skills.

E non siamo i soli a pensarlo.

Durante il GSV Summit, parlando delle qualità che LinkedIn ricerca nei potenziali neo-assunti, elencando passione, grande etica del lavoro, perseveranza, fedeltà e mentalità di crescita, Weiner ha dichiarato quanto segue:

“Queste sono qualità che non si imparano automaticamente durante un corso di laurea. Ci sono delle qualità … che hanno la tendenza ad essere completamente trascurate durante lo screening dei curricula. Eppure, sempre più spesso, riteniamo che siano le persone con queste qualità a fare la differenza più grande all’interno della nostra organizzazione. Quando si dice <<abilità, non lauree>> non si deve pensare che l’uno escluda l’altro. Si sta solo espandendo la prospettiva dei recruiter per andare oltre i corsi. Il talento sta nei college prestigiosi come in quelli pubblici“.

Negli ultimi anni, numerose aziende hanno capito che si stanno facendo sfuggire una grande quantità di talenti perché molte persone intelligenti, talentuose e appassionate restano escluse dalle selezioni “per parole chiave” perché non uscite da certi Atenei o con certi voti.

Il perché di questa nuova attenzione viene accennata ad esempio, anche da Lazlo Bock, autore best-seller ed ex direttore HR di Google. In un’intervista del 2013 con The New York Times ha spiegato perché la percentuale di dipendenti Google senza alcuna istruzione universitaria è costantemente aumentata negli anni affermando:

“La tua capacità di performare sul posto di lavoro è totalmente indipendente da quanto si è stati bravi a scuola, perché le competenze necessarie all’università sono molto diverse da quelle richieste nel lavoro”.

Secondo noi questo non deve portare a sottovalutare l’Università. Anzi, le competenze tecniche e teoriche apprese negli anni si imparano solo un esame dopo l’altro. I voti alti dicono tanto sulle persone in termini di determinazione, ambizione e precisione. Tuttavia non bisogna automaticamente dare per scontato che un laureato con 100/110 sarà meno bravo di un laureato a pieni voti sul posto di lavoro.

Ecco allora che concorrendo non solo sulla base di numeri e nomi di prestigiosi Atenei, ma anche di capacità e attitudini caratteriali, il gioco si fa interessante e paritario davvero! 10 punti in meno sul voto di laurea, potrebbero essere compensati da una capacità innata di leadership, o da una delle tante soft skills del futuro che stanno diventando sempre più importanti per gli HR di tutto il mondo.

Bill Gates inizia ad affermare un principio che tornerà in modo ricorrente negli anni seguenti: i datori di lavoro dovrebbero concentrarsi sulle skills, NON sulla laurea“.

Ok, Bill Gates è di parte forse. In ogni caso, da allora la Fondazione Gates incoraggia le “assunzioni di competenze” come alternativa all’assunzione basata solo sui diplomi universitari.

Utilizzando una laurea come unico requisito, secondo la Fondazione, i datori di lavoro si perdono i candidati migliori, perché la vera differenza è fatta  dalle skills personali.

Noi di Tutored incoraggiamo e crediamo nello studio e nella formazione superiore. Ci sentiamo quindi di aggiungere che il massimo risultato è sicuramente dato da una valutazione combinata di titoli e skills.

E non siamo i soli a pensarlo.

Durante il GSV Summit, parlando delle qualità che LinkedIn ricerca nei potenziali neo-assunti, elencando passione, grande etica del lavoro, perseveranza, fedeltà e mentalità di crescita, Weiner ha dichiarato quanto segue:

“Queste sono qualità che non si imparano automaticamente durante un corso di laurea. Ci sono delle qualità … che hanno la tendenza ad essere completamente trascurate durante lo screening dei curricula. Eppure, sempre più spesso, riteniamo che siano le persone con queste qualità a fare la differenza più grande all’interno della nostra organizzazione. Quando si dice <<abilità, non lauree>> non si deve pensare che l’uno escluda l’altro. Si sta solo espandendo la prospettiva dei recruiter per andare oltre i corsi. Il talento sta nei college prestigiosi come in quelli pubblici“.

Negli ultimi anni, numerose aziende hanno capito che si stanno facendo sfuggire una grande quantità di talenti perché molte persone intelligenti, talentuose e appassionate restano escluse dalle selezioni “per parole chiave” perché non uscite da certi Atenei o con certi voti.

Il perché di questa nuova attenzione viene accennata ad esempio, anche da Lazlo Bock, autore best-seller ed ex direttore HR di Google. In un’intervista del 2013 con The New York Times ha spiegato perché la percentuale di dipendenti Google senza alcuna istruzione universitaria è costantemente aumentata negli anni affermando:

“La tua capacità di performare sul posto di lavoro è totalmente indipendente da quanto si è stati bravi a scuola, perché le competenze necessarie all’università sono molto diverse da quelle richieste nel lavoro”.

Secondo noi questo non deve portare a sottovalutare l’Università. Anzi, le competenze tecniche e teoriche apprese negli anni si imparano solo un esame dopo l’altro. I voti alti dicono tanto sulle persone in termini di determinazione, ambizione e precisione. Tuttavia non bisogna automaticamente dare per scontato che un laureato con 100/110 sarà meno bravo di un laureato a pieni voti sul posto di lavoro.

Ecco allora che concorrendo non solo sulla base di numeri e nomi di prestigiosi Atenei, ma anche di capacità e attitudini caratteriali, il gioco si fa interessante e paritario davvero! 10 punti in meno sul voto di laurea, potrebbero essere compensati da una capacità innata di leadership, o da una delle tante soft skills del futuro che stanno diventando sempre più importanti per gli HR di tutto il mondo.