L’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul mondo del lavoro lascia ancora aperti diversi dubbi, in Italia come nel mondo. Artificial Intelligence opportunità o minaccia? Già in passato, d'altronde, l'umanità si è trovato di fronte a rivuoluzioni tecnologiche che hanno riscritto le regole delle società. Oggi come allora, la risposta che emerge da tutto questo clamore mediatico è una sola: l'innovazione è necessità!
Uomo vs Macchina: una disputa senza tempo
Innanzitutto, per valutare i timori legati allo sviluppo tecnologico, si può analizzare la storia economica: in passato, durante le rivoluzioni, non solo non si sono mai raggiunti equilibri in cui l’occupazione era inferiore, ma essa è persino cresciuta in termini di qualità. Inoltre, per quanto il progresso tecnico possa rendere obsolete alcune mansioni, esso rende possibile alcune automazioni che prima non erano concepibili, migliorando i processi e la qualità dei servizi che sfruttano queste tecnologie.
Basti pensare poi a come venivano realizzate le diagnosi mediche 30 anni fa: è vero che allora questo tipo di intervento coinvolgeva un maggior numero di figure e, di conseguenza, garantiva un maggior numero di posti di lavoro, ma vorreste davvero tornare indietro?
L’Intelligenza Artificiale mette in discussione le abilità umane?
Oggi, nel fervore dell’attuale rivoluzione tecnologica, in molti portano alla luce nuovi dubbi sulle soluzioni di automazione. Alcuni ritengono che esse non solo mettono in discussione le abilità fisiche umane, ma anche quelle legate all’intelletto: questi timori si fondano sull’avanzamento di soluzioni come il riconoscimento vocale (settore conquistato negli anni scorsi), il riconoscimento di immagini, nonché la capacità di apprendere, pianificare e reagire.
Per affrontare il tema, l’Osservatorio Artificial Intelligence ha condotto una ricerca in cui sono state raccolte evidenze presenti in diverse pubblicazioni italiane e internazionali, accuratamente valutate e classificate in due tipologie di contributi che indagano l’impatto dell’Intelligenza Artificiale su due aree diverse: bilancio occoupazionale e aspetti cognitivi, psciologici e sociali.
Bilancio occupazionale
Questi studi, di origine accademica e aziendale, hanno stimato risultati contrastanti. Da una parte c’è chi ritiene che l’impatto coinvolgerà diverse figure professionali (mantenendo comunque un saldo occupazionale positivo), mentre i più pessimisti ritengono che diverse professionalità perderanno il posto di lavoro, anche quelle ritenute inattaccabili dalla diffusione delle automazioni.
Aspetti cognitivi, psicologici e sociali
Queste pubblicazioni, seppur restando concentrate sulla sostituzione del lavoro umano con quello meccanico, estendono la propria area di ricerca ai fattori cognitivi, psicologici e sociali legati al fenomeno.
AI e Lavoro: il parere dell'Osservatorio Artificial Intelligence
Dalla valutazione di queste pubblicazioni, seppure in forma ancora embrionale, l’Osservatorio ha elaborato un primo contributo sul rapporto tra lavoro e AI ponendo l’attenzione su tre elementi.
Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale la domanda di lavoro è cresciuta, anziché il contrario, e a beneficiare di questo fenomeno sono state soprattutto le figure professionali più qualificate in termini di competenze ed esperienza, perciò in grado di gestire le innovazioni.
Le soluzioni di IA sono utilizzate principalmente per migliorare l’efficienza esterna, più che quella interna: infatti, la maggior parte di progetti sviluppano applicazioni destinate al servizio dei clienti.
Le aziende che si stanno avvicinando al mondo dell’IA sono consapevoli di quanto sia delicata questa tematica, perciò stanno selezionando accuratamene le iniziative in cui investire, valutandone i benefici e tenendo in considerazione il livello di accettazione da parte dei soggetti interni ed esterni all’azienda.
Quale impatto avrà l’Intelligenza Artificiale sul mercato del lavoro in Italia?
Per comprendere quale impatto potrà avere l’Intelligenza Artificiale sul bilancio occupazionale in Italia, l’Osservatorio ha raccolto dati finalizzati a rispondere a due sostanziali domande:
Come incide l’IA sull’equilibrio tra domanda e offerta del lavoro e quali scenari si prospettano per l’Italia?
In questi scenari, come incideranno le soluzioni di job automation abilitate dall’IA sul sistema previdenziale?
IA e bilancio occupazionale
In risposta alla prima domanda, osserviamo che attualmente l’equilibrio in Italia corrisponde ad una popolazione attiva di 23,3 milioni di lavoratori. Tuttavia, si individua un forte elemento di disequilibrio: da una parte, si stima una domanda di circa 300.000 posti di lavoro (principalmente legati a competenze tecniche-scientifiche), mentre dall’altra si rileva un tasso di disoccupazione che raggiunge quasi l’11% della popolazione attiva.
Partendo da questi dati, l’Osservatorio prevede che entro 15 anni si manifesterà un calo dell’offerta e si raggiungerà un deficit di circa 4,7 milioni di posti di lavoro, come conseguenza dell’aumento delle aspettative di vita e dell’invecchiamento della popolazione: il numero di pensionati passerà dagli attuali 12,3 milioni a 14,5 milioni, mentre i lavoratori passeranno da 23,3 milioni a 21,9 milioni.
Per questo, è necessario che l’Italia veda l’Intelligenza Artificiale come una necessità che può contribuire al recupero di produttività, in modo da mantenere gli attuali livelli di benessere economico e sociale. Tuttavia, affinché l’IA possa effettivamente diminuire il tasso di disoccupazione, sono necessari processi di riconversione e formazione della forza lavoro non occupata, in modo che tra 15 anni possa essere in grado di gestire il confronto con le macchine del futuro.
IA e sistema previdenziale
Queste informazioni fungono da punto di partenza per rispondere anche alla seconda domanda. Per affrontare l’aumento dei pensionati, sarebbe necessario anche un aumento dei lavoratori, ma l’attuale contesto economico del Paese mostra come ciò sia poco probabile. Fortunatamente, potremmo fare affidamento sulla tecnologia in due direzioni: da una parte, nella riduzione dei costi per l’assistenza medica (ad esempio grazie alla teleassistenza), dall’altra nell’incremento della produttività delle ore lavorate (riducendo il numero di ore necessarie per svolgere i compiti).
Quali sfide porterà l’Intelligenza Artificiale nei prossimi anni?
Tutte le considerazioni trattate finora ci portano a riflettere su quali sfide porterà l’Intelligenza Artificiale relative all’occupazione. Come primo punto sarà necessario rivedere il sistema contributivo, realizzando che il lavoro non potrà più essere la fonte principale di creazione di ricchezza.
Inoltre, bisognerà cambiare la visione attuale del lavoro: prima di liberarsi di lavoratori considerati “non produttivi”, le aziende dovranno considerarne le conseguenze negative e l’impatto economico e sociale. Infine, occorrerà rivedere i modelli di misurazione della ricchezza, probabilmente superando il PIL e includendo misure come l’esistenza di meccanismi di formazione permanente, di protezione e sicurezza sociale.
L’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul mondo del lavoro lascia ancora aperti diversi dubbi, in Italia come nel mondo. Artificial Intelligence opportunità o minaccia? Già in passato, d'altronde, l'umanità si è trovato di fronte a rivuoluzioni tecnologiche che hanno riscritto le regole delle società. Oggi come allora, la risposta che emerge da tutto questo clamore mediatico è una sola: l'innovazione è necessità!
Uomo vs Macchina: una disputa senza tempo
Innanzitutto, per valutare i timori legati allo sviluppo tecnologico, si può analizzare la storia economica: in passato, durante le rivoluzioni, non solo non si sono mai raggiunti equilibri in cui l’occupazione era inferiore, ma essa è persino cresciuta in termini di qualità. Inoltre, per quanto il progresso tecnico possa rendere obsolete alcune mansioni, esso rende possibile alcune automazioni che prima non erano concepibili, migliorando i processi e la qualità dei servizi che sfruttano queste tecnologie.
Basti pensare poi a come venivano realizzate le diagnosi mediche 30 anni fa: è vero che allora questo tipo di intervento coinvolgeva un maggior numero di figure e, di conseguenza, garantiva un maggior numero di posti di lavoro, ma vorreste davvero tornare indietro?
L’Intelligenza Artificiale mette in discussione le abilità umane?
Oggi, nel fervore dell’attuale rivoluzione tecnologica, in molti portano alla luce nuovi dubbi sulle soluzioni di automazione. Alcuni ritengono che esse non solo mettono in discussione le abilità fisiche umane, ma anche quelle legate all’intelletto: questi timori si fondano sull’avanzamento di soluzioni come il riconoscimento vocale (settore conquistato negli anni scorsi), il riconoscimento di immagini, nonché la capacità di apprendere, pianificare e reagire.
Per affrontare il tema, l’Osservatorio Artificial Intelligence ha condotto una ricerca in cui sono state raccolte evidenze presenti in diverse pubblicazioni italiane e internazionali, accuratamente valutate e classificate in due tipologie di contributi che indagano l’impatto dell’Intelligenza Artificiale su due aree diverse: bilancio occoupazionale e aspetti cognitivi, psciologici e sociali.
Bilancio occupazionale
Questi studi, di origine accademica e aziendale, hanno stimato risultati contrastanti. Da una parte c’è chi ritiene che l’impatto coinvolgerà diverse figure professionali (mantenendo comunque un saldo occupazionale positivo), mentre i più pessimisti ritengono che diverse professionalità perderanno il posto di lavoro, anche quelle ritenute inattaccabili dalla diffusione delle automazioni.
Aspetti cognitivi, psicologici e sociali
Queste pubblicazioni, seppur restando concentrate sulla sostituzione del lavoro umano con quello meccanico, estendono la propria area di ricerca ai fattori cognitivi, psicologici e sociali legati al fenomeno.
AI e Lavoro: il parere dell'Osservatorio Artificial Intelligence
Dalla valutazione di queste pubblicazioni, seppure in forma ancora embrionale, l’Osservatorio ha elaborato un primo contributo sul rapporto tra lavoro e AI ponendo l’attenzione su tre elementi.
Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale la domanda di lavoro è cresciuta, anziché il contrario, e a beneficiare di questo fenomeno sono state soprattutto le figure professionali più qualificate in termini di competenze ed esperienza, perciò in grado di gestire le innovazioni.
Le soluzioni di IA sono utilizzate principalmente per migliorare l’efficienza esterna, più che quella interna: infatti, la maggior parte di progetti sviluppano applicazioni destinate al servizio dei clienti.
Le aziende che si stanno avvicinando al mondo dell’IA sono consapevoli di quanto sia delicata questa tematica, perciò stanno selezionando accuratamene le iniziative in cui investire, valutandone i benefici e tenendo in considerazione il livello di accettazione da parte dei soggetti interni ed esterni all’azienda.
Quale impatto avrà l’Intelligenza Artificiale sul mercato del lavoro in Italia?
Per comprendere quale impatto potrà avere l’Intelligenza Artificiale sul bilancio occupazionale in Italia, l’Osservatorio ha raccolto dati finalizzati a rispondere a due sostanziali domande:
Come incide l’IA sull’equilibrio tra domanda e offerta del lavoro e quali scenari si prospettano per l’Italia?
In questi scenari, come incideranno le soluzioni di job automation abilitate dall’IA sul sistema previdenziale?
IA e bilancio occupazionale
In risposta alla prima domanda, osserviamo che attualmente l’equilibrio in Italia corrisponde ad una popolazione attiva di 23,3 milioni di lavoratori. Tuttavia, si individua un forte elemento di disequilibrio: da una parte, si stima una domanda di circa 300.000 posti di lavoro (principalmente legati a competenze tecniche-scientifiche), mentre dall’altra si rileva un tasso di disoccupazione che raggiunge quasi l’11% della popolazione attiva.
Partendo da questi dati, l’Osservatorio prevede che entro 15 anni si manifesterà un calo dell’offerta e si raggiungerà un deficit di circa 4,7 milioni di posti di lavoro, come conseguenza dell’aumento delle aspettative di vita e dell’invecchiamento della popolazione: il numero di pensionati passerà dagli attuali 12,3 milioni a 14,5 milioni, mentre i lavoratori passeranno da 23,3 milioni a 21,9 milioni.
Per questo, è necessario che l’Italia veda l’Intelligenza Artificiale come una necessità che può contribuire al recupero di produttività, in modo da mantenere gli attuali livelli di benessere economico e sociale. Tuttavia, affinché l’IA possa effettivamente diminuire il tasso di disoccupazione, sono necessari processi di riconversione e formazione della forza lavoro non occupata, in modo che tra 15 anni possa essere in grado di gestire il confronto con le macchine del futuro.
IA e sistema previdenziale
Queste informazioni fungono da punto di partenza per rispondere anche alla seconda domanda. Per affrontare l’aumento dei pensionati, sarebbe necessario anche un aumento dei lavoratori, ma l’attuale contesto economico del Paese mostra come ciò sia poco probabile. Fortunatamente, potremmo fare affidamento sulla tecnologia in due direzioni: da una parte, nella riduzione dei costi per l’assistenza medica (ad esempio grazie alla teleassistenza), dall’altra nell’incremento della produttività delle ore lavorate (riducendo il numero di ore necessarie per svolgere i compiti).
Quali sfide porterà l’Intelligenza Artificiale nei prossimi anni?
Tutte le considerazioni trattate finora ci portano a riflettere su quali sfide porterà l’Intelligenza Artificiale relative all’occupazione. Come primo punto sarà necessario rivedere il sistema contributivo, realizzando che il lavoro non potrà più essere la fonte principale di creazione di ricchezza.
Inoltre, bisognerà cambiare la visione attuale del lavoro: prima di liberarsi di lavoratori considerati “non produttivi”, le aziende dovranno considerarne le conseguenze negative e l’impatto economico e sociale. Infine, occorrerà rivedere i modelli di misurazione della ricchezza, probabilmente superando il PIL e includendo misure come l’esistenza di meccanismi di formazione permanente, di protezione e sicurezza sociale.