Unilever

Pubblicato il 08 Aug 2024
Pubblicato il 08 Aug 2024
Unilever Future Leader’s League: la storia del team italiano che ha vinto l’edizione 2024

Unilever Future Leader’s League: la storia del team italiano che ha vinto l’edizione 2024


Una challenge nazionale e una globale. Per Unilever, un’opportunità per scovare grandi talenti - per studenti e laureandi l’occasione di mettersi in gioco con un’azienda internazionale! Se sei curioso e vuoi capire di cosa stiamo parlando, dedica tre minuti alla lettura di questo articolo affinché sia tu, insieme al tuo team, il prossimo vincitore della Unilever Future Leaders’ Leauge.

Con noi, Martina, Gaia e Riccardo: 3 ragazzi, provenienti da 3 università diverse e 3 background differenti ma altresì complementari. Ecco gli ingredienti che hanno garantito, a questo giovane e talentuoso team, il successo della challenge nazionale della UFLL 2024!

 

Ciao Martina, Gaia e Riccardo! Innanzitutto, congratulazioni per aver vinto le UFLL Italian Finals! Ma partiamo dall’inizio: che cosa avete studiato e in quale università?

Martina: Ciao, piacere di conoscervi! Mi chiamo Martina, ho 23 anni e studio Business Administration all’Università di Roma Tor Vergata.

Gaia: Io mi chiamo Gaia, ho 24 anni e mi sono recentemente laureata in Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’Impresa presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e al momento lavoro come copywriter!

Riccardo: Piacere di conoscervi, sono Riccardo, ho 23 anni e mi sono laureato da poco anche io. Ho frequentato triennale e magistrale in Luiss, a Roma, e ora sto facendo uno stage in digital marketing.

 

Come siete venuti a conoscenza della challenge? Cosa vi ha spinti a mettervi in gioco? Vi conoscevate già?

Martina: Un professore di Strategic Management ha organizzato un incontro a Tor Vergata, in Università e Riccardo Casa - ​​Talent Advisor & Employer Branding Specialist di Unilever - ha presentato il format. Quando mi sono avvicinata a questo progetto per la prima volta non conoscevo Gaia e Riccardo - ma credo che sia stato proprio questo il bello della UFLL.

C’è un aneddoto che vorrei raccontare: a posteriori, ci siamo resi conto di frequentare abitualmente lo stesso bar all’Eur, un quartiere romano. Probabilmente siamo anche stati lì a studiare in contemporanea tantissime volte, eppure non ci siamo mai nè visti nè conosciuti prima. Beh, quel posto alla fine è diventato il luogo d’incontro in cui abbiamo realizzato il progetto e nel quale siamo diventati un team, anzi direi una brigata!

Gaia: Esatto, una vera e propria brigata. Non a caso il nome del nostro team, “La V3R0 Brigade”, richiama quello del bar.

Io ho conosciuto il progetto in una fase particolare del mio percorso accademico. Ero in sessione, ad un passo dalla laurea, quando iniziai a mandare svariate applications e su Joinrs ho trovato questa opportunità, così ho pensato di candidarmi. A valle di questa esperienza, devo dire che sono davvero contenta di averlo fatto e di essermi ritrovata a far parte di questa squadra!

Riccardo: Io sono entrato in contatto con questa challenge di Unilever sempre tramite l’università, nel mio caso appunto la Luiss. Sono interessato da sempre al settore del largo consumo e lo vedo come ambito di riferimento per il mio futuro lavorativo, quindi mi sono convinto a partecipare. Rispetto a quello che hanno detto le ragazze aggiungo che si, è vero non ci conoscevamo, ma abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, al di là del punto di ritrovo. Ci siamo completati a pieno ed è stato uno dei motivi, secondo me, per il quale siamo riusciti a portare avanti la challenge con questi risultati.

 

Raccontateci in cosa consisteva la challenge di quest’anno e come l’avete affrontata.

Gaia: La prima Challenge è stata quella nazionale. La consegna era incentrata sulla business unit "Unilever Food Solutions” e l’obiettivo era quello di entrare in contatto con i cosiddetti “chef 3.0”, appartenenti alla GenZ, con l’intento di comunicare loro i marchi e i prodotti trattati da Unilever Food Solutions e di interesse per la categoria professionale nella quale operano. Il tutto doveva essere pensato in ottica creativa e includere una strategia social, mirata a fidelizzare questi aspiranti chef.

Nel nostro caso, il punto di forza ha riguardato la parte di analisi dati. Infatti, abbiamo scelto di condurre un’analisi qualitativa somministrando dei questionari all’interno di diversi licei alberghieri, con ragazzi potenzialmente in target.

Riccardo: Una volta “portata a casa” la challenge nazionale, ci siamo imbattuti in quella globale. Per questo, siamo partiti tutti insieme per Londra in rappresentanza dell’Italia. 

La traccia della challenge globale prendeva spunto da un fenomeno globale. Nello specifico, da un fenomeno sociale: la diaspora di cittadini filippini in America e negli Emirati Arabi. Per questo motivo la business unit di Unilever International ci ha chiesto di pensare ad un progetto per cui la Lady’s Choice, Maionese tipicamente venduta nelle Filippine, potesse essere distribuita e commercializzata in due realtà spazio-tempo distanti dal mercato in cui era solita essere proposta. Anche in questo caso, a partire da un macro obiettivo e scegliendo l’America come mercato target, abbiamo realizzato la nostra strategia di prodotto a 360°.

 

Come vi ha supportati il team di Unilever?

Martina: Il Team Unilever è stato impeccabile nella comunicazione, nel darci le giuste informazioni e nel seguirci passo passo, sia in Italia che all’estero, quando siamo stati a Londra. È stato importante per noi sapere di avere un punto di riferimento costante.

Gaia: Anche io mi sono sentita seguita e accompagnata in quest'avventura in tutte le fasi. Non deve essere stato facile perché i team erano tanti, eppure abbiamo avuto la possibilità di fissare sempre dei momenti ad hoc con i referenti del progetto, in modo da chiarire eventuali dubbi o domande. Per Londra poi, è stato un sogno.. non vedevamo l’ora di partire!

Riccardo: Esatto, grazie ai diversi checkpoint periodici, che seguivano ogni step, avevamo la possibilità di fare tutte le domande del caso e avere riferimenti specifici sia per la parte progettuale che per la parte logistica quando poi siamo partiti per Londra.

 

Qual è stata la parte più sfidante e stimolante di questo progetto?

Martina: Per me la parte più stimolante di questo progetto è stata conoscerci come team! Creare un gruppo da zero, con skills completamente diverse, riconoscere le potenzialità di ognuno e lavorare insieme per crescere laddove avevamo delle carenze. La parte più sfidante, invece, è stata quella iniziale, per la raccolta dati. Abbiamo dovuto raccogliere dei dati attendibili per poter mettere a terra delle idee e questo ci ha portato via un pò di tempo, ma una volta ottenuti siamo riusciti a partire alla grande!

Gaia: Sicuramente non è stata un’esperienza facile. Soprattutto per quel che riguarda la challenge globale, dove siamo arrivati con un misto di emozioni contrastanti a dover rappresentare il nostro paese. Per questo, credo che la parte più sfidante di tutta la challenge sia stata proprio questa:ritrovarsi in una situazione atipica a lavorare su un progetto complesso, con un team appena formato. Dopo la challenge italiana ci siamo resi conto con più facilità di quelle che potevano essere le skills del singolo e su quale parte di progetto dovevamo puntare, anche se poi abbiamo lavorato in sinergia.

Riccardo: Sicuramente un altro elemento non da sottovalutare è il tempo. Non è stato facile e non era scontato che fossimo in grado d’incastrare gli impegni accademici, e non solo, di tutti e tre. Il fatto di esserci riusciti, ci ha permesso di aiutarci reciprocamente sia sulla challenge nazionale che su quella globale.

 

Dopo la finale italiana siete volati a Londra per la challenge globale. Come avete vissuto questa esperienza e quali sono state le vostre sensazioni?

Martina: Tutto molto emozionante, direi anche tutto molto veloce. Il tempo lì è volato, ma sento che mi ha cambiato in qualche modo, mi ha aiutata a crescere. Inoltre è stato super costruttivo: una volta a Londra abbiamo interagito con persone estremamente brillanti, con punti di vista completamente diversi dal nostro. È stato interessante vedere come altri team, di paesi diversi, abbiano affrontato il progetto condividendo una chiave di lettura a noi inedita.

Gaia: Spensieratezza e networking! Mi porto a casa l'entusiasmo indescrivibile di essere stata lì e di aver potuto conoscere tante persone da tutto il mondo. Solo sull’aereo di ritorno mi sono resa conto della grandezza di quello che avevo vissuto in quei tre giorni a Londra con Martina e Riccardo.

Riccardo: Anche per me è stata un’esperienza incredibile! Ci siamo confrontati con talenti provenienti da tutto il mondo. Ammetto che all’inizio sentivo un po' la “competizione”, ma una volta conosciuti gli altri ragazzi mi sono rilassato e me la sono goduta a pieno! Abbiamo già avuto occasione di rivedere qualcuno qui a Roma :)

 

Quali consigli dareste agli studenti che desiderano partecipare alla prossima edizione di UFLL?

Martina: Non farsi condizionare da qualsiasi tipo di inibitore come “non sono abbastanza, non sono all’altezza, non ho le competenze”. Io in primis mi stavo ponendo un limite, poi parlando con Riccardo Casa, che è stato sempre a nostra disposizione per sentirci e chiarire ogni dubbio e timore, mi sono convinta ad abbandonare la mia zona di comfort. Inoltre, consiglio di fare domande, tante e sempre, senza sentirsi da meno, è importante buttarsi e provare!

Gaia: Consiglierei a tutti di provare, osare e candidarsi. Inizialmente non mi sentivo all’altezza, anche in virtù del fatto che le due challenge fossero interamente in lingua inglese, ma sono contenta di non essermi posta questo limite perché non è un ostacolo alla partecipazione, anzi, è parte integrante della sfida.

Riccardo: Per me con questa esperienza non c’è niente da perdere, ma solo tanto da guadagnare. Consiglio a tutti di partecipare, di buttarsi e viversi a pieno ogni momento. Le opportunità sono tante e su più fronti!

Una challenge nazionale e una globale. Per Unilever, un’opportunità per scovare grandi talenti - per studenti e laureandi l’occasione di mettersi in gioco con un’azienda internazionale! Se sei curioso e vuoi capire di cosa stiamo parlando, dedica tre minuti alla lettura di questo articolo affinché sia tu, insieme al tuo team, il prossimo vincitore della Unilever Future Leaders’ Leauge.

Con noi, Martina, Gaia e Riccardo: 3 ragazzi, provenienti da 3 università diverse e 3 background differenti ma altresì complementari. Ecco gli ingredienti che hanno garantito, a questo giovane e talentuoso team, il successo della challenge nazionale della UFLL 2024!

 

Ciao Martina, Gaia e Riccardo! Innanzitutto, congratulazioni per aver vinto le UFLL Italian Finals! Ma partiamo dall’inizio: che cosa avete studiato e in quale università?

Martina: Ciao, piacere di conoscervi! Mi chiamo Martina, ho 23 anni e studio Business Administration all’Università di Roma Tor Vergata.

Gaia: Io mi chiamo Gaia, ho 24 anni e mi sono recentemente laureata in Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’Impresa presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e al momento lavoro come copywriter!

Riccardo: Piacere di conoscervi, sono Riccardo, ho 23 anni e mi sono laureato da poco anche io. Ho frequentato triennale e magistrale in Luiss, a Roma, e ora sto facendo uno stage in digital marketing.

 

Come siete venuti a conoscenza della challenge? Cosa vi ha spinti a mettervi in gioco? Vi conoscevate già?

Martina: Un professore di Strategic Management ha organizzato un incontro a Tor Vergata, in Università e Riccardo Casa - ​​Talent Advisor & Employer Branding Specialist di Unilever - ha presentato il format. Quando mi sono avvicinata a questo progetto per la prima volta non conoscevo Gaia e Riccardo - ma credo che sia stato proprio questo il bello della UFLL.

C’è un aneddoto che vorrei raccontare: a posteriori, ci siamo resi conto di frequentare abitualmente lo stesso bar all’Eur, un quartiere romano. Probabilmente siamo anche stati lì a studiare in contemporanea tantissime volte, eppure non ci siamo mai nè visti nè conosciuti prima. Beh, quel posto alla fine è diventato il luogo d’incontro in cui abbiamo realizzato il progetto e nel quale siamo diventati un team, anzi direi una brigata!

Gaia: Esatto, una vera e propria brigata. Non a caso il nome del nostro team, “La V3R0 Brigade”, richiama quello del bar.

Io ho conosciuto il progetto in una fase particolare del mio percorso accademico. Ero in sessione, ad un passo dalla laurea, quando iniziai a mandare svariate applications e su Joinrs ho trovato questa opportunità, così ho pensato di candidarmi. A valle di questa esperienza, devo dire che sono davvero contenta di averlo fatto e di essermi ritrovata a far parte di questa squadra!

Riccardo: Io sono entrato in contatto con questa challenge di Unilever sempre tramite l’università, nel mio caso appunto la Luiss. Sono interessato da sempre al settore del largo consumo e lo vedo come ambito di riferimento per il mio futuro lavorativo, quindi mi sono convinto a partecipare. Rispetto a quello che hanno detto le ragazze aggiungo che si, è vero non ci conoscevamo, ma abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, al di là del punto di ritrovo. Ci siamo completati a pieno ed è stato uno dei motivi, secondo me, per il quale siamo riusciti a portare avanti la challenge con questi risultati.

 

Raccontateci in cosa consisteva la challenge di quest’anno e come l’avete affrontata.

Gaia: La prima Challenge è stata quella nazionale. La consegna era incentrata sulla business unit "Unilever Food Solutions” e l’obiettivo era quello di entrare in contatto con i cosiddetti “chef 3.0”, appartenenti alla GenZ, con l’intento di comunicare loro i marchi e i prodotti trattati da Unilever Food Solutions e di interesse per la categoria professionale nella quale operano. Il tutto doveva essere pensato in ottica creativa e includere una strategia social, mirata a fidelizzare questi aspiranti chef.

Nel nostro caso, il punto di forza ha riguardato la parte di analisi dati. Infatti, abbiamo scelto di condurre un’analisi qualitativa somministrando dei questionari all’interno di diversi licei alberghieri, con ragazzi potenzialmente in target.

Riccardo: Una volta “portata a casa” la challenge nazionale, ci siamo imbattuti in quella globale. Per questo, siamo partiti tutti insieme per Londra in rappresentanza dell’Italia. 

La traccia della challenge globale prendeva spunto da un fenomeno globale. Nello specifico, da un fenomeno sociale: la diaspora di cittadini filippini in America e negli Emirati Arabi. Per questo motivo la business unit di Unilever International ci ha chiesto di pensare ad un progetto per cui la Lady’s Choice, Maionese tipicamente venduta nelle Filippine, potesse essere distribuita e commercializzata in due realtà spazio-tempo distanti dal mercato in cui era solita essere proposta. Anche in questo caso, a partire da un macro obiettivo e scegliendo l’America come mercato target, abbiamo realizzato la nostra strategia di prodotto a 360°.

 

Come vi ha supportati il team di Unilever?

Martina: Il Team Unilever è stato impeccabile nella comunicazione, nel darci le giuste informazioni e nel seguirci passo passo, sia in Italia che all’estero, quando siamo stati a Londra. È stato importante per noi sapere di avere un punto di riferimento costante.

Gaia: Anche io mi sono sentita seguita e accompagnata in quest'avventura in tutte le fasi. Non deve essere stato facile perché i team erano tanti, eppure abbiamo avuto la possibilità di fissare sempre dei momenti ad hoc con i referenti del progetto, in modo da chiarire eventuali dubbi o domande. Per Londra poi, è stato un sogno.. non vedevamo l’ora di partire!

Riccardo: Esatto, grazie ai diversi checkpoint periodici, che seguivano ogni step, avevamo la possibilità di fare tutte le domande del caso e avere riferimenti specifici sia per la parte progettuale che per la parte logistica quando poi siamo partiti per Londra.

 

Qual è stata la parte più sfidante e stimolante di questo progetto?

Martina: Per me la parte più stimolante di questo progetto è stata conoscerci come team! Creare un gruppo da zero, con skills completamente diverse, riconoscere le potenzialità di ognuno e lavorare insieme per crescere laddove avevamo delle carenze. La parte più sfidante, invece, è stata quella iniziale, per la raccolta dati. Abbiamo dovuto raccogliere dei dati attendibili per poter mettere a terra delle idee e questo ci ha portato via un pò di tempo, ma una volta ottenuti siamo riusciti a partire alla grande!

Gaia: Sicuramente non è stata un’esperienza facile. Soprattutto per quel che riguarda la challenge globale, dove siamo arrivati con un misto di emozioni contrastanti a dover rappresentare il nostro paese. Per questo, credo che la parte più sfidante di tutta la challenge sia stata proprio questa:ritrovarsi in una situazione atipica a lavorare su un progetto complesso, con un team appena formato. Dopo la challenge italiana ci siamo resi conto con più facilità di quelle che potevano essere le skills del singolo e su quale parte di progetto dovevamo puntare, anche se poi abbiamo lavorato in sinergia.

Riccardo: Sicuramente un altro elemento non da sottovalutare è il tempo. Non è stato facile e non era scontato che fossimo in grado d’incastrare gli impegni accademici, e non solo, di tutti e tre. Il fatto di esserci riusciti, ci ha permesso di aiutarci reciprocamente sia sulla challenge nazionale che su quella globale.

 

Dopo la finale italiana siete volati a Londra per la challenge globale. Come avete vissuto questa esperienza e quali sono state le vostre sensazioni?

Martina: Tutto molto emozionante, direi anche tutto molto veloce. Il tempo lì è volato, ma sento che mi ha cambiato in qualche modo, mi ha aiutata a crescere. Inoltre è stato super costruttivo: una volta a Londra abbiamo interagito con persone estremamente brillanti, con punti di vista completamente diversi dal nostro. È stato interessante vedere come altri team, di paesi diversi, abbiano affrontato il progetto condividendo una chiave di lettura a noi inedita.

Gaia: Spensieratezza e networking! Mi porto a casa l'entusiasmo indescrivibile di essere stata lì e di aver potuto conoscere tante persone da tutto il mondo. Solo sull’aereo di ritorno mi sono resa conto della grandezza di quello che avevo vissuto in quei tre giorni a Londra con Martina e Riccardo.

Riccardo: Anche per me è stata un’esperienza incredibile! Ci siamo confrontati con talenti provenienti da tutto il mondo. Ammetto che all’inizio sentivo un po' la “competizione”, ma una volta conosciuti gli altri ragazzi mi sono rilassato e me la sono goduta a pieno! Abbiamo già avuto occasione di rivedere qualcuno qui a Roma :)

 

Quali consigli dareste agli studenti che desiderano partecipare alla prossima edizione di UFLL?

Martina: Non farsi condizionare da qualsiasi tipo di inibitore come “non sono abbastanza, non sono all’altezza, non ho le competenze”. Io in primis mi stavo ponendo un limite, poi parlando con Riccardo Casa, che è stato sempre a nostra disposizione per sentirci e chiarire ogni dubbio e timore, mi sono convinta ad abbandonare la mia zona di comfort. Inoltre, consiglio di fare domande, tante e sempre, senza sentirsi da meno, è importante buttarsi e provare!

Gaia: Consiglierei a tutti di provare, osare e candidarsi. Inizialmente non mi sentivo all’altezza, anche in virtù del fatto che le due challenge fossero interamente in lingua inglese, ma sono contenta di non essermi posta questo limite perché non è un ostacolo alla partecipazione, anzi, è parte integrante della sfida.

Riccardo: Per me con questa esperienza non c’è niente da perdere, ma solo tanto da guadagnare. Consiglio a tutti di partecipare, di buttarsi e viversi a pieno ogni momento. Le opportunità sono tante e su più fronti!