Published at 20 Jun 2024
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Joinrs incontra Enrica, DE&I and Employer Branding Manager MED Region in Accor

Joinrs incontra Enrica, DE&I and Employer Branding Manager MED Region in Accor


Chi è Joinrs?

Joinrs è il punto di incontro tra studenti, profili junior e aziende: grazie al nostro modello di AI, aiutiamo i job seeker ad identificare e scoprire i migliori annunci in linea con le loro ambizioni. Contemporaneamente, oltre 150 aziende clienti portano avanti sulla nostra piattaforma strategie di employer branding e talent acquisition con l'obiettivo di attrarre i candidati più compatibili con i valori dell’azienda. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

 

Raccontando il mondo HR

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri più obiettivi professionali.

 

Enrica Tomei

Enrica ha trovato nella sua laurea in Lingue e Letterature Straniere un biglietto da visita importante per il mondo del lavoro. Gli studi umanistici hanno alimentato il suo interesse per le risorse umane, migliorando la sua capacità di gestione delle interazioni umane. Questo background l'ha aiutata a gestire un perimetro internazionale, arricchendo la sua "cassettina degli attrezzi" professionale.

Nel suo ruolo in Accor, ha imparato a gestire una forza lavoro multiculturale e multilingue, sottolineando l'importanza della comunicazione efficace, della comprensione interculturale e della formazione linguistica. Consiglia ai giovani di sviluppare una mentalità globale, entusiasmo e curiosità per affrontare il lavoro in contesti internazionali, valorizzando la diversità e l'inclusione.

 

1) In che modo ritieni che il tuo percorso universitario in Lingue e Letterature Straniere abbia contribuito al tuo lavoro nel campo delle risorse umane?

In linea generale la conoscenza della lingue rappresenta un biglietto da visita importante che permette di accedere a innumerevoli opportunità di lavoro. La conoscenza dell’inglese è ormai considerata un requisito di base, essenziale per qualsiasi tipologia di professionalità. Un tempo la conoscenza delle lingue era spendibile soprattutto nel settore del turismo. Oggi, invece, il requisito è ricercato in numerosi altri ambiti del mercato. Gli studi umanistici hanno senza dubbio orientato il mio interesse verso ambiti professionali che implicano l’interazione costante con altre persone, in particolare quello delle risorse umane. Sento presente nella mia quotidianità lavorativa l’influenza dei miei studi, in quanto mi hanno consentito di gestire al meglio interazioni umane di vari livelli. Avere la responsailità di un perimentro internazionale è, di fatto, anche frutto del lavoro che ho svolto nel mio percorso universitario. Le lingue possono essere una perfetta “cassettina degli attrezzi” ma bisogna andare oltre, per crescere sia a livello personale che professionale. Portiamo con noi le lingue straniere e abbiniamole ad altre competenze (sono infinite!): sarà una combinazione super vincente!

 

2) Ci sono state delle esperienze, durante la tua carriera accademica o professionale, che ti hanno insegnato importanti lezioni dalle quali trai benefici ancora oggi? 

Il valore di un percorso formativo post-laurea, in particolare di un Master, è stato indiscutibile per il mio percorso. Mi ha fornito non solo una profonda specializzazione in un campo specifico, ma mi ha offerto anche nuove opportunità professionali. La chiave è stata nello scegliere il percorso che meglio si allineava con i miei obiettivi di carriera e ambizioni personali, ricordando sempre che l’apprendimento continuo è un investimento sul proprio futuro professionale. Ancor oggi l’apprendimento continua a essere un asset strategico, ma a questo tipo di formazione verticale ho affiancato anche lo sviluppo di skills orizzontali acquisite confrontandomi con colleghi che lavorano in settori diversi aprendo così nuove collaborazioni, opportunità e scambi di conoscenze. 

 

3) Nel corso degli anni trascorsi presso Accor, il tuo ruolo nelle risorse umane ha subito delle evoluzioni, quali sono gli aspetti più importanti che hai imparato da ciascuna di queste esperienze?

Una tappa decisiva che ha segnato poi tutto il mio percorso è stata sicuramente accettare, nell’ormai lontano 2008, un contratto a tempo determinato di un anno e lasciarne uno a tempo indeterminato. Sono indubbiamente cresciuta grazie ad Accor, che ha creduto nella mia persona a tal punto da propormi un impiego a tempo indeterminato a soli sei mesi di distanza dall’inizio della mia carriera in azienda. L’esperienza lavorativa che ho maturato finora e i vari ruoli che mi sono stati affidati hanno accresciuto fortemente la sicurezza in me stessa: in particolare, ad oggi posso reputare di aver acquisito competenze trasversali che mi hanno permesso di intraprendere un percorso professionale in cui mi indentifico, credo, e che mi appassiona.

 

4) Quali sono le strategie e le pratiche più efficaci che hai adottato nel gestire una forza lavoro multiculturale e multilingue, considerando il tuo ruolo di "DE&I and Employer Branding Manager MED Region"? E quali consigli daresti ai giovani che desiderano lavorare in contesti internazionali come il tuo?

La gestione interculturale è l’atto di assumere, guidare e sostenere persone provenienti da contesti diversi. La diversità è vantaggiosa, ma solo se il team è in grado di comunicare efficacemente, coordinarsi, raggiungere un consenso e lavorare per obiettivi comuni. Il modo in cui i team lavorano, comunicano, prendono decisioni e risolvono i problemi può variare a seconda della loro cultura. È fondamentale, quindi, comprendere, anticipare e mitigare queste differenze per massimizzare i vantaggi di una squadra diversificata e minimizzare le insidie. Per questo motivo, è necessario mettere in atto politiche e pratiche di gestione interculturale che garantiscano l’inclusività e la produttività sul posto di lavoro. Conoscenza, formazione e lezioni di lingua sono gli strumenti fondamentali su cui investire per migliorare la gestione interculturale. Il primo passo per riuscire a capire dove iniziano e finiscono le differenze culturali è l’autoconsapevolezza, ovvero accettare che anche noi stessi siamo il prodotto di una cultura specifica che non è quella di default a livello globale, per quanto si possa pensare che dovrebbe esserlo. La lingua può ovviamente essere una delle preoccupazioni più importanti quando si tratta di gestire una forza lavoro multiculturale. Anche se si ha una lingua di lavoro comune e si hanno buone competenze linguistiche o si investe in un programma di formazione linguistica di alta qualità, la flessibilità varia da persona a persona. Di solito pensiamo all’ascolto come a un’attività passiva, ma nella comunicazione interculturale deve essere attiva. Garantire pari opportunità a tutti i collaboratori come parte della tua strategia di gestione interculturale genera un ambiente di lavoro favorevole alla diversità. L’obiettivo, quindi, è ridurre, se non eliminare del tutto, i pregiudizi sul lavoro, in modo che tutti abbiano le stesse possibilità di successo, organizzando seminari o workshop sul tema. Le relazioni interculturali forti non nascono da un giorno all’altro è pertanto fondamentale coinvolgere tutti gli stakeholder nel processo di promozione di un ambiente di lavoro inclusivo e diversificato.

Ai giovani che desiderano lavorare in contesti internazionali come il mio consiglio di guardare il mondo dell’ospitalità con il ruolo chiave di ascensore sociale. È una realtà internazionale che offre opportunità di lavoro e formazione e anche una mobilità sociale e inclusione economica. In un ambito internazionale è indispensabile possedere una conoscenza culturale vasta e inoltre possedere una certa adattabilità ad ogni contesto che ci si presenta, coltivare una mentalità globale. Fattori indispensabili sono l’entusiasmo e la curiosità con cui ci si approccia al lavoro, e tramite queste si potrebbero presentare tante e nuove opportunità professionali. Non ultimo ai giovani consiglio di investire su stessi, mettersi in gioco e accettare le sfide!

 

5) Avendo vissuto per un periodo all'estero, pensi che sia vantaggioso per i giovani fare esperienze simili? Se sì, quali motivi ti portano a consigliarlo?

Fare un’esperienza all’estero, sia essa di studio o di lavoro, porta con sé numerosi vantaggi. Relazionarsi con un sistema di studio o di lavoro diverso, con persone che parlano un’altra lingua e hanno un’altra cultura, cambia profondamente qualsiasi studente. Questo tipo di esperienza darà allo studente una nuova concezione della realtà, con orizzonti più ampi e una maggiore apertura mentale. Chi fa un’esperienza all’estero è una persona che sa che le cose possono essere giudicate da più punti di vista e che esiste più di un approccio, e chissà che quanto appreso all’estero non sia di aiuto nella vita scolastica o in quella professionale, usando proprio quei metodi appresi in contesti differenti. Aprirsi a percorsi di mobilità europea e internazionale significa aggiungere un ulteriore tassello a un percorso di valorizzazione delle proprie attitudini e inclinazioni personali, ritagliandosi uno spazio di apprendimento dove cimentarsi, sperimentare e mettersi alla prova in condizioni del tutto nuove.

 

6) Cosa consiglieresti a un/a neolaureato/a?

Ciò che mi sento di consigliare a chi ha appena concluso il suo percorso universitario è di impegnarsi attivamente nella ricerca di un’occupazione, ma soprattutto di credere fino in fondo nel proprio progetto di vita, osare e mettersi in gioco! Così facendo, a oggi posso dirmi orgogliosa del percorso che ho intrapreso fin qui, che è senza dubbio il risultato della mia determinazione a credere in un progetto di vita professionale. È essenziale la formazione continua, che è la via per essere sempre appetibili sul mercato e nel mondo del lavoro. Sviluppare nuove competenze e aggiornarsi è fondamentale per restare al passo con il mondo di oggi, che è in continua evoluzione.

 

Intervista a cura di Francesca Capozzo

Chi è Joinrs?

Joinrs è il punto di incontro tra studenti, profili junior e aziende: grazie al nostro modello di AI, aiutiamo i job seeker ad identificare e scoprire i migliori annunci in linea con le loro ambizioni. Contemporaneamente, oltre 150 aziende clienti portano avanti sulla nostra piattaforma strategie di employer branding e talent acquisition con l'obiettivo di attrarre i candidati più compatibili con i valori dell’azienda. Se sei un’azienda e vuoi saperne di più, clicca qui.

 

Raccontando il mondo HR

Per conoscere il mondo Risorse Umane. Per chiacchierare e rubare qualche segreto del mestiere a professionisti che hanno da raccontare. Per lasciarvi ispirare. La raccolta di interviste di Joinrs a chi lavora in ambito HR nasce con questi tre obiettivi: ci auguriamo che nelle loro storie possiate trovare i consigli che cercate e la determinazione per iniziare (o proseguire) nella costruzione dei vostri più obiettivi professionali.

 

Enrica Tomei

Enrica ha trovato nella sua laurea in Lingue e Letterature Straniere un biglietto da visita importante per il mondo del lavoro. Gli studi umanistici hanno alimentato il suo interesse per le risorse umane, migliorando la sua capacità di gestione delle interazioni umane. Questo background l'ha aiutata a gestire un perimetro internazionale, arricchendo la sua "cassettina degli attrezzi" professionale.

Nel suo ruolo in Accor, ha imparato a gestire una forza lavoro multiculturale e multilingue, sottolineando l'importanza della comunicazione efficace, della comprensione interculturale e della formazione linguistica. Consiglia ai giovani di sviluppare una mentalità globale, entusiasmo e curiosità per affrontare il lavoro in contesti internazionali, valorizzando la diversità e l'inclusione.

 

1) In che modo ritieni che il tuo percorso universitario in Lingue e Letterature Straniere abbia contribuito al tuo lavoro nel campo delle risorse umane?

In linea generale la conoscenza della lingue rappresenta un biglietto da visita importante che permette di accedere a innumerevoli opportunità di lavoro. La conoscenza dell’inglese è ormai considerata un requisito di base, essenziale per qualsiasi tipologia di professionalità. Un tempo la conoscenza delle lingue era spendibile soprattutto nel settore del turismo. Oggi, invece, il requisito è ricercato in numerosi altri ambiti del mercato. Gli studi umanistici hanno senza dubbio orientato il mio interesse verso ambiti professionali che implicano l’interazione costante con altre persone, in particolare quello delle risorse umane. Sento presente nella mia quotidianità lavorativa l’influenza dei miei studi, in quanto mi hanno consentito di gestire al meglio interazioni umane di vari livelli. Avere la responsailità di un perimentro internazionale è, di fatto, anche frutto del lavoro che ho svolto nel mio percorso universitario. Le lingue possono essere una perfetta “cassettina degli attrezzi” ma bisogna andare oltre, per crescere sia a livello personale che professionale. Portiamo con noi le lingue straniere e abbiniamole ad altre competenze (sono infinite!): sarà una combinazione super vincente!

 

2) Ci sono state delle esperienze, durante la tua carriera accademica o professionale, che ti hanno insegnato importanti lezioni dalle quali trai benefici ancora oggi? 

Il valore di un percorso formativo post-laurea, in particolare di un Master, è stato indiscutibile per il mio percorso. Mi ha fornito non solo una profonda specializzazione in un campo specifico, ma mi ha offerto anche nuove opportunità professionali. La chiave è stata nello scegliere il percorso che meglio si allineava con i miei obiettivi di carriera e ambizioni personali, ricordando sempre che l’apprendimento continuo è un investimento sul proprio futuro professionale. Ancor oggi l’apprendimento continua a essere un asset strategico, ma a questo tipo di formazione verticale ho affiancato anche lo sviluppo di skills orizzontali acquisite confrontandomi con colleghi che lavorano in settori diversi aprendo così nuove collaborazioni, opportunità e scambi di conoscenze. 

 

3) Nel corso degli anni trascorsi presso Accor, il tuo ruolo nelle risorse umane ha subito delle evoluzioni, quali sono gli aspetti più importanti che hai imparato da ciascuna di queste esperienze?

Una tappa decisiva che ha segnato poi tutto il mio percorso è stata sicuramente accettare, nell’ormai lontano 2008, un contratto a tempo determinato di un anno e lasciarne uno a tempo indeterminato. Sono indubbiamente cresciuta grazie ad Accor, che ha creduto nella mia persona a tal punto da propormi un impiego a tempo indeterminato a soli sei mesi di distanza dall’inizio della mia carriera in azienda. L’esperienza lavorativa che ho maturato finora e i vari ruoli che mi sono stati affidati hanno accresciuto fortemente la sicurezza in me stessa: in particolare, ad oggi posso reputare di aver acquisito competenze trasversali che mi hanno permesso di intraprendere un percorso professionale in cui mi indentifico, credo, e che mi appassiona.

 

4) Quali sono le strategie e le pratiche più efficaci che hai adottato nel gestire una forza lavoro multiculturale e multilingue, considerando il tuo ruolo di "DE&I and Employer Branding Manager MED Region"? E quali consigli daresti ai giovani che desiderano lavorare in contesti internazionali come il tuo?

La gestione interculturale è l’atto di assumere, guidare e sostenere persone provenienti da contesti diversi. La diversità è vantaggiosa, ma solo se il team è in grado di comunicare efficacemente, coordinarsi, raggiungere un consenso e lavorare per obiettivi comuni. Il modo in cui i team lavorano, comunicano, prendono decisioni e risolvono i problemi può variare a seconda della loro cultura. È fondamentale, quindi, comprendere, anticipare e mitigare queste differenze per massimizzare i vantaggi di una squadra diversificata e minimizzare le insidie. Per questo motivo, è necessario mettere in atto politiche e pratiche di gestione interculturale che garantiscano l’inclusività e la produttività sul posto di lavoro. Conoscenza, formazione e lezioni di lingua sono gli strumenti fondamentali su cui investire per migliorare la gestione interculturale. Il primo passo per riuscire a capire dove iniziano e finiscono le differenze culturali è l’autoconsapevolezza, ovvero accettare che anche noi stessi siamo il prodotto di una cultura specifica che non è quella di default a livello globale, per quanto si possa pensare che dovrebbe esserlo. La lingua può ovviamente essere una delle preoccupazioni più importanti quando si tratta di gestire una forza lavoro multiculturale. Anche se si ha una lingua di lavoro comune e si hanno buone competenze linguistiche o si investe in un programma di formazione linguistica di alta qualità, la flessibilità varia da persona a persona. Di solito pensiamo all’ascolto come a un’attività passiva, ma nella comunicazione interculturale deve essere attiva. Garantire pari opportunità a tutti i collaboratori come parte della tua strategia di gestione interculturale genera un ambiente di lavoro favorevole alla diversità. L’obiettivo, quindi, è ridurre, se non eliminare del tutto, i pregiudizi sul lavoro, in modo che tutti abbiano le stesse possibilità di successo, organizzando seminari o workshop sul tema. Le relazioni interculturali forti non nascono da un giorno all’altro è pertanto fondamentale coinvolgere tutti gli stakeholder nel processo di promozione di un ambiente di lavoro inclusivo e diversificato.

Ai giovani che desiderano lavorare in contesti internazionali come il mio consiglio di guardare il mondo dell’ospitalità con il ruolo chiave di ascensore sociale. È una realtà internazionale che offre opportunità di lavoro e formazione e anche una mobilità sociale e inclusione economica. In un ambito internazionale è indispensabile possedere una conoscenza culturale vasta e inoltre possedere una certa adattabilità ad ogni contesto che ci si presenta, coltivare una mentalità globale. Fattori indispensabili sono l’entusiasmo e la curiosità con cui ci si approccia al lavoro, e tramite queste si potrebbero presentare tante e nuove opportunità professionali. Non ultimo ai giovani consiglio di investire su stessi, mettersi in gioco e accettare le sfide!

 

5) Avendo vissuto per un periodo all'estero, pensi che sia vantaggioso per i giovani fare esperienze simili? Se sì, quali motivi ti portano a consigliarlo?

Fare un’esperienza all’estero, sia essa di studio o di lavoro, porta con sé numerosi vantaggi. Relazionarsi con un sistema di studio o di lavoro diverso, con persone che parlano un’altra lingua e hanno un’altra cultura, cambia profondamente qualsiasi studente. Questo tipo di esperienza darà allo studente una nuova concezione della realtà, con orizzonti più ampi e una maggiore apertura mentale. Chi fa un’esperienza all’estero è una persona che sa che le cose possono essere giudicate da più punti di vista e che esiste più di un approccio, e chissà che quanto appreso all’estero non sia di aiuto nella vita scolastica o in quella professionale, usando proprio quei metodi appresi in contesti differenti. Aprirsi a percorsi di mobilità europea e internazionale significa aggiungere un ulteriore tassello a un percorso di valorizzazione delle proprie attitudini e inclinazioni personali, ritagliandosi uno spazio di apprendimento dove cimentarsi, sperimentare e mettersi alla prova in condizioni del tutto nuove.

 

6) Cosa consiglieresti a un/a neolaureato/a?

Ciò che mi sento di consigliare a chi ha appena concluso il suo percorso universitario è di impegnarsi attivamente nella ricerca di un’occupazione, ma soprattutto di credere fino in fondo nel proprio progetto di vita, osare e mettersi in gioco! Così facendo, a oggi posso dirmi orgogliosa del percorso che ho intrapreso fin qui, che è senza dubbio il risultato della mia determinazione a credere in un progetto di vita professionale. È essenziale la formazione continua, che è la via per essere sempre appetibili sul mercato e nel mondo del lavoro. Sviluppare nuove competenze e aggiornarsi è fondamentale per restare al passo con il mondo di oggi, che è in continua evoluzione.

 

Intervista a cura di Francesca Capozzo