ALTEN Italia

Pubblicato il 13 May 2021
Pubblicato il 13 May 2021
ALTEN, l’ambiente giusto dove confrontarsi con nuove sfide

ALTEN, l’ambiente giusto dove confrontarsi con nuove sfide


Sono Francesca, ho una Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica e sono Sviluppatore Embedded per ALTEN da circa un anno e mezzo.

 

In cosa consiste il progetto su cui stai lavorando e che ruolo ricopri all’interno del progetto?

Quando ho iniziato a lavorare in ALTEN, sono stata subito inserita nel team di cui faccio attualmente parte. Inizialmente ho lavorato ad alcuni progetti già in corso, occupandomi principalmente della risoluzione di alcune criticità, poi ho avuto la possibilità di prendere parte a nuovi progetti fin dalle prime fasi di sviluppo. Attualmente sto lavorando come sviluppatore embedded alla realizzazione di un AVAS, ovvero un sistema di segnalazione acustica per auto ibride ed elettriche, concepito come dispositivo di sicurezza per la circolazione di veicoli che hanno la caratteristica di non emettere rumore.

 

Com’è il Team con cui lavori e qual è l’aspetto che più ti piace dell’attività che svolgi? 

Il team con cui lavoro è composto da circa una decina di persone che si occupano delle diverse fasi del processo di sviluppo del software. Alcuni colleghi hanno avuto percorsi di studi ed esperienze professionali differenti dalle mie, altri provengono da diverse parti del mondo. La possibilità di lavorare insieme a tutti loro è sicuramente un privilegio per me, perché credo che collaborare e condividere idee e prospettive diverse su uno stesso problema, in ambito lavorativo e non, sia la chiave giusta per trovare soluzioni nuove e per arricchirsi anche dal punto di vista personale. Credo anche che l’ambiente di lavoro sia fondamentale per poter svolgere al meglio la propria attività, e devo dire che sono stata davvero fortunata a trovare un gruppo di colleghi così giovane, collaborativo e propositivo, che fin da subito mi ha fatta sentire parte della squadra, permettendomi di lavorare in un clima di armonia, stima e fiducia reciproca.

Uno degli aspetti che più mi piace dell’attività che svolgo è quello di collaborare per la realizzazione di grandi progetti e di vederne direttamente i risultati in prima persona. Pensare che un domani potrei avere installato sulla mia automobile un dispositivo che ho contribuito, anche in piccola parte, a realizzare, è per me molto stimolante e motivo di grande soddisfazione.

 

Quali sono I tuoi obiettivi a breve-medio termine?

Il mio obiettivo nel breve-medio termine è sicuramente quello di crescere professionalmente, di imparare quanto più possibile e di acquisire sempre più esperienza per poter affrontare al meglio i progetti che attualmente seguo e quelli che mi verranno affidati in futuro.

 

Come è nato il tuo interesse per l’ingegneria? Si è trattata di vocazione?

Ripercorrendo oggi il percorso che mi ha portata fino a qui, devo dire che fin da quando ero piccola ho sempre pensato che avrei scelto all’università una facoltà STEM, dato che alle materie umanistiche preferivo quelle scientifiche. Fra i banchi di scuola, matematica e fisica sono state sicuramente le materie che più mi coinvolgevano e mi davano soddisfazione, tanto che inizialmente la mia idea era proprio quella di iscrivermi a Matematica. Decisi con certezza che avrei studiato Ingegneria dopo che a mio padre fu impiantato un pacemaker che gli salvò letteralmente la vita. Non so se si può parlare di vocazione, ma di sicuro questo evento ha fatto scattare in me qualcosa. Ero consapevole di quanto i progressi e le innovazioni tecnologiche, anche in ambito medico, fossero stati importanti per me in quel momento ed ero sicura che, in futuro, mi sarebbe piaciuto lavorare nell’ambito della tecnologia e toccare con mano la realizzazione di macchinari e dispositivi che potessero essere di aiuto per gli altri. Devo dire che da lì la scelta di iscrivermi alla facoltà di Ingegneria Biomedica è stata piuttosto semplice, infatti già in quarta superiore superai il test di ingresso per il Politecnico di Milano. La passione per l’elettronica e per l’informatica è arrivata poi più avanti, dopo qualche anno al Politecnico, tanto che come tesi di laurea scelsi proprio la progettazione e sviluppo di un dispositivo embedded. Anche se ho studiato Ingegneria Biomedica, adesso lavoro in un settore diverso rispetto a quello in cui mi sono specializzata, quello dell’Automotive. Non vedo questo come un limite, anzi, il bello della preparazione che ti dà la facoltà di Ingegneria è la sua estrema versatilità. Con lo stesso approccio pratico e metodico, tutti gli strumenti e le conoscenze tecniche apprese in un ambito possono essere sfruttati e riadattati per risolvere problemi e progettare soluzioni anche in settori completamente differenti.

 

Come ricordi il periodo universitario?

Il ricordo del periodo universitario è per me abbastanza recente, e devono dire che ripenso agli anni trascorsi in università con grande felicità e soddisfazione. È sicuramente stato un percorso non sempre semplice, intenso e molto impegnativo, ed oggi sono fiera di essere arrivata fino in fondo.

 

Pensi che, quella dell’ingegnere, sia ancora una figura/carriera principalmente associata agli uomini, o hai notato un cambiamento in questa tendenza?

Penso che un cambio di rotta ci sia stato negli ultimi tempi. Ricordo che quando mi sono iscritta alla facoltà di Ingegneria, io stessa mi sorpresi per il gran numero di donne che trovai al mio fianco come colleghe. Credo che questo rappresenti un primo segnale che i “pregiudizi” che tengono lontane tante ragazze dall’aspirazione di intraprendere questa carriera si stiano piano piano affievolendo. A mio parere, oggi la figura dell’Ingegnere risulta ancora associata prevalentemente agli uomini più per una questione di “abitudine”, dato che numericamente siamo ancora in poche. Se ci fossero più donne a lavorare in questo settore, non ci sarebbe tanto stupore nell’apprendere, ad esempio, che anche ad una donna possa affascinare l’elettronica.

 

Hai incontrato delle difficoltà od ostacoli a causa dell’essere una donna ingegnere?

In tutta sincerità non ho trovato grandi ostacoli durante il mio percorso universitario, o meglio, non più di quelli che credo abbiano trovato i miei colleghi uomini. Piuttosto, credo che uno degli ostacoli più grandi sia quello che si incontra prima di iscriversi ad una certa facoltà, nel momento in cui si deve fare una scelta che ancora oggi dà qualche perplessità e preoccupazione in più alle ragazze rispetto alla decisione di intraprendere altri percorsi di studi. Personalmente non ho mai percepito l’essere donna come un limite o come un freno per le scelte che ho fatto. I miei genitori mi hanno sempre spronata a scegliere con grande libertà e serenità la strada che ritenevo più giusta per me, sicuri che con passione e dedizione avrei potuto affrontare ogni tipo di percorso. Per quanto riguarda il mondo del lavoro, non ho trovato difficoltà nel mio inserimento professionale e fortunatamente non mi sono mai sentita valutata in maniera differente in quanto donna. Ora come ora sono molto contenta, fin da subito mi è stato affidato un progetto in prima persona e questo mi ha fatto capire di essere apprezzata e che c’è piena fiducia nei miei confronti.

Penso che la direzione verso la quale ci stiamo muovendo sia quella di un’apertura sempre maggiore verso l’ingresso e l’affermazione di donne anche in ambiti professionali che finora sono stati prevalentemente maschili. Un esempio è proprio la realtà che vivo adesso in ALTEN, ovvero quella di una bella collaborazione professionale tra uomini e donne in settori come quello dell’Automotive, dell’Aerospace, del Railway e IT. Mi auguro che questo possa essere da stimolo per molte ragazze ad intraprendere senza timore un percorso di studi coerente con le loro ambizioni e passioni, anche se questo coincide con le facoltà di Ingegneria che storicamente contano la minor percentuale di iscrizioni femminili.

 

Quale pensi sia il valore che ALTEN apporta al progetto che svolgi? 

Penso che lavorare per una grande azienda così rinomata e in crescita come ALTEN offra non solo l’opportunità di contribuire allo sviluppo e alla realizzazione di progetti innovativi e stimolanti per clienti importanti, ma anche la possibilità di collaborare con persone davvero valide e competenti, dando un valore aggiunto all’attività del singolo tanto quanto al lavoro dell’intero team.

 

Perché una donna ingegnere dovrebbe scegliere di lavorare in ALTEN?

Penso che lavorare in ALTEN sia una bella occasione per una donna ingegnere, così come per un uomo. Un ambiente di lavoro giovane, dinamico e stimolante, è sicuramente il posto giusto in cui confrontarsi con nuove sfide, mettersi alla prova su progetti interessanti e imparare tanto dal punto di vista professionale e personale.

 

Questa intervista fa parte di Women@ALTEN, il progetto nato dalla volontà di voler dare visibilità al lavoro delle donne che lavorano nella nostra azienda!

In queste interviste alcune colleghe raccontano il loro percorso di studi, le loro esperienze e i porgetti ai quali stanno lavorando, approfondendo il ruolo della donna all’interno del mondo ingegneristico.

Per scoprire tutte le interviste di Women@ALTEN clicca qui.

Sono Francesca, ho una Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica e sono Sviluppatore Embedded per ALTEN da circa un anno e mezzo.

 

In cosa consiste il progetto su cui stai lavorando e che ruolo ricopri all’interno del progetto?

Quando ho iniziato a lavorare in ALTEN, sono stata subito inserita nel team di cui faccio attualmente parte. Inizialmente ho lavorato ad alcuni progetti già in corso, occupandomi principalmente della risoluzione di alcune criticità, poi ho avuto la possibilità di prendere parte a nuovi progetti fin dalle prime fasi di sviluppo. Attualmente sto lavorando come sviluppatore embedded alla realizzazione di un AVAS, ovvero un sistema di segnalazione acustica per auto ibride ed elettriche, concepito come dispositivo di sicurezza per la circolazione di veicoli che hanno la caratteristica di non emettere rumore.

 

Com’è il Team con cui lavori e qual è l’aspetto che più ti piace dell’attività che svolgi? 

Il team con cui lavoro è composto da circa una decina di persone che si occupano delle diverse fasi del processo di sviluppo del software. Alcuni colleghi hanno avuto percorsi di studi ed esperienze professionali differenti dalle mie, altri provengono da diverse parti del mondo. La possibilità di lavorare insieme a tutti loro è sicuramente un privilegio per me, perché credo che collaborare e condividere idee e prospettive diverse su uno stesso problema, in ambito lavorativo e non, sia la chiave giusta per trovare soluzioni nuove e per arricchirsi anche dal punto di vista personale. Credo anche che l’ambiente di lavoro sia fondamentale per poter svolgere al meglio la propria attività, e devo dire che sono stata davvero fortunata a trovare un gruppo di colleghi così giovane, collaborativo e propositivo, che fin da subito mi ha fatta sentire parte della squadra, permettendomi di lavorare in un clima di armonia, stima e fiducia reciproca.

Uno degli aspetti che più mi piace dell’attività che svolgo è quello di collaborare per la realizzazione di grandi progetti e di vederne direttamente i risultati in prima persona. Pensare che un domani potrei avere installato sulla mia automobile un dispositivo che ho contribuito, anche in piccola parte, a realizzare, è per me molto stimolante e motivo di grande soddisfazione.

 

Quali sono I tuoi obiettivi a breve-medio termine?

Il mio obiettivo nel breve-medio termine è sicuramente quello di crescere professionalmente, di imparare quanto più possibile e di acquisire sempre più esperienza per poter affrontare al meglio i progetti che attualmente seguo e quelli che mi verranno affidati in futuro.

 

Come è nato il tuo interesse per l’ingegneria? Si è trattata di vocazione?

Ripercorrendo oggi il percorso che mi ha portata fino a qui, devo dire che fin da quando ero piccola ho sempre pensato che avrei scelto all’università una facoltà STEM, dato che alle materie umanistiche preferivo quelle scientifiche. Fra i banchi di scuola, matematica e fisica sono state sicuramente le materie che più mi coinvolgevano e mi davano soddisfazione, tanto che inizialmente la mia idea era proprio quella di iscrivermi a Matematica. Decisi con certezza che avrei studiato Ingegneria dopo che a mio padre fu impiantato un pacemaker che gli salvò letteralmente la vita. Non so se si può parlare di vocazione, ma di sicuro questo evento ha fatto scattare in me qualcosa. Ero consapevole di quanto i progressi e le innovazioni tecnologiche, anche in ambito medico, fossero stati importanti per me in quel momento ed ero sicura che, in futuro, mi sarebbe piaciuto lavorare nell’ambito della tecnologia e toccare con mano la realizzazione di macchinari e dispositivi che potessero essere di aiuto per gli altri. Devo dire che da lì la scelta di iscrivermi alla facoltà di Ingegneria Biomedica è stata piuttosto semplice, infatti già in quarta superiore superai il test di ingresso per il Politecnico di Milano. La passione per l’elettronica e per l’informatica è arrivata poi più avanti, dopo qualche anno al Politecnico, tanto che come tesi di laurea scelsi proprio la progettazione e sviluppo di un dispositivo embedded. Anche se ho studiato Ingegneria Biomedica, adesso lavoro in un settore diverso rispetto a quello in cui mi sono specializzata, quello dell’Automotive. Non vedo questo come un limite, anzi, il bello della preparazione che ti dà la facoltà di Ingegneria è la sua estrema versatilità. Con lo stesso approccio pratico e metodico, tutti gli strumenti e le conoscenze tecniche apprese in un ambito possono essere sfruttati e riadattati per risolvere problemi e progettare soluzioni anche in settori completamente differenti.

 

Come ricordi il periodo universitario?

Il ricordo del periodo universitario è per me abbastanza recente, e devono dire che ripenso agli anni trascorsi in università con grande felicità e soddisfazione. È sicuramente stato un percorso non sempre semplice, intenso e molto impegnativo, ed oggi sono fiera di essere arrivata fino in fondo.

 

Pensi che, quella dell’ingegnere, sia ancora una figura/carriera principalmente associata agli uomini, o hai notato un cambiamento in questa tendenza?

Penso che un cambio di rotta ci sia stato negli ultimi tempi. Ricordo che quando mi sono iscritta alla facoltà di Ingegneria, io stessa mi sorpresi per il gran numero di donne che trovai al mio fianco come colleghe. Credo che questo rappresenti un primo segnale che i “pregiudizi” che tengono lontane tante ragazze dall’aspirazione di intraprendere questa carriera si stiano piano piano affievolendo. A mio parere, oggi la figura dell’Ingegnere risulta ancora associata prevalentemente agli uomini più per una questione di “abitudine”, dato che numericamente siamo ancora in poche. Se ci fossero più donne a lavorare in questo settore, non ci sarebbe tanto stupore nell’apprendere, ad esempio, che anche ad una donna possa affascinare l’elettronica.

 

Hai incontrato delle difficoltà od ostacoli a causa dell’essere una donna ingegnere?

In tutta sincerità non ho trovato grandi ostacoli durante il mio percorso universitario, o meglio, non più di quelli che credo abbiano trovato i miei colleghi uomini. Piuttosto, credo che uno degli ostacoli più grandi sia quello che si incontra prima di iscriversi ad una certa facoltà, nel momento in cui si deve fare una scelta che ancora oggi dà qualche perplessità e preoccupazione in più alle ragazze rispetto alla decisione di intraprendere altri percorsi di studi. Personalmente non ho mai percepito l’essere donna come un limite o come un freno per le scelte che ho fatto. I miei genitori mi hanno sempre spronata a scegliere con grande libertà e serenità la strada che ritenevo più giusta per me, sicuri che con passione e dedizione avrei potuto affrontare ogni tipo di percorso. Per quanto riguarda il mondo del lavoro, non ho trovato difficoltà nel mio inserimento professionale e fortunatamente non mi sono mai sentita valutata in maniera differente in quanto donna. Ora come ora sono molto contenta, fin da subito mi è stato affidato un progetto in prima persona e questo mi ha fatto capire di essere apprezzata e che c’è piena fiducia nei miei confronti.

Penso che la direzione verso la quale ci stiamo muovendo sia quella di un’apertura sempre maggiore verso l’ingresso e l’affermazione di donne anche in ambiti professionali che finora sono stati prevalentemente maschili. Un esempio è proprio la realtà che vivo adesso in ALTEN, ovvero quella di una bella collaborazione professionale tra uomini e donne in settori come quello dell’Automotive, dell’Aerospace, del Railway e IT. Mi auguro che questo possa essere da stimolo per molte ragazze ad intraprendere senza timore un percorso di studi coerente con le loro ambizioni e passioni, anche se questo coincide con le facoltà di Ingegneria che storicamente contano la minor percentuale di iscrizioni femminili.

 

Quale pensi sia il valore che ALTEN apporta al progetto che svolgi? 

Penso che lavorare per una grande azienda così rinomata e in crescita come ALTEN offra non solo l’opportunità di contribuire allo sviluppo e alla realizzazione di progetti innovativi e stimolanti per clienti importanti, ma anche la possibilità di collaborare con persone davvero valide e competenti, dando un valore aggiunto all’attività del singolo tanto quanto al lavoro dell’intero team.

 

Perché una donna ingegnere dovrebbe scegliere di lavorare in ALTEN?

Penso che lavorare in ALTEN sia una bella occasione per una donna ingegnere, così come per un uomo. Un ambiente di lavoro giovane, dinamico e stimolante, è sicuramente il posto giusto in cui confrontarsi con nuove sfide, mettersi alla prova su progetti interessanti e imparare tanto dal punto di vista professionale e personale.

 

Questa intervista fa parte di Women@ALTEN, il progetto nato dalla volontà di voler dare visibilità al lavoro delle donne che lavorano nella nostra azienda!

In queste interviste alcune colleghe raccontano il loro percorso di studi, le loro esperienze e i porgetti ai quali stanno lavorando, approfondendo il ruolo della donna all’interno del mondo ingegneristico.

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