I percorsi formativi post laurea sono disegnati per ottenere competenze e skill ultra specialistiche rispetto ai corsi di laurea triennali biennali e a ciclo unico. Ma tra il cosiddetto PhD e un dottorato di ricerca, quale dei due scegliere?
Pur considerati erroneamente sinonimi, queste espressioni rappresentano titoli accademici diversi. Come diverse sono le prospettive di lavoro offerti agli studenti dell’uno o dell’altro filone.
Il Dottorato di ricerca è il livello di istruzione più alto riconosciuto in Italia. Certifica che il detentore può fare ricerca nel campo d’interesse scelto; è quindi indispensabile per chiunque voglia intraprendere la carriera accademica.
Ha, inoltre, un peso specifico in termini di punteggio nei concorsi pubblici: da 2 ad 1 punto a seconda della pertinenza della materia rispetto alla classe di concorso. Lo studente, facendo domanda di ammissione al concorso di dottorato di ricerca, si troverà ad affrontare una prova scritta, orale o entrambe. Il numero dei posti messo a disposizione dai centri universitari o dagli enti di ricerca nazinali - ad esempio il CNR - viene ripartito in:
- Dottorati di ricerca con borsa;
- Dottorati di ricerca con retribuzione mensile;
- Dottorati di ricerca senza borsa;
Nell’ultimo caso lo studente è tenuto a versare le tasse universitarie. Per tutti e tre i tipi di dottorato, la durata del ciclo può variare da un minimo di 3 ad un massimo di 5 anni e si conclude con l’elaborazione di una tesi.
Il PhD rappresenta invece l’ultimo livello di istruzione universitaria mondiale e conferisce allo studente il titolo di Doctor Philosophiae. Si sceglie di affrontare un PhD non solo per intraprendere la carriera accademica, ma anche per avere accesso a posizioni più prestigiose all’interno delle aziende.
L’ammissione al ciclo dipende da meriti accademici maturati in precedenza e dal progetto per il quale si chiede di essere finanziati. La durata è di 4-5 anni, durante i quali lo studente, sostenuto da una retribuzione mensile, è impegnato in corsi, conferenze e scadenze stringenti.
Pur avendo chiare le differenze dei due percorsi, la domanda di partenza di uno studente può rimanere la stessa: optare per un dottorato di ricerca o un PhD all’estero? La scelta spesso esula dalla volontà o meno di essere un cervello in fuga. Infatti, in Italia il dottorato serve quasi esclusivamente per inserirsi nel mondo accademico. Le aziende nostrane non sanno ancora che valore aggiunto dare ad un potenziale lavoratore con dottorato, eccezion fatta per i casi in cui le società - specie se attive nel campo dell’Information and Communication Technology o dell’aerospazio - abbiano divisioni R&D e laboratori con posizioni aperte esclusivamente a chi abbia i titoli per concorrere.
E’ il caso della ricerca aerospaziale o dei centri di sviluppo delle reti di connessione ultraveloci 5G o di calcolo computazionale (a tal proposito potete leggere l’esperienza di Ivan, che è diventato consulente per il supercalcolo partendo da un dottorato a Ferrara).
Al contrario, il PhD qualifica il Doctor come una risorsa soprattutto per l’azienda che lo assume. Infatti, il percorso a cui un dottorando nel resto del mondo si deve attenere è meno individuale e inserito in un contesto di ricerca applicata fattivamente più formativo (pensate ai team di sviluppo e analisi big data dell’MIT di Boston o alla ricerca medico-scientifica).
Non sempre. Nei principali paesi europei e negli Stati Uniti è vivo da un po’ di tempo il dibattito sugli svantaggi riscontrati dai PhDs nel mondo del lavoro. L’impegno investito durante gli anni di studio non sarebbe adeguatamente compensato. Secondo l’economista Bernard Casey, a fronte di un minimo di 4 estenuanti anni di studi ed energie investite in progetti anche complessi - specie in settori non STEM, come Filosofia, Letteratura e Scienze Sociali o Scienze umanistiche come Economia e Giurisprudenza - i nostri detentori di PhD guadagnerebbero solo il 26% in più contro il 23% di coloro che hanno una laurea di secondo livello, cioè la Laurea Magistrale italiana.
Prima di scegliere se proseguire gli studi e il proprio perfezionamento, con un dottorato o un PhD all’estero occorre valutare i seguenti elementi:
- Sbocchi lavorativi: se la prosecuzione degli studi sia richiesta dal proprio settore lavorativo, perché ad esempio certe skills o competenze si possano apprendere solo tramite un corso ad hoc;
- Network e job placement: se le università o le accademie presso cui si intende frequentare un percorso post laurea abbiano un network esclusivo di aziende e centri di ricerca in cui entrare con percorso preferenziale rispetto a un candidato che abbia solo il titolo di laurea (è il caso del settore chimico-farmaceutico o della ricerca in fisica se si vuole lavorare al CERN di Ginevra); informazioni che è possibile reperire ad esempio cercando su LinkedIn le posizioni di lavoro filtrate per “people” e spulciando nei titoli dei profili così emersi il titolo di studio conseguito rispetto alla posizione lavorativa ottenuta;
- Go-to-market: se le competenze che si acquisiranno con il dottorato o il PhD saranno in qualche modo spendibili in applicazioni sul campo, ad esempio per lo sviluppo di soluzioni eco-sostenibili o eco-compatibili o nella filiera dei beni di largo consumo (a tal proposito consigliamo di leggere anche gli articoli relativi a queste industry: Cosa vuol dire lavorare nel settore dei beni di consumo e Dove va l’industria automotive?).
Il consiglio rimane quello di scegliere esclusivamente sulla base delle esigenze lavorative e di vita. Fare un PhD all’estero impone un investimento materiale e di energie notevole, ma si rivelerà fruttuoso e interessante. Tuttavia, il Dottorato di ricerca apre comunque porte in aziende ed enti R&D che valutano la capacità tecnica del candidato più che la quantità di titoli conseguiti. Nel dubbio meglio affidarsi alle valutazioni di studenti e ai ranking internazionali: qui ad esempio trovate l’elenco dei migliori PhD e Dottorati d’Europa.
Ti sei laureato e non sai che strada prendere? Entra in tutored per trovare consigli per la tua carriera professionale e numerose opportunità di tirocinio, stage, lavoro e graduate program di grande aziende, in linea con il tuo percorso di studi.
I percorsi formativi post laurea sono disegnati per ottenere competenze e skill ultra specialistiche rispetto ai corsi di laurea triennali biennali e a ciclo unico. Ma tra il cosiddetto PhD e un dottorato di ricerca, quale dei due scegliere?
Pur considerati erroneamente sinonimi, queste espressioni rappresentano titoli accademici diversi. Come diverse sono le prospettive di lavoro offerti agli studenti dell’uno o dell’altro filone.
Il Dottorato di ricerca è il livello di istruzione più alto riconosciuto in Italia. Certifica che il detentore può fare ricerca nel campo d’interesse scelto; è quindi indispensabile per chiunque voglia intraprendere la carriera accademica.
Ha, inoltre, un peso specifico in termini di punteggio nei concorsi pubblici: da 2 ad 1 punto a seconda della pertinenza della materia rispetto alla classe di concorso. Lo studente, facendo domanda di ammissione al concorso di dottorato di ricerca, si troverà ad affrontare una prova scritta, orale o entrambe. Il numero dei posti messo a disposizione dai centri universitari o dagli enti di ricerca nazinali - ad esempio il CNR - viene ripartito in:
- Dottorati di ricerca con borsa;
- Dottorati di ricerca con retribuzione mensile;
- Dottorati di ricerca senza borsa;
Nell’ultimo caso lo studente è tenuto a versare le tasse universitarie. Per tutti e tre i tipi di dottorato, la durata del ciclo può variare da un minimo di 3 ad un massimo di 5 anni e si conclude con l’elaborazione di una tesi.
Il PhD rappresenta invece l’ultimo livello di istruzione universitaria mondiale e conferisce allo studente il titolo di Doctor Philosophiae. Si sceglie di affrontare un PhD non solo per intraprendere la carriera accademica, ma anche per avere accesso a posizioni più prestigiose all’interno delle aziende.
L’ammissione al ciclo dipende da meriti accademici maturati in precedenza e dal progetto per il quale si chiede di essere finanziati. La durata è di 4-5 anni, durante i quali lo studente, sostenuto da una retribuzione mensile, è impegnato in corsi, conferenze e scadenze stringenti.
Pur avendo chiare le differenze dei due percorsi, la domanda di partenza di uno studente può rimanere la stessa: optare per un dottorato di ricerca o un PhD all’estero? La scelta spesso esula dalla volontà o meno di essere un cervello in fuga. Infatti, in Italia il dottorato serve quasi esclusivamente per inserirsi nel mondo accademico. Le aziende nostrane non sanno ancora che valore aggiunto dare ad un potenziale lavoratore con dottorato, eccezion fatta per i casi in cui le società - specie se attive nel campo dell’Information and Communication Technology o dell’aerospazio - abbiano divisioni R&D e laboratori con posizioni aperte esclusivamente a chi abbia i titoli per concorrere.
E’ il caso della ricerca aerospaziale o dei centri di sviluppo delle reti di connessione ultraveloci 5G o di calcolo computazionale (a tal proposito potete leggere l’esperienza di Ivan, che è diventato consulente per il supercalcolo partendo da un dottorato a Ferrara).
Al contrario, il PhD qualifica il Doctor come una risorsa soprattutto per l’azienda che lo assume. Infatti, il percorso a cui un dottorando nel resto del mondo si deve attenere è meno individuale e inserito in un contesto di ricerca applicata fattivamente più formativo (pensate ai team di sviluppo e analisi big data dell’MIT di Boston o alla ricerca medico-scientifica).
Non sempre. Nei principali paesi europei e negli Stati Uniti è vivo da un po’ di tempo il dibattito sugli svantaggi riscontrati dai PhDs nel mondo del lavoro. L’impegno investito durante gli anni di studio non sarebbe adeguatamente compensato. Secondo l’economista Bernard Casey, a fronte di un minimo di 4 estenuanti anni di studi ed energie investite in progetti anche complessi - specie in settori non STEM, come Filosofia, Letteratura e Scienze Sociali o Scienze umanistiche come Economia e Giurisprudenza - i nostri detentori di PhD guadagnerebbero solo il 26% in più contro il 23% di coloro che hanno una laurea di secondo livello, cioè la Laurea Magistrale italiana.
Prima di scegliere se proseguire gli studi e il proprio perfezionamento, con un dottorato o un PhD all’estero occorre valutare i seguenti elementi:
- Sbocchi lavorativi: se la prosecuzione degli studi sia richiesta dal proprio settore lavorativo, perché ad esempio certe skills o competenze si possano apprendere solo tramite un corso ad hoc;
- Network e job placement: se le università o le accademie presso cui si intende frequentare un percorso post laurea abbiano un network esclusivo di aziende e centri di ricerca in cui entrare con percorso preferenziale rispetto a un candidato che abbia solo il titolo di laurea (è il caso del settore chimico-farmaceutico o della ricerca in fisica se si vuole lavorare al CERN di Ginevra); informazioni che è possibile reperire ad esempio cercando su LinkedIn le posizioni di lavoro filtrate per “people” e spulciando nei titoli dei profili così emersi il titolo di studio conseguito rispetto alla posizione lavorativa ottenuta;
- Go-to-market: se le competenze che si acquisiranno con il dottorato o il PhD saranno in qualche modo spendibili in applicazioni sul campo, ad esempio per lo sviluppo di soluzioni eco-sostenibili o eco-compatibili o nella filiera dei beni di largo consumo (a tal proposito consigliamo di leggere anche gli articoli relativi a queste industry: Cosa vuol dire lavorare nel settore dei beni di consumo e Dove va l’industria automotive?).
Il consiglio rimane quello di scegliere esclusivamente sulla base delle esigenze lavorative e di vita. Fare un PhD all’estero impone un investimento materiale e di energie notevole, ma si rivelerà fruttuoso e interessante. Tuttavia, il Dottorato di ricerca apre comunque porte in aziende ed enti R&D che valutano la capacità tecnica del candidato più che la quantità di titoli conseguiti. Nel dubbio meglio affidarsi alle valutazioni di studenti e ai ranking internazionali: qui ad esempio trovate l’elenco dei migliori PhD e Dottorati d’Europa.
Ti sei laureato e non sai che strada prendere? Entra in tutored per trovare consigli per la tua carriera professionale e numerose opportunità di tirocinio, stage, lavoro e graduate program di grande aziende, in linea con il tuo percorso di studi.