Published at 01 Aug 2024
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Joinrs incontra Patrizia, Senior Director Labour Affairs in Intesa San Paolo

Joinrs incontra Patrizia, Senior Director Labour Affairs in Intesa San Paolo


Chi è Joinrs?

Joinrs è il punto di incontro tra studenti, profili junior e aziende: grazie al nostro modello di AI, aiutiamo i job seeker ad identificare e scoprire i migliori annunci in linea con le loro ambizioni. Contemporaneamente, oltre 150 aziende clienti portano avanti sulla nostra piattaforma strategie di employer branding e talent acquisition con l'obiettivo di attrarre i candidati più compatibili con i valori dell’azienda. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

 

Raccontando il mondo HR

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri più obiettivi professionali. Oggi è Patrizia Ordasso a condividerci il suo percorso e consigli!

 

1) In che modo ritieni che il tuo percorso universitario in Economia e Commercio abbia contribuito al tuo lavoro nel campo delle risorse umane?

Penso che la laurea sia un obiettivo indispensabile, ma quando ho iniziato a lavorare, e anche quando sono entrata nel campo HR, non ero ancora laureata. Mi sono laureata in Economia e commercio, vecchio ordinamento, lavorando, dopo la nascita del mio secondo figlio. Era un traguardo che mi ero prefissata di raggiungere e, anche se dopo 20 anni dall’immatricolazione, sono riuscita a concludere il mio percorso di studi. Nel frattempo però avevo fatto varie esperienze prima in filiale, poi in ambito organizzazione per poi diventare responsabile dell’ufficio Relazioni Industriali di Sanpaolo Imi, ero stata promossa funzionario (un grado del settore del Credito che era intermedio tra la categoria dei quadri e quella dei dirigenti), mi ero sposata, avevo avuto due figli. La laurea ha completato un percorso “sul campo” che mi aveva dato grande esperienza ma che aveva bisogno del “consolidamento” con la laurea. 

 

2) Hai raccontato di aver iniziato a lavorare mentre ancora studiavi. Come sei riuscita ad equilibrare e sostenere l'impegno universitario insieme a quello lavorativo? Quali consigli daresti ora ai giovani che si ritrovano in un contesto simile?

Sono convinta che non sia sufficiente la laurea, ma che si debba sempre trovare tempo per istruirsi ed apprendere cose nuove. Anche se ho superato i 60 anni mi sono da poco iscritta ad un Master e spero di riuscire a completare il prossimo anno la mia seconda laurea. I miei figli mi dicono che non sono normale ma ho detto loro che forse quando anche loro avranno completato il percorso universitario riusciranno a capirmi. 

Comunque non è necessario seguire dei percorsi universitari per continuare ad imparare: bisogna leggere molto, informarsi, documentarsi e confrontarsi con tutte le persone che si ha l’opportunità di incontrare; solo il confronto e il porsi continuamente domande aiuta a mio parere a “migliorarsi” in tutti i campi.

Certo bisogna imparare ad organizzarsi e a utilizzare bene il proprio tempo. Se poi al lavoro o nello studio si fanno cose che piacciono diventa tutto molto più semplice. E bisogna trovare in ogni percorso qualcosa che ci piaccia.

 

3) Oggi lavori in Intesa San Paolo come "Senior Director Labour Affairs": ci racconti brevemente la tua giornata tipo e quali sono i principali obiettivi che cerchi di raggiungere nel tuo ruolo oggi?

Nel mio ruolo seguo le relazioni industriali ed il welfare del Gruppo: lavoro a Milano e Torino, ma seguo anche alcune attività su altre piazze. Non posso dire di avere giornate tipo, ma sicuramente la sera verifico gli impegni della giornata successiva e capisco quali spazi liberi ho e come posso anticipare le attività dei giorni successivi per evitare di “arrivare all’ultimo momento”. Per le mie caratteristiche personali preferisco al mattino gestire le relazioni e concentrarmi invece su attività di “produzione” nel pomeriggio inoltrato. Ho una grande capacità di concentrazione anche in contesti difficili e questo mi aiuta a lavorare anche quando sono in viaggio, ottimizzando i tempi. Nella realtà ho una programmazione almeno semestrale delle attività e questo mi permette di gestire più facilmente i cambi di priorità che sono abbastanza frequenti.


4) Durante tutto il tuo percorso lavorativo, quali competenze hai sviluppato che ritieni particolarmente preziose e che continui ad applicare nella tua attuale posizione?

Sono molto razionale e logica ed ho sempre pensato di essere poco creativa ed innovativa. Sono molto orientata al risultato senza perdere di vista il contesto e per questo posso sembrare distaccata. Negli anni mi sono esercitata molto sulle caratteristiche su cui mi sentivo meno forte: pensiero creativo e laterale, problem solving in situazioni critiche, empatia e team work. Tutte competenze che ritengo indispensabili non solo nel lavoro ma in ogni momento della vita, e che non diventano obsolete. Le competenze tecniche si possono sempre imparare ed aggiornare, ma le soft skills non invecchiano, anzi possono migliorare con il tempo

 

5) Hai descritto te stessa come una persona tenace e motivata, con una forte finalizzazione sugli obiettivi. Qual è stata la chiave per mantenere alta la tua motivazione durante i momenti più intensi o difficili della tua carriera?

Come ho già detto, fare quello che piace e trovare qualcosa di positivo in tutto quello che si fa aiuta molto. Sfidare costantemente me stessa e mettermi continuamente alla prova, non aspettando che lo facciano gli altri, è il miglior modo per provare ad essere sempre pronta e che mi permette di superare i momenti difficili che ci sono e che si presentano nel tempo. Cercare di riempire il bicchiere mezzo vuoto (non fermandosi a guardarlo…) e leggere le difficoltà e gli errori come un’opportunità per imparare. Ci sono momenti in cui non è facile, ma dopo la salita c’è sempre la discesa e se ci si allena anche a correre in salita, ogni volta diventa più facile.


6) Guardando al futuro, quali sono le sfide principali che prevedi nel campo delle relazioni sindacali e delle risorse umane, e come pensi di affrontarle nella tua attuale posizione?

La trasformazione digitale sta cambiando il modo di lavorare, che è già molto diverso da come si lavorava anche solo 5 anni fa. E anche le persone, che appartengono a generazioni differenti, hanno esigenze e bisogni diversi. Penso sia essenziale valorizzare la nostra “umanità” e delineare strumenti e percorsi sempre più attenti a queste esigenze individuali, ma in una cornice definita collettivamente. In Intesa Sanpolo garantiamo una formazione continua e la possibilità di apprendere nuovi mestieri per tutelare occupabilità e produttività ma anche per permettere alle persone di trovare un’adeguata conciliazione personale/familiare. Le relazioni industriali dovranno quindi essere in grado di definire regole “individuali” che diventino tessere di un puzzle collettivo e anticipare i cambiamenti. In banca stiamo già lavorando in questa direzione e spero di potere continuare a farlo nel modo migliore.

 

Intervista a cura di Francesca Capozzo

Chi è Joinrs?

Joinrs è il punto di incontro tra studenti, profili junior e aziende: grazie al nostro modello di AI, aiutiamo i job seeker ad identificare e scoprire i migliori annunci in linea con le loro ambizioni. Contemporaneamente, oltre 150 aziende clienti portano avanti sulla nostra piattaforma strategie di employer branding e talent acquisition con l'obiettivo di attrarre i candidati più compatibili con i valori dell’azienda. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

 

Raccontando il mondo HR

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri più obiettivi professionali. Oggi è Patrizia Ordasso a condividerci il suo percorso e consigli!

 

1) In che modo ritieni che il tuo percorso universitario in Economia e Commercio abbia contribuito al tuo lavoro nel campo delle risorse umane?

Penso che la laurea sia un obiettivo indispensabile, ma quando ho iniziato a lavorare, e anche quando sono entrata nel campo HR, non ero ancora laureata. Mi sono laureata in Economia e commercio, vecchio ordinamento, lavorando, dopo la nascita del mio secondo figlio. Era un traguardo che mi ero prefissata di raggiungere e, anche se dopo 20 anni dall’immatricolazione, sono riuscita a concludere il mio percorso di studi. Nel frattempo però avevo fatto varie esperienze prima in filiale, poi in ambito organizzazione per poi diventare responsabile dell’ufficio Relazioni Industriali di Sanpaolo Imi, ero stata promossa funzionario (un grado del settore del Credito che era intermedio tra la categoria dei quadri e quella dei dirigenti), mi ero sposata, avevo avuto due figli. La laurea ha completato un percorso “sul campo” che mi aveva dato grande esperienza ma che aveva bisogno del “consolidamento” con la laurea. 

 

2) Hai raccontato di aver iniziato a lavorare mentre ancora studiavi. Come sei riuscita ad equilibrare e sostenere l'impegno universitario insieme a quello lavorativo? Quali consigli daresti ora ai giovani che si ritrovano in un contesto simile?

Sono convinta che non sia sufficiente la laurea, ma che si debba sempre trovare tempo per istruirsi ed apprendere cose nuove. Anche se ho superato i 60 anni mi sono da poco iscritta ad un Master e spero di riuscire a completare il prossimo anno la mia seconda laurea. I miei figli mi dicono che non sono normale ma ho detto loro che forse quando anche loro avranno completato il percorso universitario riusciranno a capirmi. 

Comunque non è necessario seguire dei percorsi universitari per continuare ad imparare: bisogna leggere molto, informarsi, documentarsi e confrontarsi con tutte le persone che si ha l’opportunità di incontrare; solo il confronto e il porsi continuamente domande aiuta a mio parere a “migliorarsi” in tutti i campi.

Certo bisogna imparare ad organizzarsi e a utilizzare bene il proprio tempo. Se poi al lavoro o nello studio si fanno cose che piacciono diventa tutto molto più semplice. E bisogna trovare in ogni percorso qualcosa che ci piaccia.

 

3) Oggi lavori in Intesa San Paolo come "Senior Director Labour Affairs": ci racconti brevemente la tua giornata tipo e quali sono i principali obiettivi che cerchi di raggiungere nel tuo ruolo oggi?

Nel mio ruolo seguo le relazioni industriali ed il welfare del Gruppo: lavoro a Milano e Torino, ma seguo anche alcune attività su altre piazze. Non posso dire di avere giornate tipo, ma sicuramente la sera verifico gli impegni della giornata successiva e capisco quali spazi liberi ho e come posso anticipare le attività dei giorni successivi per evitare di “arrivare all’ultimo momento”. Per le mie caratteristiche personali preferisco al mattino gestire le relazioni e concentrarmi invece su attività di “produzione” nel pomeriggio inoltrato. Ho una grande capacità di concentrazione anche in contesti difficili e questo mi aiuta a lavorare anche quando sono in viaggio, ottimizzando i tempi. Nella realtà ho una programmazione almeno semestrale delle attività e questo mi permette di gestire più facilmente i cambi di priorità che sono abbastanza frequenti.


4) Durante tutto il tuo percorso lavorativo, quali competenze hai sviluppato che ritieni particolarmente preziose e che continui ad applicare nella tua attuale posizione?

Sono molto razionale e logica ed ho sempre pensato di essere poco creativa ed innovativa. Sono molto orientata al risultato senza perdere di vista il contesto e per questo posso sembrare distaccata. Negli anni mi sono esercitata molto sulle caratteristiche su cui mi sentivo meno forte: pensiero creativo e laterale, problem solving in situazioni critiche, empatia e team work. Tutte competenze che ritengo indispensabili non solo nel lavoro ma in ogni momento della vita, e che non diventano obsolete. Le competenze tecniche si possono sempre imparare ed aggiornare, ma le soft skills non invecchiano, anzi possono migliorare con il tempo

 

5) Hai descritto te stessa come una persona tenace e motivata, con una forte finalizzazione sugli obiettivi. Qual è stata la chiave per mantenere alta la tua motivazione durante i momenti più intensi o difficili della tua carriera?

Come ho già detto, fare quello che piace e trovare qualcosa di positivo in tutto quello che si fa aiuta molto. Sfidare costantemente me stessa e mettermi continuamente alla prova, non aspettando che lo facciano gli altri, è il miglior modo per provare ad essere sempre pronta e che mi permette di superare i momenti difficili che ci sono e che si presentano nel tempo. Cercare di riempire il bicchiere mezzo vuoto (non fermandosi a guardarlo…) e leggere le difficoltà e gli errori come un’opportunità per imparare. Ci sono momenti in cui non è facile, ma dopo la salita c’è sempre la discesa e se ci si allena anche a correre in salita, ogni volta diventa più facile.


6) Guardando al futuro, quali sono le sfide principali che prevedi nel campo delle relazioni sindacali e delle risorse umane, e come pensi di affrontarle nella tua attuale posizione?

La trasformazione digitale sta cambiando il modo di lavorare, che è già molto diverso da come si lavorava anche solo 5 anni fa. E anche le persone, che appartengono a generazioni differenti, hanno esigenze e bisogni diversi. Penso sia essenziale valorizzare la nostra “umanità” e delineare strumenti e percorsi sempre più attenti a queste esigenze individuali, ma in una cornice definita collettivamente. In Intesa Sanpolo garantiamo una formazione continua e la possibilità di apprendere nuovi mestieri per tutelare occupabilità e produttività ma anche per permettere alle persone di trovare un’adeguata conciliazione personale/familiare. Le relazioni industriali dovranno quindi essere in grado di definire regole “individuali” che diventino tessere di un puzzle collettivo e anticipare i cambiamenti. In banca stiamo già lavorando in questa direzione e spero di potere continuare a farlo nel modo migliore.

 

Intervista a cura di Francesca Capozzo