«Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1948, alcuni studenti provenienti da 6 nazioni si incontrarono a Liegi, in Belgio, con l’intenzione di promuovere una nuova forma di cooperazione internazionale. Scopo dell’associazione era ristabilire, tra gli studenti di tutto il mondo, quei rapporti al tempo logorati dalla guerra.»
In questo modo nacque Aiesec, associazione internazionale di studenti senza scopo di lucro, che oggi conta più 100.000 membri, un network di 2400 università e sedi in 124 paesi del mondo, conquistandosi così un buon posto fra le più grandi associazioni studentesche al mondo.
L’obiettivo principale di Aiesec (acronimo che sta per Association Internationale des Etudiants en Sciences Economiques et Commerciales) è quello di favorire e organizzare periodi di stage e volontariato all’estero per studenti o neolaureati, promuovendo la mobilità attraverso il territorio. Non si tratta di un lavoro facile. Aiesec, infatti, guida gli studenti (outgoing, ovvero coloro che stanno per partire, ma anche incoming, coloro che arrivano in un paese straniero) in tutto il loro iter e può farlo grazie all’estesa rete di contatti che ha in tutto il mondo. Soltanto in Italia conta 20 sedi, concentrate soprattutto al Nord, nella linea che va tra Torino e Trieste, ma con qualche impegno anche al Sud (Catania, Palermo, Bari e Napoli ospitano, appunto, sedi dell’associazione).
Le linee guida di Aiesec possono essere riassunte in un insieme di valori: responsabilità e coerenza, integrità, impegno, ma anche apertura, rispetto della diversità, voglia di conoscere e confrontarsi. La particolarità di questa associazione è che, pur essendo una ONG, ha una vera e propria struttura aziendale: c’è una gerarchia di ruoli – e così anche una gerarchia delle responsabilità e dei compiti affidati – e ogni membro attivo di Aiesec prende molto seriamente il suo impegno, che comporta onori ma anche oneri. Non a caso, infatti, per entrare a far parte attivamente di Aiesec bisogna fare un colloquio, in cui viene valutato l’interesse per la causa.
Martina, studentessa fra Catania e Bologna, ha fatto parte di Aiesec per un po’ di tempo. Ha scelto di avvicinarsi all’ONG perché aveva voglia di fare un’esperienza simil lavorativa, che Aiesec garantiva: ognuno nell’associazione ha un compito da assolvere in base alle proprie attitudini, scadenze da rispettare, lavori da integrare. Si ha l’impressione, ci racconta Martina, di essere immersi in un contesto lavorativo pratico, reale: « Io mi occupavo dei colloqui per chi voleva partire con Aiesec e seguivo il loro iter».
Oltretutto, grazie alla portata mondiale dell’associazione, lavorare lì rappresentava l’occasione per venire a contatto con ambienti internazionali: «È stata una bella esperienza, perché ho conosciuto tante persone, sia all’interno del comitato lavorativo, ma anche all’esterno – si trattava di studenti internazionali venuti in Italia tramite Aiesec e supportati dall’associazione al loro arrivo».
Qualche lato negativo, però, c’è: «Non mi è piaciuto molto il fatto che Aiesec sembri quasi una confraternita: c’è tutto un sistema di valori – positivo e assolutamente condivisibile – che però sembra quasi troppo rimarcato dai suoi membri. Tuttavia», conclude Martina, «ti posso dire che sono stata in varie associazioni universitarie e il mio feedback su Aiesec è molto, molto positivo».
Elisa Elia
Tutored è il punto di incontro tra studenti, neolaureati e aziende. Entra nella community di tutored per esplorare tutte le opportunità di stage, lavoro e graduate program in linea con i tuoi studi, leggere i consigli dei recruiter delle aziende attive su tutored per prepararti al meglio al tuo prossimo colloquio.
«Dopo la Seconda guerra mondiale, nel 1948, alcuni studenti provenienti da 6 nazioni si incontrarono a Liegi, in Belgio, con l’intenzione di promuovere una nuova forma di cooperazione internazionale. Scopo dell’associazione era ristabilire, tra gli studenti di tutto il mondo, quei rapporti al tempo logorati dalla guerra.»
In questo modo nacque Aiesec, associazione internazionale di studenti senza scopo di lucro, che oggi conta più 100.000 membri, un network di 2400 università e sedi in 124 paesi del mondo, conquistandosi così un buon posto fra le più grandi associazioni studentesche al mondo.
L’obiettivo principale di Aiesec (acronimo che sta per Association Internationale des Etudiants en Sciences Economiques et Commerciales) è quello di favorire e organizzare periodi di stage e volontariato all’estero per studenti o neolaureati, promuovendo la mobilità attraverso il territorio. Non si tratta di un lavoro facile. Aiesec, infatti, guida gli studenti (outgoing, ovvero coloro che stanno per partire, ma anche incoming, coloro che arrivano in un paese straniero) in tutto il loro iter e può farlo grazie all’estesa rete di contatti che ha in tutto il mondo. Soltanto in Italia conta 20 sedi, concentrate soprattutto al Nord, nella linea che va tra Torino e Trieste, ma con qualche impegno anche al Sud (Catania, Palermo, Bari e Napoli ospitano, appunto, sedi dell’associazione).
Le linee guida di Aiesec possono essere riassunte in un insieme di valori: responsabilità e coerenza, integrità, impegno, ma anche apertura, rispetto della diversità, voglia di conoscere e confrontarsi. La particolarità di questa associazione è che, pur essendo una ONG, ha una vera e propria struttura aziendale: c’è una gerarchia di ruoli – e così anche una gerarchia delle responsabilità e dei compiti affidati – e ogni membro attivo di Aiesec prende molto seriamente il suo impegno, che comporta onori ma anche oneri. Non a caso, infatti, per entrare a far parte attivamente di Aiesec bisogna fare un colloquio, in cui viene valutato l’interesse per la causa.
Martina, studentessa fra Catania e Bologna, ha fatto parte di Aiesec per un po’ di tempo. Ha scelto di avvicinarsi all’ONG perché aveva voglia di fare un’esperienza simil lavorativa, che Aiesec garantiva: ognuno nell’associazione ha un compito da assolvere in base alle proprie attitudini, scadenze da rispettare, lavori da integrare. Si ha l’impressione, ci racconta Martina, di essere immersi in un contesto lavorativo pratico, reale: « Io mi occupavo dei colloqui per chi voleva partire con Aiesec e seguivo il loro iter».
Oltretutto, grazie alla portata mondiale dell’associazione, lavorare lì rappresentava l’occasione per venire a contatto con ambienti internazionali: «È stata una bella esperienza, perché ho conosciuto tante persone, sia all’interno del comitato lavorativo, ma anche all’esterno – si trattava di studenti internazionali venuti in Italia tramite Aiesec e supportati dall’associazione al loro arrivo».
Qualche lato negativo, però, c’è: «Non mi è piaciuto molto il fatto che Aiesec sembri quasi una confraternita: c’è tutto un sistema di valori – positivo e assolutamente condivisibile – che però sembra quasi troppo rimarcato dai suoi membri. Tuttavia», conclude Martina, «ti posso dire che sono stata in varie associazioni universitarie e il mio feedback su Aiesec è molto, molto positivo».
Elisa Elia
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