Enel

Pubblicato il 14 Oct 2021
Pubblicato il 14 Oct 2021
Persone oltre il job title. L’intervista a Valerio Covicchio

Persone oltre il job title. L’intervista a Valerio Covicchio


Quale percorso di studi hai seguito e cosa ti ha portato a sceglierlo?

Appena finito il liceo scientifico la scelta della facoltà non fu facile, ero molto combattuto tra scelte apparentemente molto diverse: Fisica, Psicologia e Filosofia. Alla fine, mi sono iscritto al dipartimento di Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma. Durante il primo anno ho appreso moltissimo sulle materie di base come Matematica, Meccanica, Statistica e le basi della programmazione. Nonostante fossi affascinato da materie, contesto e professori, verso la fine del primo anno avevo intuito che quella non era la mia strada. Mi ero infatti innamorato del concetto di Energia e delle sue applicazioni per cui, armato degli esami conseguiti fino a quel momento, ho effettuato il test d’ingresso al Dipartimento di Ingegneria per poter accedere in corsa al secondo anno di Ingegneria Energetica.

Se da una parte quella “deviazione di percorso” comportò moltissime ore di studio per recuperare gli esami arretrati, dall’altra mi resi conto di quanto quell’esperienza, fuori dall’iter di studi canonico, mi stesse agevolando nel mio percorso. Ad esempio, le competenze di programmazione apprese a Fisica, a quel tempo non obbligatorie nel percorso dei miei colleghi ingegneri, mi permisero di essere l’unico a vincere un bando ed essere remunerato per la mia tesi triennale.
Nei 4 anni successivi ho recuperato tutti gli esami laureandomi, prima alla triennale e poi alla magistrale, con molti sacrifici, ma con il massimo del riconoscimento.

Cosa consiglieresti a una ragazza o un ragazzo che stanno per scegliere un percorso di studi?

Quello che sento di consigliare è di approfondire le tematiche che vi appassionano senza aver paura di non seguire un percorso “già tracciato” poiché le eventuali deviazioni si potrebbero rivelare un giorno indispensabili nell’esprimere la vostra unicità e così permettervi di raggiungere ottimi risultati e una piena soddisfazione personale.

Quale è stato il tuo percorso in azienda e di cosa ti occupi ora?

Oggi dopo aver lavorato in quattro società del settore energetico, all’interno di Enel X- la business line globale del Gruppo che fornisce prodotti e servizi innovativi al servizio della trasformazione energetica - mi occupo di supportare le aziende nel trovare soluzioni per la transizione energetica.

Mi piacerebbe molto potervi dire “Nella vita faccio il [Job title]”, ma non posso.
Fino a non molti anni fa era normale pensare che qualcuno ricoprisse lo stesso ruolo e funzione per 5,10, anche 20 anni e che quindi potesse definire con certezza il nome del suo lavoro.
Mi sento di poter dire che nel mondo del lavoro questo sta cambiando. Quello che conta molto oggi in azienda è ciò che sai fare bene e come tu riesca rapidamente ad adattarti ai cambiamenti del contesto per la buona riuscita di un progetto. Questo spesso richiede nuovi modi di lavorare, appiattimento delle gerarchie e grande fluidità nei ruoli. Insomma, conta molto poco il tuo Job title ed è molto difficile, se non riduttivo, trovarne uno parlante.

Ci fai un esempio concreto?

Eccolo:  in Enel in poco più di 3 anni ho avuto la possibilità di:

- Ricoprire due ruoli in due società diverse del Gruppo
- Partecipare a 2 community tecnologiche
- Diventare docente e facilitatore di tecniche di innovazione
- Essere coordinatore di un progetto di innovazione digitale

Tutto questo gestendo il mio tempo in base alle priorità del momento. Questa fluidità di ruoli è possibile perché Enel offre, a chi ha voglia di mettersi in gioco, moltissime strade per la crescita, la formazione, lo sviluppo e l’imprenditorialità d'azienda.

Su quest'ultima infatti Enel sponsorizza da anni l'"intrapreneurship".

Che cos’è l’imprenditorialità, e come si può acquisire questa soft skill?

L'intrapreneur è quel dipendente-imprenditore che, a valle di un percorso iterativo di ideazione-test-prototipazione propone all'azienda un'idea imprenditoriale, anche del tutto slegata dal suo ruolo attuale in azienda, chiedendo a quest’ultima di supportarla.
Questo permette da una parte ai dipendenti con ottime idee imprenditoriali di non lasciare l’attività e farsi carico del rischio d'impresa e dall’altro all'azienda di non perdere risorse e buone idee!
Infine, qualora si volesse dare una virata al proprio percorso esiste una piattaforma che permette di vedere le posizioni libere all'interno di Enel e applicare per cogliere nuove opportunità di crescita. Insomma, a chi è molto curioso come me, auguro di trovare un ambiente vario e dinamico, in cui i semi delle vostre passioni possano sempre trovare un terreno adatto in cui sbocciare. 

Quanto consideri importante laurearsi in tempo rispetto ad aspirare ad un voto alto?

Laurearsi velocemente è molto importante, nonostante ciò, io ad esempio ho scelto volontariamente di non laurearmi in tempo. Mi spiego meglio. A 4 mesi dalla laurea avevo una tesi pronta e tre esami mancanti, due dei quali già preparati, avrei potuto conseguire la laurea magistrale nei canonici 2 anni. Tutto è cambiato però quando ho saputo di aver vinto una borsa di studio Erasmus per un semestre di studio in Svezia. Decisi così di abbandonare l’obiettivo di laurearmi in tempo preferendo la possibilità di fare un’esperienza formativa sia a livello professionale che personale.

È importante attivarsi con le aziende durante l’università?

Si, credo sia molto importante, nel mio percorso è stato fondamentale. Un giorno il mio docente ha ospitato un workshop di un’azienda invitata a tenere una lezione. Quel giorno ho preso i contatti con il relatore e alcuni giorni dopo ho proposto un argomento di tesi di mio interesse che sapevo fosse utile alla sua azienda. La tesi è diventata uno stage post laurea e poi lo stage è diventato un contratto. Se a fine lezione non mi fossi alzato per chiedere i contatti del relatore avrei perso una grande opportunità.

Un’attitudine molto importante nel mondo del lavoro è la proattività. Proporsi proattivamente invece di attendere una richiesta è fondamentale, sia per evitare di dover accettare richieste che non alimentano le nostre passioni sia per aumentare la probabilità di trovare la strada giusta.

È importante avere esperienze di lavoro durante lo studio?

Non è fondamentale, ma sono indice del fatto che sapete organizzare bene il vostro tempo ed essere responsabili. Non solo per attività lavorative legate al percorso di studio, ma anche a qualsiasi tipo di lavoro voi svolgiate durante il periodo universitario, come anche attività sportive o di volontariato. Quindi consiglio sempre di inserire questo tipo di attività collegandole a una caratteristica comportamentale che quella esperienza ha rafforzato in voi.

In parole semplici, se avete impartito ripetizioni private per anni questo può aver rafforzato la capacità di comunicare concetti complessi con interlocutori con formazione diversa oppure se avete lavorato come cameriere potrete descrivere come questa esperienza abbia rafforzato la vostra capacità di prioritizzare e quella di gestire dello stress.

Che consiglio daresti per la creazione del curriculum?

Non c’è una formula magica. Ogni azienda basa la fase di selezione su priorità diverse. Mi sento di consigliare in generale di:

- Essere sinceri. Essere sinceri su chi si è e quali sono le proprie peculiarità (professionali e personali) è sempre il modo più efficace per trovare un impiego. Ricordatevi che il colloquio è un momento di selezione per entrambe le parti.

 - Distinguersi. Cercate di distinguervi senza esagerare. Non dovete dimostrare di essere i migliori ma solo i migliori per quella determinata posizione.

 - Personalizzare. Il CV andrebbe riscritto per ogni candidatura in base alle richieste dell’azienda per evidenziare quali delle vostre caratteristiche possono essere aderenti al ruolo.

Hai qualche “tip” per affrontare un colloquio?

Anche qui non ci sono strategie che garantiscono il successo ma solo accortezze di buon senso.  

- Studiate l’azienda. Cercate informazioni su Google, come ad esempio i prodotti e i servizi offerti, i mercati in cui operano, l’azionariato, etc.
- Studiate la mission e la cultura aziendale. Segnatevi ciò che avete apprezzato e condividete cosa vi motiverebbe a lavorare per quell’azienda.
- Spiegate perché pensate di essere utili per gli obiettivi dell’azienda e quale contributo volete portare. 
- Raccontate una storia! Cercate di non elencare fatti, ma di raccontare una storia. La differenza tra i due è che l’elenco è una serie di fatti, la storia, invece, è una serie di stati emotivi che attraversano quei fatti. Se riuscite a emozionare e coinvolgere l’ascoltatore con la storia del vostro percorso questo sarà molto più facilmente ricordabile.
- Fate più colloqui possibile. All’inizio fate anche qualche colloquio che non vi interessa particolarmente, vi faranno sentire più confidenti e meno agitati quando affronterete quello di interesse.
- Divertitevi! Non bisogna essere seriosi per essere seri. Un sorriso è sintomo di gentilezza e sicurezza.

In sintesi cosa suggeriresti ai neolaureati che entrano nel mondo del lavoro?

Credo ci sia una premessa importante da fare: all’inizio qualsiasi esperienza è una fonte di grande apprendimento che va affrontata con curiosità e umiltà.

Contestualmente però invito sempre a ricordare che siete voi stessi a definire il vostro percorso ed il vostro valore. Consiglio quindi di scegliere aziende per cui potete essere orgogliosi di lavorare, i cui valori sono affini ai vostri.

Quale percorso di studi hai seguito e cosa ti ha portato a sceglierlo?

Appena finito il liceo scientifico la scelta della facoltà non fu facile, ero molto combattuto tra scelte apparentemente molto diverse: Fisica, Psicologia e Filosofia. Alla fine, mi sono iscritto al dipartimento di Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma. Durante il primo anno ho appreso moltissimo sulle materie di base come Matematica, Meccanica, Statistica e le basi della programmazione. Nonostante fossi affascinato da materie, contesto e professori, verso la fine del primo anno avevo intuito che quella non era la mia strada. Mi ero infatti innamorato del concetto di Energia e delle sue applicazioni per cui, armato degli esami conseguiti fino a quel momento, ho effettuato il test d’ingresso al Dipartimento di Ingegneria per poter accedere in corsa al secondo anno di Ingegneria Energetica.

Se da una parte quella “deviazione di percorso” comportò moltissime ore di studio per recuperare gli esami arretrati, dall’altra mi resi conto di quanto quell’esperienza, fuori dall’iter di studi canonico, mi stesse agevolando nel mio percorso. Ad esempio, le competenze di programmazione apprese a Fisica, a quel tempo non obbligatorie nel percorso dei miei colleghi ingegneri, mi permisero di essere l’unico a vincere un bando ed essere remunerato per la mia tesi triennale.
Nei 4 anni successivi ho recuperato tutti gli esami laureandomi, prima alla triennale e poi alla magistrale, con molti sacrifici, ma con il massimo del riconoscimento.

Cosa consiglieresti a una ragazza o un ragazzo che stanno per scegliere un percorso di studi?

Quello che sento di consigliare è di approfondire le tematiche che vi appassionano senza aver paura di non seguire un percorso “già tracciato” poiché le eventuali deviazioni si potrebbero rivelare un giorno indispensabili nell’esprimere la vostra unicità e così permettervi di raggiungere ottimi risultati e una piena soddisfazione personale.

Quale è stato il tuo percorso in azienda e di cosa ti occupi ora?

Oggi dopo aver lavorato in quattro società del settore energetico, all’interno di Enel X- la business line globale del Gruppo che fornisce prodotti e servizi innovativi al servizio della trasformazione energetica - mi occupo di supportare le aziende nel trovare soluzioni per la transizione energetica.

Mi piacerebbe molto potervi dire “Nella vita faccio il [Job title]”, ma non posso.
Fino a non molti anni fa era normale pensare che qualcuno ricoprisse lo stesso ruolo e funzione per 5,10, anche 20 anni e che quindi potesse definire con certezza il nome del suo lavoro.
Mi sento di poter dire che nel mondo del lavoro questo sta cambiando. Quello che conta molto oggi in azienda è ciò che sai fare bene e come tu riesca rapidamente ad adattarti ai cambiamenti del contesto per la buona riuscita di un progetto. Questo spesso richiede nuovi modi di lavorare, appiattimento delle gerarchie e grande fluidità nei ruoli. Insomma, conta molto poco il tuo Job title ed è molto difficile, se non riduttivo, trovarne uno parlante.

Ci fai un esempio concreto?

Eccolo:  in Enel in poco più di 3 anni ho avuto la possibilità di:

- Ricoprire due ruoli in due società diverse del Gruppo
- Partecipare a 2 community tecnologiche
- Diventare docente e facilitatore di tecniche di innovazione
- Essere coordinatore di un progetto di innovazione digitale

Tutto questo gestendo il mio tempo in base alle priorità del momento. Questa fluidità di ruoli è possibile perché Enel offre, a chi ha voglia di mettersi in gioco, moltissime strade per la crescita, la formazione, lo sviluppo e l’imprenditorialità d'azienda.

Su quest'ultima infatti Enel sponsorizza da anni l'"intrapreneurship".

Che cos’è l’imprenditorialità, e come si può acquisire questa soft skill?

L'intrapreneur è quel dipendente-imprenditore che, a valle di un percorso iterativo di ideazione-test-prototipazione propone all'azienda un'idea imprenditoriale, anche del tutto slegata dal suo ruolo attuale in azienda, chiedendo a quest’ultima di supportarla.
Questo permette da una parte ai dipendenti con ottime idee imprenditoriali di non lasciare l’attività e farsi carico del rischio d'impresa e dall’altro all'azienda di non perdere risorse e buone idee!
Infine, qualora si volesse dare una virata al proprio percorso esiste una piattaforma che permette di vedere le posizioni libere all'interno di Enel e applicare per cogliere nuove opportunità di crescita. Insomma, a chi è molto curioso come me, auguro di trovare un ambiente vario e dinamico, in cui i semi delle vostre passioni possano sempre trovare un terreno adatto in cui sbocciare. 

Quanto consideri importante laurearsi in tempo rispetto ad aspirare ad un voto alto?

Laurearsi velocemente è molto importante, nonostante ciò, io ad esempio ho scelto volontariamente di non laurearmi in tempo. Mi spiego meglio. A 4 mesi dalla laurea avevo una tesi pronta e tre esami mancanti, due dei quali già preparati, avrei potuto conseguire la laurea magistrale nei canonici 2 anni. Tutto è cambiato però quando ho saputo di aver vinto una borsa di studio Erasmus per un semestre di studio in Svezia. Decisi così di abbandonare l’obiettivo di laurearmi in tempo preferendo la possibilità di fare un’esperienza formativa sia a livello professionale che personale.

È importante attivarsi con le aziende durante l’università?

Si, credo sia molto importante, nel mio percorso è stato fondamentale. Un giorno il mio docente ha ospitato un workshop di un’azienda invitata a tenere una lezione. Quel giorno ho preso i contatti con il relatore e alcuni giorni dopo ho proposto un argomento di tesi di mio interesse che sapevo fosse utile alla sua azienda. La tesi è diventata uno stage post laurea e poi lo stage è diventato un contratto. Se a fine lezione non mi fossi alzato per chiedere i contatti del relatore avrei perso una grande opportunità.

Un’attitudine molto importante nel mondo del lavoro è la proattività. Proporsi proattivamente invece di attendere una richiesta è fondamentale, sia per evitare di dover accettare richieste che non alimentano le nostre passioni sia per aumentare la probabilità di trovare la strada giusta.

È importante avere esperienze di lavoro durante lo studio?

Non è fondamentale, ma sono indice del fatto che sapete organizzare bene il vostro tempo ed essere responsabili. Non solo per attività lavorative legate al percorso di studio, ma anche a qualsiasi tipo di lavoro voi svolgiate durante il periodo universitario, come anche attività sportive o di volontariato. Quindi consiglio sempre di inserire questo tipo di attività collegandole a una caratteristica comportamentale che quella esperienza ha rafforzato in voi.

In parole semplici, se avete impartito ripetizioni private per anni questo può aver rafforzato la capacità di comunicare concetti complessi con interlocutori con formazione diversa oppure se avete lavorato come cameriere potrete descrivere come questa esperienza abbia rafforzato la vostra capacità di prioritizzare e quella di gestire dello stress.

Che consiglio daresti per la creazione del curriculum?

Non c’è una formula magica. Ogni azienda basa la fase di selezione su priorità diverse. Mi sento di consigliare in generale di:

- Essere sinceri. Essere sinceri su chi si è e quali sono le proprie peculiarità (professionali e personali) è sempre il modo più efficace per trovare un impiego. Ricordatevi che il colloquio è un momento di selezione per entrambe le parti.

 - Distinguersi. Cercate di distinguervi senza esagerare. Non dovete dimostrare di essere i migliori ma solo i migliori per quella determinata posizione.

 - Personalizzare. Il CV andrebbe riscritto per ogni candidatura in base alle richieste dell’azienda per evidenziare quali delle vostre caratteristiche possono essere aderenti al ruolo.

Hai qualche “tip” per affrontare un colloquio?

Anche qui non ci sono strategie che garantiscono il successo ma solo accortezze di buon senso.  

- Studiate l’azienda. Cercate informazioni su Google, come ad esempio i prodotti e i servizi offerti, i mercati in cui operano, l’azionariato, etc.
- Studiate la mission e la cultura aziendale. Segnatevi ciò che avete apprezzato e condividete cosa vi motiverebbe a lavorare per quell’azienda.
- Spiegate perché pensate di essere utili per gli obiettivi dell’azienda e quale contributo volete portare. 
- Raccontate una storia! Cercate di non elencare fatti, ma di raccontare una storia. La differenza tra i due è che l’elenco è una serie di fatti, la storia, invece, è una serie di stati emotivi che attraversano quei fatti. Se riuscite a emozionare e coinvolgere l’ascoltatore con la storia del vostro percorso questo sarà molto più facilmente ricordabile.
- Fate più colloqui possibile. All’inizio fate anche qualche colloquio che non vi interessa particolarmente, vi faranno sentire più confidenti e meno agitati quando affronterete quello di interesse.
- Divertitevi! Non bisogna essere seriosi per essere seri. Un sorriso è sintomo di gentilezza e sicurezza.

In sintesi cosa suggeriresti ai neolaureati che entrano nel mondo del lavoro?

Credo ci sia una premessa importante da fare: all’inizio qualsiasi esperienza è una fonte di grande apprendimento che va affrontata con curiosità e umiltà.

Contestualmente però invito sempre a ricordare che siete voi stessi a definire il vostro percorso ed il vostro valore. Consiglio quindi di scegliere aziende per cui potete essere orgogliosi di lavorare, i cui valori sono affini ai vostri.