Joinrs è il punto di incontro tra studenti, profili junior e aziende: grazie al nostro modello di AI, aiutiamo i job seeker ad identificare e scoprire i migliori annunci in linea con le loro ambizioni. Contemporaneamente, oltre 150 aziende clienti portano avanti sulla nostra piattaforma strategie di employer branding e talent acquisition con l'obiettivo di attrarre i candidati più compatibili con i valori dell’azienda. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.
Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri più obiettivi professionali.
Il percorso di Valerio Brescia, HR Director presso RGI Group, unisce imprenditorialità, adattabilità e una solida formazione in discipline umanistiche ed economiche.
Attraverso un approccio strategico e inclusivo, ha gestito con successo acquisizioni internazionali e trasformazioni culturali. Guardando al futuro, vede l'IA come un complemento utile, semplificando le attività amministrative mentre lascia spazio all'empatia e alla connessione umana nel settore HR. Lo ringraziamo ancora per il tempo che ci ha dedicato nel partecipare a questo progetto. Ora è arrivato il momento di leggere l’intervista!
La ricerca del mio primo lavoro è stata relativamente semplice, grazie ad un Master HR ho continuato a collaborare con l’azienda erogatrice del master da libero professionista, con l’obiettivo di facilitare e supportare il percorso professionale di nuovi studenti. Ho fatto la scelta di iniziare come consulente HR aprendo la partita IVA, scelta premiante dal punto di vista dello spirito d’iniziativa, della flessibilità e dell’auto imprenditorialità e forse meno conveniente dal punto di vista della carriera aziendale.
Ho attraversato anni in cui un HR con competenze economiche era molto ben visto da HRD, Amministratori delegati e CFO. Anni in cui c’è stato il boom delle iniziative che mettono in relazione il ROI delle azioni HR con il conto economico aziendale. Ritengo che la competenza numerica sia una skill fondamentale per ogni direttore HR soprattutto oggi in cui le aziende si misurano anche in base agli indici di engagement, motivazione e benessere, tutti elementi indispensabili per garantire un successo di lungo termine.
La tappa più significativa è stata quella di scegliere un’assunzione a tempo indeterminato nell’ormai lontano 2005. Io e mia moglie, entrambi liberi professionisti, stavamo vivendo una fase molto felice del nostro percorso ma abbiamo pensato che diversificare avrebbe potuto permetterci una stabilità diversa anche un domani se le cose fossero cambiate. Il supporto di mia moglie ed il fatto che abbia creduto in me senza esitazione sono stati elementi di forte motivazione che mi hanno spinto a fare una scelta che, in prima battuta, poteva sembrare un passo indietro ma che alla lunga avrebbe premiato e così è stato. Quindi devo a lei ed al suo coraggio quello che sono oggi.
Le sfide in questi anni sono state tante, mi piace però citarne alcune che rappresentino, a mio avviso, dei passi molto utili per chi voglia far carriera in questo settore: considero che poter partecipare a diverse iniziative e acquisizioni all’estero (nel mio caso: Francia, Germania, Nord Africa e est Europa), in un contesto completamente diverso per cultura, approccio al lavoro e lingua, sia un’esperienza eccezionale e assolutamente consigliata. Un’altra sfida interessante è stata quella di accompagnare il cambiamento culturale, organizzativo, metodologico ad ogni cambio di gestione aziendale.
Inoltre, ho la fortuna di lavorare in un’azienda in costante crescita che è stata oggetto negli anni di passaggi di proprietà da parte di fondi di private equity. Ogni fondo ha le sue peculiarità, l’HR deve adattarsi con grande flessibilità e accompagnare il cambiamento. In un mondo globalizzato e in rapida evoluzione, la capacità di cambiare direzione e approccio in risposta a nuove informazioni o situazioni impreviste è un vantaggio competitivo.
Oggi mi trovo a vivere un periodo molto interessante grazie a un nuovo executive team e ad un fondo di private equity fortemente orientati al successo e benessere delle persone prima che alla realizzazione del profitto.
La flessibilità, la curiosità, la voglia di innovare, cambiare sempre con uno sguardo critico mettendo in discussione ciò che viene fatto, anche quando funziona già bene. Non riesco a stare fermo e godermi un po’ di relax totale neanche nella vita privata. E poi apprezzo molto le relazioni interpersonali, conoscere persone, le loro storie, i loro sogni. Generalmente, tendo ad ascoltare più che a parlare e questo penso mi abbia aiutato molto per arrivare a dove sono oggi.
E quali consigli daresti ai giovani che desiderano lavorare in contesti internazionali come il tuo? Riprendo alcuni dei punti sopra: l’ascolto è essenziale, inteso come apertura mentale e apertura al cambiamento. L’ascolto, l’apertura mentale e la flessibilità sono cruciali in un contesto multinazionale e multiculturale per vari motivi importanti. Prima di tutto perché l’ascolto aiuta a superare le barriere linguistiche e culturali, migliorando la comunicazione tra colleghi di diverse nazionalità. Questo permette di comprendere non solo le parole, ma anche il contesto e le sfumature culturali dietro di esse.
L’apertura mentale verso culture, abitudini e punti di vista diversi promuove il rispetto reciproco e contribuisce a creare un ambiente di lavoro inclusivo. Essere aperti e flessibili nel considerare idee e soluzioni alternative può portare a scoperte e miglioramenti che non sarebbero possibili in un contesto omogeneo.
Attraverso un onboarding strutturato e dei processi chiari di Academy che vedono non solo una fase di apprendimento ma anche di confronto. Inoltre, abbiamo un modello di lavoro che è molto aperto a recepire suggerimenti, idee e nuovi spunti su tutti i processi aziendali grazie a delle survey e focus groups costanti aperti a tutti senza limiti di anzianità aziendale.
Avrà un ruolo molto interessante: permetterà ai Direttori HR di dedicarsi ancora di più e meglio alle relazioni interpersonali, agli aspetti umani strategici, e per conoscerci più profondamente. Alcuni processi HR saranno fortemente semplificati come i compiti amministrativi, i processi di recruiting e assunzione, la gestione dei talenti, il supporto alle decisioni strategiche tramite insights di analisi della forza lavoro. È importante sottolineare che l’IA dovrebbe essere vista come uno strumento che assiste e migliora il lavoro dei direttori HR, non come una sostituzione dell’elemento umano. La capacità di empatizzare, di stabilire relazioni significative e di comprendere le sfumature del comportamento umano rimane fondamentale nel settore delle risorse umane e non può essere completamente replicata dall’intelligenza artificiale.
Intervista a cura di Francesca Capozzo
Joinrs è il punto di incontro tra studenti, profili junior e aziende: grazie al nostro modello di AI, aiutiamo i job seeker ad identificare e scoprire i migliori annunci in linea con le loro ambizioni. Contemporaneamente, oltre 150 aziende clienti portano avanti sulla nostra piattaforma strategie di employer branding e talent acquisition con l'obiettivo di attrarre i candidati più compatibili con i valori dell’azienda. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.
Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri più obiettivi professionali.
Il percorso di Valerio Brescia, HR Director presso RGI Group, unisce imprenditorialità, adattabilità e una solida formazione in discipline umanistiche ed economiche.
Attraverso un approccio strategico e inclusivo, ha gestito con successo acquisizioni internazionali e trasformazioni culturali. Guardando al futuro, vede l'IA come un complemento utile, semplificando le attività amministrative mentre lascia spazio all'empatia e alla connessione umana nel settore HR. Lo ringraziamo ancora per il tempo che ci ha dedicato nel partecipare a questo progetto. Ora è arrivato il momento di leggere l’intervista!
La ricerca del mio primo lavoro è stata relativamente semplice, grazie ad un Master HR ho continuato a collaborare con l’azienda erogatrice del master da libero professionista, con l’obiettivo di facilitare e supportare il percorso professionale di nuovi studenti. Ho fatto la scelta di iniziare come consulente HR aprendo la partita IVA, scelta premiante dal punto di vista dello spirito d’iniziativa, della flessibilità e dell’auto imprenditorialità e forse meno conveniente dal punto di vista della carriera aziendale.
Ho attraversato anni in cui un HR con competenze economiche era molto ben visto da HRD, Amministratori delegati e CFO. Anni in cui c’è stato il boom delle iniziative che mettono in relazione il ROI delle azioni HR con il conto economico aziendale. Ritengo che la competenza numerica sia una skill fondamentale per ogni direttore HR soprattutto oggi in cui le aziende si misurano anche in base agli indici di engagement, motivazione e benessere, tutti elementi indispensabili per garantire un successo di lungo termine.
La tappa più significativa è stata quella di scegliere un’assunzione a tempo indeterminato nell’ormai lontano 2005. Io e mia moglie, entrambi liberi professionisti, stavamo vivendo una fase molto felice del nostro percorso ma abbiamo pensato che diversificare avrebbe potuto permetterci una stabilità diversa anche un domani se le cose fossero cambiate. Il supporto di mia moglie ed il fatto che abbia creduto in me senza esitazione sono stati elementi di forte motivazione che mi hanno spinto a fare una scelta che, in prima battuta, poteva sembrare un passo indietro ma che alla lunga avrebbe premiato e così è stato. Quindi devo a lei ed al suo coraggio quello che sono oggi.
Le sfide in questi anni sono state tante, mi piace però citarne alcune che rappresentino, a mio avviso, dei passi molto utili per chi voglia far carriera in questo settore: considero che poter partecipare a diverse iniziative e acquisizioni all’estero (nel mio caso: Francia, Germania, Nord Africa e est Europa), in un contesto completamente diverso per cultura, approccio al lavoro e lingua, sia un’esperienza eccezionale e assolutamente consigliata. Un’altra sfida interessante è stata quella di accompagnare il cambiamento culturale, organizzativo, metodologico ad ogni cambio di gestione aziendale.
Inoltre, ho la fortuna di lavorare in un’azienda in costante crescita che è stata oggetto negli anni di passaggi di proprietà da parte di fondi di private equity. Ogni fondo ha le sue peculiarità, l’HR deve adattarsi con grande flessibilità e accompagnare il cambiamento. In un mondo globalizzato e in rapida evoluzione, la capacità di cambiare direzione e approccio in risposta a nuove informazioni o situazioni impreviste è un vantaggio competitivo.
Oggi mi trovo a vivere un periodo molto interessante grazie a un nuovo executive team e ad un fondo di private equity fortemente orientati al successo e benessere delle persone prima che alla realizzazione del profitto.
La flessibilità, la curiosità, la voglia di innovare, cambiare sempre con uno sguardo critico mettendo in discussione ciò che viene fatto, anche quando funziona già bene. Non riesco a stare fermo e godermi un po’ di relax totale neanche nella vita privata. E poi apprezzo molto le relazioni interpersonali, conoscere persone, le loro storie, i loro sogni. Generalmente, tendo ad ascoltare più che a parlare e questo penso mi abbia aiutato molto per arrivare a dove sono oggi.
E quali consigli daresti ai giovani che desiderano lavorare in contesti internazionali come il tuo? Riprendo alcuni dei punti sopra: l’ascolto è essenziale, inteso come apertura mentale e apertura al cambiamento. L’ascolto, l’apertura mentale e la flessibilità sono cruciali in un contesto multinazionale e multiculturale per vari motivi importanti. Prima di tutto perché l’ascolto aiuta a superare le barriere linguistiche e culturali, migliorando la comunicazione tra colleghi di diverse nazionalità. Questo permette di comprendere non solo le parole, ma anche il contesto e le sfumature culturali dietro di esse.
L’apertura mentale verso culture, abitudini e punti di vista diversi promuove il rispetto reciproco e contribuisce a creare un ambiente di lavoro inclusivo. Essere aperti e flessibili nel considerare idee e soluzioni alternative può portare a scoperte e miglioramenti che non sarebbero possibili in un contesto omogeneo.
Attraverso un onboarding strutturato e dei processi chiari di Academy che vedono non solo una fase di apprendimento ma anche di confronto. Inoltre, abbiamo un modello di lavoro che è molto aperto a recepire suggerimenti, idee e nuovi spunti su tutti i processi aziendali grazie a delle survey e focus groups costanti aperti a tutti senza limiti di anzianità aziendale.
Avrà un ruolo molto interessante: permetterà ai Direttori HR di dedicarsi ancora di più e meglio alle relazioni interpersonali, agli aspetti umani strategici, e per conoscerci più profondamente. Alcuni processi HR saranno fortemente semplificati come i compiti amministrativi, i processi di recruiting e assunzione, la gestione dei talenti, il supporto alle decisioni strategiche tramite insights di analisi della forza lavoro. È importante sottolineare che l’IA dovrebbe essere vista come uno strumento che assiste e migliora il lavoro dei direttori HR, non come una sostituzione dell’elemento umano. La capacità di empatizzare, di stabilire relazioni significative e di comprendere le sfumature del comportamento umano rimane fondamentale nel settore delle risorse umane e non può essere completamente replicata dall’intelligenza artificiale.
Intervista a cura di Francesca Capozzo