Published at 23 Apr 2020
Published at 23 Apr 2020
Dal liceo in UK al ritorno a Milano in BCG: il percorso di Filippo

Dal liceo in UK al ritorno a Milano in BCG: il percorso di Filippo


Un percorso di studi tra l'Inghilterra e l'Italia - è la storia di Filippo de Bortoli, alumno Bocconi e pronto a continuare il suo percorso alla LBS di Londra, nel Regno Unito. 


Tutored è il punto di incontro tra studenti, giovani laureati e aziende. All’interno della nostra piattaforma, gli utenti possono scoprire gli sbocchi lavorativi in base al loro percorso di studio, esplorare le aziende e candidarsi alle numerose opportunità di stage, lavoro e graduate program in linea con le loro ambizioni. 

All’interno della piattaforma, ci piace raccontare le storie di giovani talenti che hanno fatto un percorso di studio brillante e oggi lavorano presso importanti realtà. 


Tutored incontra Filippo, un giovane milanese attualmente impiegato come Consulting Intern in Boston Consulting Group, a Milano. Lo abbiamo intervistato per saperne di più sul suo percorso accademico e professionale. Ecco quello che ci ha raccontato!


1. In quale università hai studiato e quale percorso di studi hai scelto?



Il mio percorso di studi è ancora in divenire. Dopo gli ultimi anni di liceo in UK, sono tornato
in Italia, in Bocconi, dove ho conseguito il Bachelor in International Economics and
Management.

A quel punto sarei potuto passare direttamente a un corso di laurea magistrale, come fanno molti studenti, ma mi si è aperta una fantastica opportunità in BCG, dunque ho deciso di posticipare di un anno l’ingresso al master. Alla fine del prossimo agosto, Covid-19 permettendo, partirò per Londra, dove frequenterò il Master in Analytics and Management della London Business School.

Mi sono candidato per questo master perché sono consapevole che le trasformazioni che le
aziende stanno affrontando oggi sono legate all'aumento esponenziale della quantità di dati
che devono raccogliere, elaborare e interpretare su base giornaliera. Questa "trasformazione dei big data" sta creando significative opportunità per le aziende, ma molte di esse devono affrontare un problema strutturale che impedisce loro di adattarsi efficacemente a questo nuovo ecosistema: mancano le persone giuste, cioè quelle in grado di estrarre da montagne di dati le intuizioni essenziali per crescere.

Di conseguenza, le opportunità professionali per i laureati in analytics sono enormi: c’è un gran bisogno di professionisti altamente qualificati che sanno integrare una conoscenza globale delle pratiche manageriali con quella dell’analisi dei dati.


2. Quale attività extra-universitaria pensi sia stata davvero importante per la tua carriera? Un consiglio che daresti a chi sta studiando in questo momento?


Premettendo che sto ancora muovendo i primissimi passi nella costruzione della mia carriera, dunque non mi considero certo un esperto in materia, quello che mi sentirei di consigliare alle ragazze e ai ragazzi un po’ più giovani di me è di arricchire il CV di esperienze significative.

Troppo spesso capita di vedere meravigliosi curricula scolastici, con voti eccellenti dalla maturità alla specialistica, che però sono privi di qualsiasi esperienza diversa da quella accademica. Invece, suggerirei questo: iniziate a fare altro fin dal liceo e continuate a farlo. Non mi riferisco solo allo sport, o ad attività culturali o ricreative o di volontariato. Infatti, a meno che non siate atleti agonisti, o artisti riconosciuti, tutte queste attività sono indispensabili (perché dimostrano che siete persone complete) ma non sufficienti. Ci vuole anche il lavoro, possibilmente significativo.

Intendo dire che, mentre durante il liceo va benissimo fare qualunque tipo di attività lavorativa, all’università dovreste cercare di orientarvi verso il settore professionale che vi interessa. Passo dopo passo, piccola esperienza dopo piccola esperienza, estate dopo estate, dovreste riuscire ad accedere a posizioni di stage sempre più qualificate e sempre più in linea con i vostri obiettivi professionali. Così sarete pronti, con la fine degli studi, a presentarvi ai colloqui con un buon bagaglio di esperienze acquisite.


3. Oggi lavori in BCG, una delle aziende più ambite al mondo: come ci sei arrivato e come si sono svolte le selezioni?


Vorrei, innanzi tutto, poter dire che lavorare in BCG è per me un’esperienza estremamente formativa ed estremamente gratificante. In questi ultimi sette mesi ho imparato così tanto da poter affermare che non sono più il ragazzo, appena ventunenne, che ha varcato, un po’ titubante, per la prima volta il portone degli uffici di Milano. Sono diventato, professionalmente parlando, un’altra persona. Grazie, dunque, a BCG e alle persone che ci lavorano, che mi hanno insegnato così tanto.

Ciò detto, il mio primo approccio con BCG è stato semplicemente l’invio del mio curriculum, cui è seguito un processo di selezione piuttosto impegnativo. Per prima cosa ho dovuto affrontare un test online (sia di logica che di matematica). Superato il test, sono stato invitato in sede per un colloquio fisico con una persona dell’HR, cui sono seguiti altri due colloqui con due diversi senior consultant, ciascuno dei quali mi ha sottoposto un business case. Solo col superamento di tutti questi passaggi sono stato preso come Consulting Intern. 


4. Di cosa ti occupi in BCG?


Ho lavorato in diversi project group per clienti multinazionali attivi nei beni di largo consumo. Ad esempio, un progetto al quale ho lavorato era focalizzato sulla revisione del merchandising plan e dei processi di lavoro di un cliente operante nel settore della moda. In tale gruppo, ho supportato il team nella mappatura del processo di sviluppo prodotto e nella valutazione del processo produttivo.

Un altro progetto ha riguardato l’analisi di opzioni strategiche di espansione in mercati esteri di un cliente operante nel settore dei prodotti dolciari. In questo caso ho analizzato sia aspetti commerciali (capacità distributiva, attrattiva dei mercati…) sia produttivi (supply chain e logistica) per valutare le opportunità effettive di espansione.

Al momento sono invece impegnato in un progetto riguardante la strategia di M&A di una multinazionale.


5. Un consiglio che daresti a tutti quelli che vorrebbero lavorare in BCG? Invece, un secondo consiglio per chi vorrebbe lavorare nel tuo settore?




Relativamente al processo di selezione consiglio a chiunque voglia provarci di prepararsi molto bene, specialmente per quanto riguarda i business case e di riflettere attentamente sul perché si vuole intraprendere un percorso in consulenza.

BCG richiede un profilo accademico eccellente ma anche un curriculum che riporti qualche esperienza precedente di valore (anche per gli stagisti). Nel mio caso avevo già lavorato in consulenza presso un’altra azienda e in università ero parte di un’associazione studentesca di consulenza digitale.

Gli stessi consigli penso valgano per tutte le società di consulenza “generaliste” (McKinsey, Bain, Deloitte etc.). Alcune società si concentrano invece su una tipologia di clienti più specifica e su dei particolari settori, in questo caso penso sia richiesta anche una certa conoscenza precisa del settore di riferimento. 

Un percorso di studi tra l'Inghilterra e l'Italia - è la storia di Filippo de Bortoli, alumno Bocconi e pronto a continuare il suo percorso alla LBS di Londra, nel Regno Unito. 


Tutored è il punto di incontro tra studenti, giovani laureati e aziende. All’interno della nostra piattaforma, gli utenti possono scoprire gli sbocchi lavorativi in base al loro percorso di studio, esplorare le aziende e candidarsi alle numerose opportunità di stage, lavoro e graduate program in linea con le loro ambizioni. 

All’interno della piattaforma, ci piace raccontare le storie di giovani talenti che hanno fatto un percorso di studio brillante e oggi lavorano presso importanti realtà. 


Tutored incontra Filippo, un giovane milanese attualmente impiegato come Consulting Intern in Boston Consulting Group, a Milano. Lo abbiamo intervistato per saperne di più sul suo percorso accademico e professionale. Ecco quello che ci ha raccontato!


1. In quale università hai studiato e quale percorso di studi hai scelto?



Il mio percorso di studi è ancora in divenire. Dopo gli ultimi anni di liceo in UK, sono tornato
in Italia, in Bocconi, dove ho conseguito il Bachelor in International Economics and
Management.

A quel punto sarei potuto passare direttamente a un corso di laurea magistrale, come fanno molti studenti, ma mi si è aperta una fantastica opportunità in BCG, dunque ho deciso di posticipare di un anno l’ingresso al master. Alla fine del prossimo agosto, Covid-19 permettendo, partirò per Londra, dove frequenterò il Master in Analytics and Management della London Business School.

Mi sono candidato per questo master perché sono consapevole che le trasformazioni che le
aziende stanno affrontando oggi sono legate all'aumento esponenziale della quantità di dati
che devono raccogliere, elaborare e interpretare su base giornaliera. Questa "trasformazione dei big data" sta creando significative opportunità per le aziende, ma molte di esse devono affrontare un problema strutturale che impedisce loro di adattarsi efficacemente a questo nuovo ecosistema: mancano le persone giuste, cioè quelle in grado di estrarre da montagne di dati le intuizioni essenziali per crescere.

Di conseguenza, le opportunità professionali per i laureati in analytics sono enormi: c’è un gran bisogno di professionisti altamente qualificati che sanno integrare una conoscenza globale delle pratiche manageriali con quella dell’analisi dei dati.


2. Quale attività extra-universitaria pensi sia stata davvero importante per la tua carriera? Un consiglio che daresti a chi sta studiando in questo momento?


Premettendo che sto ancora muovendo i primissimi passi nella costruzione della mia carriera, dunque non mi considero certo un esperto in materia, quello che mi sentirei di consigliare alle ragazze e ai ragazzi un po’ più giovani di me è di arricchire il CV di esperienze significative.

Troppo spesso capita di vedere meravigliosi curricula scolastici, con voti eccellenti dalla maturità alla specialistica, che però sono privi di qualsiasi esperienza diversa da quella accademica. Invece, suggerirei questo: iniziate a fare altro fin dal liceo e continuate a farlo. Non mi riferisco solo allo sport, o ad attività culturali o ricreative o di volontariato. Infatti, a meno che non siate atleti agonisti, o artisti riconosciuti, tutte queste attività sono indispensabili (perché dimostrano che siete persone complete) ma non sufficienti. Ci vuole anche il lavoro, possibilmente significativo.

Intendo dire che, mentre durante il liceo va benissimo fare qualunque tipo di attività lavorativa, all’università dovreste cercare di orientarvi verso il settore professionale che vi interessa. Passo dopo passo, piccola esperienza dopo piccola esperienza, estate dopo estate, dovreste riuscire ad accedere a posizioni di stage sempre più qualificate e sempre più in linea con i vostri obiettivi professionali. Così sarete pronti, con la fine degli studi, a presentarvi ai colloqui con un buon bagaglio di esperienze acquisite.


3. Oggi lavori in BCG, una delle aziende più ambite al mondo: come ci sei arrivato e come si sono svolte le selezioni?


Vorrei, innanzi tutto, poter dire che lavorare in BCG è per me un’esperienza estremamente formativa ed estremamente gratificante. In questi ultimi sette mesi ho imparato così tanto da poter affermare che non sono più il ragazzo, appena ventunenne, che ha varcato, un po’ titubante, per la prima volta il portone degli uffici di Milano. Sono diventato, professionalmente parlando, un’altra persona. Grazie, dunque, a BCG e alle persone che ci lavorano, che mi hanno insegnato così tanto.

Ciò detto, il mio primo approccio con BCG è stato semplicemente l’invio del mio curriculum, cui è seguito un processo di selezione piuttosto impegnativo. Per prima cosa ho dovuto affrontare un test online (sia di logica che di matematica). Superato il test, sono stato invitato in sede per un colloquio fisico con una persona dell’HR, cui sono seguiti altri due colloqui con due diversi senior consultant, ciascuno dei quali mi ha sottoposto un business case. Solo col superamento di tutti questi passaggi sono stato preso come Consulting Intern. 


4. Di cosa ti occupi in BCG?


Ho lavorato in diversi project group per clienti multinazionali attivi nei beni di largo consumo. Ad esempio, un progetto al quale ho lavorato era focalizzato sulla revisione del merchandising plan e dei processi di lavoro di un cliente operante nel settore della moda. In tale gruppo, ho supportato il team nella mappatura del processo di sviluppo prodotto e nella valutazione del processo produttivo.

Un altro progetto ha riguardato l’analisi di opzioni strategiche di espansione in mercati esteri di un cliente operante nel settore dei prodotti dolciari. In questo caso ho analizzato sia aspetti commerciali (capacità distributiva, attrattiva dei mercati…) sia produttivi (supply chain e logistica) per valutare le opportunità effettive di espansione.

Al momento sono invece impegnato in un progetto riguardante la strategia di M&A di una multinazionale.


5. Un consiglio che daresti a tutti quelli che vorrebbero lavorare in BCG? Invece, un secondo consiglio per chi vorrebbe lavorare nel tuo settore?




Relativamente al processo di selezione consiglio a chiunque voglia provarci di prepararsi molto bene, specialmente per quanto riguarda i business case e di riflettere attentamente sul perché si vuole intraprendere un percorso in consulenza.

BCG richiede un profilo accademico eccellente ma anche un curriculum che riporti qualche esperienza precedente di valore (anche per gli stagisti). Nel mio caso avevo già lavorato in consulenza presso un’altra azienda e in università ero parte di un’associazione studentesca di consulenza digitale.

Gli stessi consigli penso valgano per tutte le società di consulenza “generaliste” (McKinsey, Bain, Deloitte etc.). Alcune società si concentrano invece su una tipologia di clienti più specifica e su dei particolari settori, in questo caso penso sia richiesta anche una certa conoscenza precisa del settore di riferimento.