Avete mai avuto paura di non farcela? Di non essere all’altezza?
Io Sì. E dubito che non sia capitato almeno una volta nella vita a ognuno di voi.
Come probabilmente sarà successo a tutti di sentirsi fuori luogo, piccoli di fronte a un mondo estraneo, di cui non si aveva conoscenza. É normale.
L’importante è che scatti quel meccanismo opposto, in cui la paura non sia un ostacolo, ma al contrario ti dia la forza di andare oltre, di attraversare e perforare quel mondo.
Così, con la fame di sapere negli occhi, con lo studio, la dedizione e la curiosità ti appassioni a quello stesso mondo e lo fai TUO.
Ma soprattutto non bisogna avere paura di chiedere aiuto, di confrontarsi, per timore di essere giudicati.
Scegliere di fare il Consulente Finanziario, per ME, è stato tutto questo.
Tutto è iniziato da un esame universitario dal nome “Private Banking”, messo nel piano di studi perché mi incuriosiva, senza comprendere però davvero la realtà che ci stesse dietro. Di fatti, è stato uno degli esami più difficili per me, ancora ringrazio i miei colleghi di corso che sono stati essenziali. Allo stesso tempo però è stata una scoperta, anzi la MIA scoperta.
Da quell’esame tante cose sono cambiate, ho rafforzato il mio bagaglio di conoscenze ed esperienze.
Prima uno stage in KPMG in cui ho revisionato Intesa San Poalo Private Banking, poi un altro in SanPaolo Invest, per approdare in fine in Fideuram ed avere l’onore di essere selezionata per la prima edizione del progetto PWAssistant.
Insomma, da quel mondo non ne sono più uscita, anzi.
Amo l’idea di poter aiutare le persone a raggiungere i loro obiettivi finanziari, ma soprattutto di VITA, attraverso una pianificazione personalizzata e adeguata ad ogni esigenza. Amo l’idea di poter essere un punto di riferimento per i miei clienti, della serie che se hanno un problema basta una telefonata per trovare una soluzione insieme.
Attenzione, ho detto INSIEME perché credo vivamente che un consulente finanziario non debba sostituirsi al cliente nelle sue scelte. È un lavoro intrinseco che deve essere fatto all’unisono. Come in qualsiasi relazione, ci si deve scegliere a vicenda e quello che non deve mai mancare è la fiducia reciproca.
Una volta, in uno dei tanti corsi di formazione Fideuram, mi chiesero di immaginare di dover spiegare il ruolo del consulente finanziario a un bambino.
Inizialmente mi venne da sorridere, perché già è difficile spiegarlo a un adulto - visto che nell’immaginario collettivo è ben designato di cosa si occupi un avvocato, un commercialista, un dentista e così via, ma non cosa faccia un consulente finanziario - figuriamoci spiegarlo a un bambino.
Di difficile in realtà, c’è ben poco.
La prima cosa che mi verrebbe da chiedergli è: "se hai un giocattolo preferito a cui tieni tanto e devi lasciarlo in custodia a qualcuno, a chi lo lasceresti?"
Sono certa che la risposta sarebbe alla mamma o al papà, perché il bambino dei suoi genitori si fida e sa che agirebbero nel suo interesse, ma soprattutto sa che sono lì pronti ad aiutarlo in ogni circostanza e a prendersi cura di lui e del suo giocattolo e a supportalo in ogni sua scelta e nella crescita.
Ecco, con questo non voglio dire che un consulente debba essere considerato come un genitore, che sia chiaro, ma un BUON consulente, agirà sempre nei vostri interessi perché alla fine saranno anche i suoi.
Sono convinta che il valore aggiunto che un consulente possa generare per i suoi clienti sarà sempre più evidente. Soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo ora, in cui avere una guida lucida da seguire è essenziale per non commettere errori dovuti ai bias cognitivi che appartengono a ognuno di noi.
Ringrazio il collega senior Edoardo Momini per avermi accolta nel team da lui coordinato e ci tengo a sottolineare l’importanza di unire le forze per offrire una consulenza sempre più di qualità, che non si identifica in una mera vendita di prodotti finanziari, anzi.
Noi ci siamo, siamo pronti e determinati a indicarvi la strada giusta attraverso quella che Richard H. Thaler – vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2017- definisce la “spinta gentile”.
Avete mai avuto paura di non farcela? Di non essere all’altezza?
Io Sì. E dubito che non sia capitato almeno una volta nella vita a ognuno di voi.
Come probabilmente sarà successo a tutti di sentirsi fuori luogo, piccoli di fronte a un mondo estraneo, di cui non si aveva conoscenza. É normale.
L’importante è che scatti quel meccanismo opposto, in cui la paura non sia un ostacolo, ma al contrario ti dia la forza di andare oltre, di attraversare e perforare quel mondo.
Così, con la fame di sapere negli occhi, con lo studio, la dedizione e la curiosità ti appassioni a quello stesso mondo e lo fai TUO.
Ma soprattutto non bisogna avere paura di chiedere aiuto, di confrontarsi, per timore di essere giudicati.
Scegliere di fare il Consulente Finanziario, per ME, è stato tutto questo.
Tutto è iniziato da un esame universitario dal nome “Private Banking”, messo nel piano di studi perché mi incuriosiva, senza comprendere però davvero la realtà che ci stesse dietro. Di fatti, è stato uno degli esami più difficili per me, ancora ringrazio i miei colleghi di corso che sono stati essenziali. Allo stesso tempo però è stata una scoperta, anzi la MIA scoperta.
Da quell’esame tante cose sono cambiate, ho rafforzato il mio bagaglio di conoscenze ed esperienze.
Prima uno stage in KPMG in cui ho revisionato Intesa San Poalo Private Banking, poi un altro in SanPaolo Invest, per approdare in fine in Fideuram ed avere l’onore di essere selezionata per la prima edizione del progetto PWAssistant.
Insomma, da quel mondo non ne sono più uscita, anzi.
Amo l’idea di poter aiutare le persone a raggiungere i loro obiettivi finanziari, ma soprattutto di VITA, attraverso una pianificazione personalizzata e adeguata ad ogni esigenza. Amo l’idea di poter essere un punto di riferimento per i miei clienti, della serie che se hanno un problema basta una telefonata per trovare una soluzione insieme.
Attenzione, ho detto INSIEME perché credo vivamente che un consulente finanziario non debba sostituirsi al cliente nelle sue scelte. È un lavoro intrinseco che deve essere fatto all’unisono. Come in qualsiasi relazione, ci si deve scegliere a vicenda e quello che non deve mai mancare è la fiducia reciproca.
Una volta, in uno dei tanti corsi di formazione Fideuram, mi chiesero di immaginare di dover spiegare il ruolo del consulente finanziario a un bambino.
Inizialmente mi venne da sorridere, perché già è difficile spiegarlo a un adulto - visto che nell’immaginario collettivo è ben designato di cosa si occupi un avvocato, un commercialista, un dentista e così via, ma non cosa faccia un consulente finanziario - figuriamoci spiegarlo a un bambino.
Di difficile in realtà, c’è ben poco.
La prima cosa che mi verrebbe da chiedergli è: "se hai un giocattolo preferito a cui tieni tanto e devi lasciarlo in custodia a qualcuno, a chi lo lasceresti?"
Sono certa che la risposta sarebbe alla mamma o al papà, perché il bambino dei suoi genitori si fida e sa che agirebbero nel suo interesse, ma soprattutto sa che sono lì pronti ad aiutarlo in ogni circostanza e a prendersi cura di lui e del suo giocattolo e a supportalo in ogni sua scelta e nella crescita.
Ecco, con questo non voglio dire che un consulente debba essere considerato come un genitore, che sia chiaro, ma un BUON consulente, agirà sempre nei vostri interessi perché alla fine saranno anche i suoi.
Sono convinta che il valore aggiunto che un consulente possa generare per i suoi clienti sarà sempre più evidente. Soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo ora, in cui avere una guida lucida da seguire è essenziale per non commettere errori dovuti ai bias cognitivi che appartengono a ognuno di noi.
Ringrazio il collega senior Edoardo Momini per avermi accolta nel team da lui coordinato e ci tengo a sottolineare l’importanza di unire le forze per offrire una consulenza sempre più di qualità, che non si identifica in una mera vendita di prodotti finanziari, anzi.
Noi ci siamo, siamo pronti e determinati a indicarvi la strada giusta attraverso quella che Richard H. Thaler – vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2017- definisce la “spinta gentile”.