Se state leggendo questo articolo probabilmente è perché volete prepararvi al meglio al vostro colloquio di lavoro. E, come abbiamo spiegato già in quest’altro approfondimento, una delle fasi più importanti della selezione del personale da parte delle aziende è il colloquio di gruppo.
Il vero scopo di questa prova è valutare il comportamento e l’attitudine dei candidati in un contesto sociale - del resto, se assunti, non lavorerete da soli ma a contatto costante con altre persone - per questo il colloquio prevede una serie di prove che messe insieme compongono il cosiddetto assessment, cioè la valutazione del vostro comportamento e delle vostre abilità misurate attraverso test e momenti di presentazione e analisi di casi pratici da risolvere sotto l’attenta lente dei recruiter, e che presentano sia opportunità di emergere ma anche alcune trappole da evitare.
L’assessment, infine, può prevedere anche momenti a tu per tu, quindi un colloquio o test individuale, sempre all’interno del processo di selezione, a cui è bene arrivare preparati.
Qui a Tutored abbiamo un punto di vista privilegiato su ciò che le aziende cercano dai candidati. E questo grazie al nostro network composto da oltre 50 imprese e multinazionali e più di 400 mila utenti che come voi hanno bisogno di una piattaforma per far combaciare i loro percorsi formativi, la loro esperienza, i loro talenti e skills con i posti di lavoro messi a disposizione dal mercato. Vediamo quindi insieme come affrontare le fasi dell’assessment.
Una volta inviata la candidatura per un posto di lavoro e una volta ricontattati dall’azienda, potreste essere invitati a una giornata di colloqui di gruppo o collettivi da svolgere direttamente o nella sede della società o in altro luogo. Può anche accadere che le prove siano svolte online, ma la sequenza di fasi in cui si articola l’assessment è più o meno simile a questa:
1. Presentazione del proprio profilo (detta anche autopresentazione o ice breaker)
2. Prove di gruppo, attraverso esercizi da svolgere in squadra
3. Giochi di ruolo, cioè simulazioni in cui vi viene affidato un ruolo - es. manager o responsabile commerciale o consulente legale;
4. Case study o business case, che consiste nel sottoporvi un problema che richiede soluzione, e può trattarsi o di un problema interno, organizzativo, o un obiettivo che l’azienda deve raggiungere;
5. Test o colloquio individuale, che non necessariamente deve essere ultimo nella sequenza di prove ma consiste ad esempio in brevi esercizi per testare la conoscenza di una lingua straniera, la logica e capacità di comprensione di un testo, seguiti dal famoso e temuto colloquio a tu per tu in cui si chiede ad esempio “come ti vedi tra 10 anni”.
E’ il primo momento in cui potete comunicare qualcosa di voi non solo agli altri candidati, ma soprattutto ai recruiter.
Esempio pratico: i selezionatori possono guidare questa presentazione dando una traccia, delle indicazioni come “adesso presentatevi in senso orario a partire da X spiegando in due minuti chi siete, che titolo di studio avete e sintetizzate in una frase perché il vostro profilo è adatto a questa azienda”. O ancora “presentatevi uno alla volta come se foste dei neo-assunti consulenti business di questa azienda”.
Attenzione a questa fase: è il momento in cui, prima della vostra presentazione, i recruiter presentano a loro volta l’azienda, il suo core business e i suoi valori. Dovete fare tesoro di queste informazioni - che è comunque necessario conoscere prima del colloquio, studiando il sito aziendale - e cercare di declinare la vostra presentazione in linea con i bisogni e il contesto dell’impresa.
Come si supera questa fase - A questo punto avete la chiave per superare questa prima prova. Se l’impresa si occupa di energia e i recruiter hanno appena detto che la nuova frontiera della ricerca e sviluppo del gruppo riguarda le fonti green allora potete esordire in questo modo: “Buongiorno a tutti, mi chiamo XY e ho appena conseguito una laurea in Economia Aziendale che non vedo l’ora di mettere a frutto per contribuire alla sostenibilità dei progetti e delle imprese che investono in ricerca e sviluppo di fonti green. E’ una sfida stimolante e un settore che mi ha appassionato sin da quando ho potuto studiare i modelli di business utilizzati nel settore”.
Il punto è cercare un appiglio nel bagaglio d’esperienza e di studi, anche quando non se ne abbia ancora molta, per dimostrare che siete motivati e motivate a entrare in quell’azienda.
Questa fase, così come quella dei giochi di ruolo, precede quella in cui i candidati devono risolvere un caso pratico.
Esempio pratico: dopo l’autopresentazione, i recruiter possono fare una domanda molto generica, come:
“Secondo voi, oggi, è meglio puntare direttamente sulle fonti rinnovabili oppure servono modelli che possano accompagnare la transizione dalle fonti classiche a quelle inesauribili?” o ancora più generica come
“Oggi non è semplice per un neolaureato muoversi nel mercato del lavoro, secondo voi perché?”.
Non sono domande banali, ma temi molto ampi che hanno come scopo quello di creare dibattito tra i candidati e iniziare a far capire ai selezionatori il modo in cui articolate i vostri pensieri e li esponete.
Come si supera questa fase - Per iniziare a emergere è sufficiente dare spazio a chi interviene prima o dopo di noi, magari aspettando a intervenire subito: un elemento detto da un nostro concorrente o potenziale collega può offrirci lo spunto per intervenire in accordo o in disaccordo, presentare un’idea. Ma sempre in modo stringato e senza prevaricare gli altri. Importantissimo, poi, non uscire fuori dal perimetro assegnato dai recruiter cioè non andare fuori tema.
Meglio dire “credo che la maggior parte delle difficoltà del mercato del lavoro oggi riguardino le difficoltà di matching tra le competenze richieste dalle aziende e quelle che ci vengono impartite durante gli studi, è un problema di attenzione ai bisogni del mercato del lavoro” che dire “non ho dati sufficienti per dire perché il mercato del lavoro nel nostro paese non funzioni”.
Può capitare che la presentazione o la domanda iniziale fatta dai recruiter richieda anche di rispondere impersonando un ruolo aziendale tipico o un ruolo in un contesto lavorativo che non necessariamente deve rispecchiare quelli presenti nell’azienda.
Esempio pratico: i selezionatori possono assegnare un ruolo a ciascuno dei candidati presenti simulando una riunione aziendale in cui voi potreste essere il responsabile vendite, un altro candidato o candidata il manager o capo, un altro ancora il dipendente della divisione contabilità. Oppure, i recruiter potrebbero chiedere ad alcuni di voi di giocare la parte del proprietario di un ristorante e agli altri quella dei cuochi e dei camerieri. O ancora, di simulare una chiamata tra cliente e assistenza clienti.
La dinamica con cui si svolge questa prova può essere libera oppure regolata da condizioni e limiti esposti dai recruiter- come specificare che il cliente chiama in assistenza perché ha un problema con un contatore elettrico o indicare l’oggetto della riunione aziendale, per esempio l’organizzazione di un kickoff day per l’apertura dell’anno aziendale -.
Come si supera questa fase - Ciò che in questo momento osservano i recruiter è la vostra capacità di interagire rimanendo fedele al ruolo. Se siete il cliente che chiama l’assistenza, non potrete comportarvi come un manager aziendale, ma dovrete lamentarvi o proporre problemi verosimili da risolvere all’attenzione del customer care. Allo stesso modo è importante non fare scena muta né entrare troppo nella parte offendendo o urlando.
A questo punto del colloquio di gruppo, ai candidati viene sottoposto un caso studio, declinato in due forme:
- o un problema di natura organizzativa o una situazione che può realmente accadere sul luogo di lavoro e si cui occorre simulare la gestione;
- oppure un vero proprio business case, un obiettivo da raggiungere o un problema che l’azienda deve risolvere e per cui occorre trovare una soluzione.
Esempio pratico: il primo caso riguarda in genere domande del tipo “un vostro collega ritarda sempre la consegna di progetti che sono importanti per proseguire un compito aziendale, che cosa fate?”, oppure “venite a scoprire casualmente che un vostro collega ha commesso un errore sul lavoro, di cui il capo non è venuto a conoscenza, che cosa fate?”.
Il secondo caso può invece riguardare vere proprie task o obiettivi da raggiungere. Ad esempio, potreste essere suddivisi in mini gruppi ognuno dei quali deve simulare un piccolo senato accademico di un’università che deve trovare risorse per finanziare le nuove borse di studio e discuterne poi nella riunione dell’associazione che riunisce i rettorati italiani. O ancora, è possibile che i recruiter sottopongano ai candidati il testo di una mail in cui gli investitori chiedono informazioni aggiuntive sui risultati raggiunti dal gruppo e occorra quindi elaborare una risposta ufficiale.
Come superare questa fase - A prescindere dal caso specifico, le situazioni prospettate sono precedute sempre da una presentazione del problema. Bisogna quindi leggere o segnare tutti i dati importanti e utili per affrontare la discussione con gli altri candidati su quale soluzione adottare.
Per i problemi interni, che riguardano soprattutto la gestione di situazioni scomode o spinose, la regola è sempre una: nel dubbio, bisogna prendere maggiori informazioni quindi o parlare direttamente con il collega chiedendo se va tutto bene, se pensa di poter rispettare la scadenza offrendo il proprio aiuto per finire il lavoro o chiedere un consiglio a un referente più in alto in grado senza specificare nome e cognome del collega. Chiedere aiuto senza prendere decisioni di testa propria dimostra maturità e capacità di affrontare i problemi in gruppo.
Per la gestione di mission o la ricerca di una soluzione adeguata per raggiungere un obiettivo, bisogna dimostrare ai recruiter di saper mediare e negoziare traendo il meglio delle proposte emerse durante il lavoro del proprio team work.
Esiste poi la possibilità che, all’interno dei colloqui di gruppo, i recruiter sottopongano dei test di logica, comprensione del testo o un piccolo esame di lingua - esempio, inglese - per verificare al momento le capacità dei candidati.
Queste esercitazioni servono a verificare la congruenza tra quanto indicato nel cv e le vere skills dimostrate durante il test.
Allo stesso modo è possibile poi che i selezionatori conducano dei colloqui individuali, con il singolo candidato.
Esempio pratico: nel caso del test è possibile dover sostenere una breve prova a tempo - 20 minuti, 30 minuti - con domande a risposta chiusa per capire se sapete ragionare, risolvere problemi semplici in stile settimana enigmistica o ancora comprendere la costruzione di una frase in italiano.
Nella seconda prova, invece, il colloquio individuale può prevedere le temute domande che vanno dal “mi parli di lei” al “mi elenchi tre pregi e tre difetti del suo carattere” fino al “come si vede tra dieci anni”.
Come si supera questa fase - anzitutto, durante il test bisogna leggere bene tutte le domande, a volte infatti le risposte a una domanda sono contenute in un’altra parte del test stesso. In generale, se si hanno delle buone basi, queste prove sono davvero semplici da superare a patto che si resti calmi.
Per quanto riguarda il colloquio individuale ecco cosa rispondere alle domande. Anzitutto, se viene chiesto in generale di parlare di sé bisogna fare attenzione a non annoiare il recruiter, essere molto precisi e non vaghi nelle risposte, coerenti e capaci di elencare in modo cronologico i passaggi più importanti del proprio cv o percorso formativo.
Ecco un esempio di risposta da dare “Mi sono laureato a pieni voti in Giurisprudenza nel 2018 e ho effettuato poi uno stage in uno studio legale aziendale, cosa che mi ha permesso di capire in quale campo volessi davvero specializzarmi….”. Invece, non bisogna mai rispondere in modo “fiacco”, ovvero: “Ho una laurea in Giurisprudenza, poi ho fatto uno stage in un’azienda, però non mi è piaciuto tanto…”. Il segreto è legare le informazioni in modo coerente, chiaro, facendo capire che siete motivati/e a ottenere il lavoro.
Altro consiglio: se vi state candidando per un posto in un’azienda che vende beni o servizi che anche voi utilizzate, ditelo. E’ utilissimo far capire ai recruiter che ciò che sapete applicare quei servizi e prodotti nella vostra vita quotidiana. Esempio classico: se vi candidate per lavorare a Vodafone, potete raccontare di come utilizzate il 5G per fare dirette dal vostro canale in cui parlate di beauty, viaggi, sport ecc….
Allo stesso modo occorre prepare in anticipo i tre pregi e difetti che vogliamo attribuirci. La regola qui è che anche i difetti devono essere in realtà dei pregi.
Esempio:
- puntiglioso è un difetto ma può indicare che siamo molto precisi;
- tranchant è un modo per dire che a volte tendiamo a troncare di netto alcune situazioni, ma può indicare che siamo veloci nel prendere decisioni e nel porre fine a condizioni spiacevoli o controproducenti;
- insoddisfatto/a di solito è riferito a chi non è mai contento dei propri risultati, ma per un recruiter può voler dire che la persona è invece molto ambiziosa e disposta a non accontentarsi (qui se volete c’è un elenco molto esaustivo di pregi e difetti che potete elencare come risposte a un colloquio di lavoro).
Ci sono delle regole da rispettare sempre, a prescindere dal tipo di colloquio. Tra queste:
- Arrivare in orario
- Portare il documento di identità
- Vestirsi in modo consono all’azienda - in Apple ad esempio va bene presentarsi in jeans in maglietta, mentre in KPMG no (scopri di più su come ottenere un lavoro alla Apple qui);
Prepararsi all’eventualità di un colloquio in inglese o di un colloquio individuale anche se si partecipa solo a quello di gruppo.
Tutored è il punto di incontro tra studenti, neolaureati e aziende. Entra nella community di tutored per esplorare tutte le opportunità di stage, lavoro e graduate program in linea con i tuoi studi, leggere i consigli dei recruiter delle aziende attive su tutored per prepararti al meglio al tuo prossimo colloquio.
Se state leggendo questo articolo probabilmente è perché volete prepararvi al meglio al vostro colloquio di lavoro. E, come abbiamo spiegato già in quest’altro approfondimento, una delle fasi più importanti della selezione del personale da parte delle aziende è il colloquio di gruppo.
Il vero scopo di questa prova è valutare il comportamento e l’attitudine dei candidati in un contesto sociale - del resto, se assunti, non lavorerete da soli ma a contatto costante con altre persone - per questo il colloquio prevede una serie di prove che messe insieme compongono il cosiddetto assessment, cioè la valutazione del vostro comportamento e delle vostre abilità misurate attraverso test e momenti di presentazione e analisi di casi pratici da risolvere sotto l’attenta lente dei recruiter, e che presentano sia opportunità di emergere ma anche alcune trappole da evitare.
L’assessment, infine, può prevedere anche momenti a tu per tu, quindi un colloquio o test individuale, sempre all’interno del processo di selezione, a cui è bene arrivare preparati.
Qui a Tutored abbiamo un punto di vista privilegiato su ciò che le aziende cercano dai candidati. E questo grazie al nostro network composto da oltre 50 imprese e multinazionali e più di 400 mila utenti che come voi hanno bisogno di una piattaforma per far combaciare i loro percorsi formativi, la loro esperienza, i loro talenti e skills con i posti di lavoro messi a disposizione dal mercato. Vediamo quindi insieme come affrontare le fasi dell’assessment.
Una volta inviata la candidatura per un posto di lavoro e una volta ricontattati dall’azienda, potreste essere invitati a una giornata di colloqui di gruppo o collettivi da svolgere direttamente o nella sede della società o in altro luogo. Può anche accadere che le prove siano svolte online, ma la sequenza di fasi in cui si articola l’assessment è più o meno simile a questa:
1. Presentazione del proprio profilo (detta anche autopresentazione o ice breaker)
2. Prove di gruppo, attraverso esercizi da svolgere in squadra
3. Giochi di ruolo, cioè simulazioni in cui vi viene affidato un ruolo - es. manager o responsabile commerciale o consulente legale;
4. Case study o business case, che consiste nel sottoporvi un problema che richiede soluzione, e può trattarsi o di un problema interno, organizzativo, o un obiettivo che l’azienda deve raggiungere;
5. Test o colloquio individuale, che non necessariamente deve essere ultimo nella sequenza di prove ma consiste ad esempio in brevi esercizi per testare la conoscenza di una lingua straniera, la logica e capacità di comprensione di un testo, seguiti dal famoso e temuto colloquio a tu per tu in cui si chiede ad esempio “come ti vedi tra 10 anni”.
E’ il primo momento in cui potete comunicare qualcosa di voi non solo agli altri candidati, ma soprattutto ai recruiter.
Esempio pratico: i selezionatori possono guidare questa presentazione dando una traccia, delle indicazioni come “adesso presentatevi in senso orario a partire da X spiegando in due minuti chi siete, che titolo di studio avete e sintetizzate in una frase perché il vostro profilo è adatto a questa azienda”. O ancora “presentatevi uno alla volta come se foste dei neo-assunti consulenti business di questa azienda”.
Attenzione a questa fase: è il momento in cui, prima della vostra presentazione, i recruiter presentano a loro volta l’azienda, il suo core business e i suoi valori. Dovete fare tesoro di queste informazioni - che è comunque necessario conoscere prima del colloquio, studiando il sito aziendale - e cercare di declinare la vostra presentazione in linea con i bisogni e il contesto dell’impresa.
Come si supera questa fase - A questo punto avete la chiave per superare questa prima prova. Se l’impresa si occupa di energia e i recruiter hanno appena detto che la nuova frontiera della ricerca e sviluppo del gruppo riguarda le fonti green allora potete esordire in questo modo: “Buongiorno a tutti, mi chiamo XY e ho appena conseguito una laurea in Economia Aziendale che non vedo l’ora di mettere a frutto per contribuire alla sostenibilità dei progetti e delle imprese che investono in ricerca e sviluppo di fonti green. E’ una sfida stimolante e un settore che mi ha appassionato sin da quando ho potuto studiare i modelli di business utilizzati nel settore”.
Il punto è cercare un appiglio nel bagaglio d’esperienza e di studi, anche quando non se ne abbia ancora molta, per dimostrare che siete motivati e motivate a entrare in quell’azienda.
Questa fase, così come quella dei giochi di ruolo, precede quella in cui i candidati devono risolvere un caso pratico.
Esempio pratico: dopo l’autopresentazione, i recruiter possono fare una domanda molto generica, come:
“Secondo voi, oggi, è meglio puntare direttamente sulle fonti rinnovabili oppure servono modelli che possano accompagnare la transizione dalle fonti classiche a quelle inesauribili?” o ancora più generica come
“Oggi non è semplice per un neolaureato muoversi nel mercato del lavoro, secondo voi perché?”.
Non sono domande banali, ma temi molto ampi che hanno come scopo quello di creare dibattito tra i candidati e iniziare a far capire ai selezionatori il modo in cui articolate i vostri pensieri e li esponete.
Come si supera questa fase - Per iniziare a emergere è sufficiente dare spazio a chi interviene prima o dopo di noi, magari aspettando a intervenire subito: un elemento detto da un nostro concorrente o potenziale collega può offrirci lo spunto per intervenire in accordo o in disaccordo, presentare un’idea. Ma sempre in modo stringato e senza prevaricare gli altri. Importantissimo, poi, non uscire fuori dal perimetro assegnato dai recruiter cioè non andare fuori tema.
Meglio dire “credo che la maggior parte delle difficoltà del mercato del lavoro oggi riguardino le difficoltà di matching tra le competenze richieste dalle aziende e quelle che ci vengono impartite durante gli studi, è un problema di attenzione ai bisogni del mercato del lavoro” che dire “non ho dati sufficienti per dire perché il mercato del lavoro nel nostro paese non funzioni”.
Può capitare che la presentazione o la domanda iniziale fatta dai recruiter richieda anche di rispondere impersonando un ruolo aziendale tipico o un ruolo in un contesto lavorativo che non necessariamente deve rispecchiare quelli presenti nell’azienda.
Esempio pratico: i selezionatori possono assegnare un ruolo a ciascuno dei candidati presenti simulando una riunione aziendale in cui voi potreste essere il responsabile vendite, un altro candidato o candidata il manager o capo, un altro ancora il dipendente della divisione contabilità. Oppure, i recruiter potrebbero chiedere ad alcuni di voi di giocare la parte del proprietario di un ristorante e agli altri quella dei cuochi e dei camerieri. O ancora, di simulare una chiamata tra cliente e assistenza clienti.
La dinamica con cui si svolge questa prova può essere libera oppure regolata da condizioni e limiti esposti dai recruiter- come specificare che il cliente chiama in assistenza perché ha un problema con un contatore elettrico o indicare l’oggetto della riunione aziendale, per esempio l’organizzazione di un kickoff day per l’apertura dell’anno aziendale -.
Come si supera questa fase - Ciò che in questo momento osservano i recruiter è la vostra capacità di interagire rimanendo fedele al ruolo. Se siete il cliente che chiama l’assistenza, non potrete comportarvi come un manager aziendale, ma dovrete lamentarvi o proporre problemi verosimili da risolvere all’attenzione del customer care. Allo stesso modo è importante non fare scena muta né entrare troppo nella parte offendendo o urlando.
A questo punto del colloquio di gruppo, ai candidati viene sottoposto un caso studio, declinato in due forme:
- o un problema di natura organizzativa o una situazione che può realmente accadere sul luogo di lavoro e si cui occorre simulare la gestione;
- oppure un vero proprio business case, un obiettivo da raggiungere o un problema che l’azienda deve risolvere e per cui occorre trovare una soluzione.
Esempio pratico: il primo caso riguarda in genere domande del tipo “un vostro collega ritarda sempre la consegna di progetti che sono importanti per proseguire un compito aziendale, che cosa fate?”, oppure “venite a scoprire casualmente che un vostro collega ha commesso un errore sul lavoro, di cui il capo non è venuto a conoscenza, che cosa fate?”.
Il secondo caso può invece riguardare vere proprie task o obiettivi da raggiungere. Ad esempio, potreste essere suddivisi in mini gruppi ognuno dei quali deve simulare un piccolo senato accademico di un’università che deve trovare risorse per finanziare le nuove borse di studio e discuterne poi nella riunione dell’associazione che riunisce i rettorati italiani. O ancora, è possibile che i recruiter sottopongano ai candidati il testo di una mail in cui gli investitori chiedono informazioni aggiuntive sui risultati raggiunti dal gruppo e occorra quindi elaborare una risposta ufficiale.
Come superare questa fase - A prescindere dal caso specifico, le situazioni prospettate sono precedute sempre da una presentazione del problema. Bisogna quindi leggere o segnare tutti i dati importanti e utili per affrontare la discussione con gli altri candidati su quale soluzione adottare.
Per i problemi interni, che riguardano soprattutto la gestione di situazioni scomode o spinose, la regola è sempre una: nel dubbio, bisogna prendere maggiori informazioni quindi o parlare direttamente con il collega chiedendo se va tutto bene, se pensa di poter rispettare la scadenza offrendo il proprio aiuto per finire il lavoro o chiedere un consiglio a un referente più in alto in grado senza specificare nome e cognome del collega. Chiedere aiuto senza prendere decisioni di testa propria dimostra maturità e capacità di affrontare i problemi in gruppo.
Per la gestione di mission o la ricerca di una soluzione adeguata per raggiungere un obiettivo, bisogna dimostrare ai recruiter di saper mediare e negoziare traendo il meglio delle proposte emerse durante il lavoro del proprio team work.
Esiste poi la possibilità che, all’interno dei colloqui di gruppo, i recruiter sottopongano dei test di logica, comprensione del testo o un piccolo esame di lingua - esempio, inglese - per verificare al momento le capacità dei candidati.
Queste esercitazioni servono a verificare la congruenza tra quanto indicato nel cv e le vere skills dimostrate durante il test.
Allo stesso modo è possibile poi che i selezionatori conducano dei colloqui individuali, con il singolo candidato.
Esempio pratico: nel caso del test è possibile dover sostenere una breve prova a tempo - 20 minuti, 30 minuti - con domande a risposta chiusa per capire se sapete ragionare, risolvere problemi semplici in stile settimana enigmistica o ancora comprendere la costruzione di una frase in italiano.
Nella seconda prova, invece, il colloquio individuale può prevedere le temute domande che vanno dal “mi parli di lei” al “mi elenchi tre pregi e tre difetti del suo carattere” fino al “come si vede tra dieci anni”.
Come si supera questa fase - anzitutto, durante il test bisogna leggere bene tutte le domande, a volte infatti le risposte a una domanda sono contenute in un’altra parte del test stesso. In generale, se si hanno delle buone basi, queste prove sono davvero semplici da superare a patto che si resti calmi.
Per quanto riguarda il colloquio individuale ecco cosa rispondere alle domande. Anzitutto, se viene chiesto in generale di parlare di sé bisogna fare attenzione a non annoiare il recruiter, essere molto precisi e non vaghi nelle risposte, coerenti e capaci di elencare in modo cronologico i passaggi più importanti del proprio cv o percorso formativo.
Ecco un esempio di risposta da dare “Mi sono laureato a pieni voti in Giurisprudenza nel 2018 e ho effettuato poi uno stage in uno studio legale aziendale, cosa che mi ha permesso di capire in quale campo volessi davvero specializzarmi….”. Invece, non bisogna mai rispondere in modo “fiacco”, ovvero: “Ho una laurea in Giurisprudenza, poi ho fatto uno stage in un’azienda, però non mi è piaciuto tanto…”. Il segreto è legare le informazioni in modo coerente, chiaro, facendo capire che siete motivati/e a ottenere il lavoro.
Altro consiglio: se vi state candidando per un posto in un’azienda che vende beni o servizi che anche voi utilizzate, ditelo. E’ utilissimo far capire ai recruiter che ciò che sapete applicare quei servizi e prodotti nella vostra vita quotidiana. Esempio classico: se vi candidate per lavorare a Vodafone, potete raccontare di come utilizzate il 5G per fare dirette dal vostro canale in cui parlate di beauty, viaggi, sport ecc….
Allo stesso modo occorre prepare in anticipo i tre pregi e difetti che vogliamo attribuirci. La regola qui è che anche i difetti devono essere in realtà dei pregi.
Esempio:
- puntiglioso è un difetto ma può indicare che siamo molto precisi;
- tranchant è un modo per dire che a volte tendiamo a troncare di netto alcune situazioni, ma può indicare che siamo veloci nel prendere decisioni e nel porre fine a condizioni spiacevoli o controproducenti;
- insoddisfatto/a di solito è riferito a chi non è mai contento dei propri risultati, ma per un recruiter può voler dire che la persona è invece molto ambiziosa e disposta a non accontentarsi (qui se volete c’è un elenco molto esaustivo di pregi e difetti che potete elencare come risposte a un colloquio di lavoro).
Ci sono delle regole da rispettare sempre, a prescindere dal tipo di colloquio. Tra queste:
- Arrivare in orario
- Portare il documento di identità
- Vestirsi in modo consono all’azienda - in Apple ad esempio va bene presentarsi in jeans in maglietta, mentre in KPMG no (scopri di più su come ottenere un lavoro alla Apple qui);
Prepararsi all’eventualità di un colloquio in inglese o di un colloquio individuale anche se si partecipa solo a quello di gruppo.
Tutored è il punto di incontro tra studenti, neolaureati e aziende. Entra nella community di tutored per esplorare tutte le opportunità di stage, lavoro e graduate program in linea con i tuoi studi, leggere i consigli dei recruiter delle aziende attive su tutored per prepararti al meglio al tuo prossimo colloquio.