Il gap year o anno sabbatico è il sogno di molti studenti e neolaureati ma anche l’esperienza più controversa e criticata da chi ritiene che prendersi una pausa anziché inserirsi presto nel mondo del lavoro sia una scelta assolutamente da evitare.
Qui a Tutored cerchiamo sempre di fornire contenuti basati sull’analisi delle esperienze di aziende e dipendenti, o persone in cerca di occupazione, grazie a un network formato da oltre 50 imprese e multinazionali e 500 mila giovani.
Ecco perché in questo articolo proveremo a risolvere il dilemma di molti e che potremmo riassumere in queste domande: è utile prendersi un anno sabbatico prima di trovare lavoro? Come funziona, chi può farlo e soprattutto se si sceglie di prendersi un anno off quali sono le conseguenze?
Anzitutto partiamo dalla definizione. Come dice l’espressione stessa, “gap year” indica un periodo di pausa tra due momenti ben definiti, una sorta di “divario” che però può essere riempito di esperienze e soprattutto di tempo per capire cosa fare davvero della propria vita lavorativa (e non solo).
Storicamente il gap year nasce negli Stati Uniti negli anni Sessanta, quando le nuove generazioni scelgono di prendersi un anno di pausa dagli studi per sfuggire al rigido controllo familiare e viaggiare per conoscere il mondo. E’, in buona sostanza, l’antesignano dell’Erasmus in Europa e oggi può avvalersi di veri e propri programmi di volontariato e formazione che possono anche durare meno di 12 mesi.
Il prima e il dopo di un anno di pausa coincidono in genere con la fine degli studi liceali e la scelta del percorso universitario. Ma in realtà un gap year può anche essere svolto da chiunque, anche da chi stia già frequentando l’Università o da lavoratori che decidano di andare in aspettativa o addirittura licenziarsi prima di rientrare nel mondo del lavoro.
Capire le potenzialità di un anno in “gap” non è immediato soprattutto per la cultura italiana che abitua gli studenti a seguire in modo molto rigido percorsi senza soluzione di continuità.
Prendete ad esempio l’ultimo anno di liceo o di scuola tecnica: difficilmente l’orientamento alla scelta delle facoltà universitarie, per capire cosa fare una volta diplomati, aiuta i giovani a individuare quale sia il proprio vero percorso. Parliamo di scoprire la vocazione o inclinazione più adatta da seguire o far luce sulle lacune nella propria preparazione e quindi sull’esperienza da vivere per colmare queste mancanze.
In questo contesto decidere di uscire dal percorso prestabilito - che per molti coincide con l’iscrizione all’Università - scegliendo di prendersi una pausa può risultare molto utile.
Un anno off infatti può prevedere:
- Attività di volontariato
- Viaggi all’estero
- Percorsi di formazione
- Internship e stage pagati
Un esempio classico di attività da gap year è il servizio civile nazionale o internazionale, o l’adesione a programmi di volontariato in organizzazioni non-profit o ONG o ancora l’adesione a programmi per lo studio di una lingua - come il cinese o l’arabo - in un paese diverso dal proprio. Sono solo pochissimi esempi e bisogna ricordare che il gap year può:
- Essere organizzato tramite strutture o organizzazioni dedicate
- Essere pianificato in modo autonomo, dal periodo fino alla scelta delle attività con cui impegnare il periodo di pausa.
Un anno sabbatico può essere progettato in modo tale da svolgere più esperienze diverse, con blocchi di due, tre o sei mesi di attività. Lo scopo è cercare di scoprire, tramite il lavoro sul campo, che cosa piaccia davvero e quale sia il settore su cui puntare per proseguire la formazione o trovare occupazione.
In definitiva, schiarirsi le idee e sperimentare sul campo permette di individuare con più calma quale sia davvero il proprio percorso soprattutto quando si è indecisi sulla strada da prendere. Questo permette poi di concentrare meglio le energie e le risorse sul percorso universitario poi scelto.
Organizzazioni come il WWF o Lunaria permettono di svolgere campi di lavoro volontario in moltissimi settori: dalla manovalanza per aiutare restauratori e archeologi nel recupero di un castello in Scozia, al supporto nell’organizzazione di eventi in Spagna fino alle attività ambientali e di tutela degli ecosistemi, passando per l’agricoltura, l’insegnamento, la formazione e il sostegno alle persone con disabilità.
Svolgere esperienze simili può aiutare a capire, ad esempio, se si è portati per il lavoro di servizio, per quello con i bambini o più giovani, per ruoli di coordinamento, per investire in una carriera nel terzo settore oppure scoprire di preferire la gestione e il management o diventare biologo marino o imprenditore agricolo.
1. Prepararsi almeno qualche mese prima dell’inizio del proprio anno sabbatico e decidere se si vuole trascorrere il gap year nel proprio paese o all’estero;
2. Pianificare il periodo - decidere ad esempio se sia di tre, sei mesi o un anno classico
spesso i gap year mettono insieme attività e formazione, ad esempio è possibile fare un campo di volontariato in lingue inglese per recuperare un bosco o pulire un’area rurale, quindi è utile capire se l’anno off ci serve per imparare da zero una lingua oppure perfezionarci in una che già studiamo;
3. Molte organizzazioni forniscono un rimborso spese, ma ci sono anche enti in cui è il volontario a pagare per partecipare alle attività quindi è bene informarsi prima per capire se ci sia la possibilità di ottenere uno stipendio;
4. Controllare passaporti, visti e permessi;
5. Programmare bene i vari passaggi tra attività nel corso di uno stesso gap year, stilando assicurazioni viaggio complete - non sono costose - e facendo se necessario le dovute vaccinazioni.
Ecco un recap dei siti e delle organizzazioni che permettono di organizzare un gap year:
- UN campi di volontariato internazionale
- WWF
- African Conservation Experience
- Bunac
Leggi i consigli dell’Università di Harvard per prendersi un anno sabbatico a questo link.
Tutored è il punto di incontro tra studenti, neolaureati e aziende. Entra nella community di tutored per esplorare tutte le opportunità di stage, lavoro e graduate program in linea con i tuoi studi, leggere i consigli dei recruiter delle aziende attive su tutored per prepararti al meglio al tuo prossimo colloquio.
Il gap year o anno sabbatico è il sogno di molti studenti e neolaureati ma anche l’esperienza più controversa e criticata da chi ritiene che prendersi una pausa anziché inserirsi presto nel mondo del lavoro sia una scelta assolutamente da evitare.
Qui a Tutored cerchiamo sempre di fornire contenuti basati sull’analisi delle esperienze di aziende e dipendenti, o persone in cerca di occupazione, grazie a un network formato da oltre 50 imprese e multinazionali e 500 mila giovani.
Ecco perché in questo articolo proveremo a risolvere il dilemma di molti e che potremmo riassumere in queste domande: è utile prendersi un anno sabbatico prima di trovare lavoro? Come funziona, chi può farlo e soprattutto se si sceglie di prendersi un anno off quali sono le conseguenze?
Anzitutto partiamo dalla definizione. Come dice l’espressione stessa, “gap year” indica un periodo di pausa tra due momenti ben definiti, una sorta di “divario” che però può essere riempito di esperienze e soprattutto di tempo per capire cosa fare davvero della propria vita lavorativa (e non solo).
Storicamente il gap year nasce negli Stati Uniti negli anni Sessanta, quando le nuove generazioni scelgono di prendersi un anno di pausa dagli studi per sfuggire al rigido controllo familiare e viaggiare per conoscere il mondo. E’, in buona sostanza, l’antesignano dell’Erasmus in Europa e oggi può avvalersi di veri e propri programmi di volontariato e formazione che possono anche durare meno di 12 mesi.
Il prima e il dopo di un anno di pausa coincidono in genere con la fine degli studi liceali e la scelta del percorso universitario. Ma in realtà un gap year può anche essere svolto da chiunque, anche da chi stia già frequentando l’Università o da lavoratori che decidano di andare in aspettativa o addirittura licenziarsi prima di rientrare nel mondo del lavoro.
Capire le potenzialità di un anno in “gap” non è immediato soprattutto per la cultura italiana che abitua gli studenti a seguire in modo molto rigido percorsi senza soluzione di continuità.
Prendete ad esempio l’ultimo anno di liceo o di scuola tecnica: difficilmente l’orientamento alla scelta delle facoltà universitarie, per capire cosa fare una volta diplomati, aiuta i giovani a individuare quale sia il proprio vero percorso. Parliamo di scoprire la vocazione o inclinazione più adatta da seguire o far luce sulle lacune nella propria preparazione e quindi sull’esperienza da vivere per colmare queste mancanze.
In questo contesto decidere di uscire dal percorso prestabilito - che per molti coincide con l’iscrizione all’Università - scegliendo di prendersi una pausa può risultare molto utile.
Un anno off infatti può prevedere:
- Attività di volontariato
- Viaggi all’estero
- Percorsi di formazione
- Internship e stage pagati
Un esempio classico di attività da gap year è il servizio civile nazionale o internazionale, o l’adesione a programmi di volontariato in organizzazioni non-profit o ONG o ancora l’adesione a programmi per lo studio di una lingua - come il cinese o l’arabo - in un paese diverso dal proprio. Sono solo pochissimi esempi e bisogna ricordare che il gap year può:
- Essere organizzato tramite strutture o organizzazioni dedicate
- Essere pianificato in modo autonomo, dal periodo fino alla scelta delle attività con cui impegnare il periodo di pausa.
Un anno sabbatico può essere progettato in modo tale da svolgere più esperienze diverse, con blocchi di due, tre o sei mesi di attività. Lo scopo è cercare di scoprire, tramite il lavoro sul campo, che cosa piaccia davvero e quale sia il settore su cui puntare per proseguire la formazione o trovare occupazione.
In definitiva, schiarirsi le idee e sperimentare sul campo permette di individuare con più calma quale sia davvero il proprio percorso soprattutto quando si è indecisi sulla strada da prendere. Questo permette poi di concentrare meglio le energie e le risorse sul percorso universitario poi scelto.
Organizzazioni come il WWF o Lunaria permettono di svolgere campi di lavoro volontario in moltissimi settori: dalla manovalanza per aiutare restauratori e archeologi nel recupero di un castello in Scozia, al supporto nell’organizzazione di eventi in Spagna fino alle attività ambientali e di tutela degli ecosistemi, passando per l’agricoltura, l’insegnamento, la formazione e il sostegno alle persone con disabilità.
Svolgere esperienze simili può aiutare a capire, ad esempio, se si è portati per il lavoro di servizio, per quello con i bambini o più giovani, per ruoli di coordinamento, per investire in una carriera nel terzo settore oppure scoprire di preferire la gestione e il management o diventare biologo marino o imprenditore agricolo.
1. Prepararsi almeno qualche mese prima dell’inizio del proprio anno sabbatico e decidere se si vuole trascorrere il gap year nel proprio paese o all’estero;
2. Pianificare il periodo - decidere ad esempio se sia di tre, sei mesi o un anno classico
spesso i gap year mettono insieme attività e formazione, ad esempio è possibile fare un campo di volontariato in lingue inglese per recuperare un bosco o pulire un’area rurale, quindi è utile capire se l’anno off ci serve per imparare da zero una lingua oppure perfezionarci in una che già studiamo;
3. Molte organizzazioni forniscono un rimborso spese, ma ci sono anche enti in cui è il volontario a pagare per partecipare alle attività quindi è bene informarsi prima per capire se ci sia la possibilità di ottenere uno stipendio;
4. Controllare passaporti, visti e permessi;
5. Programmare bene i vari passaggi tra attività nel corso di uno stesso gap year, stilando assicurazioni viaggio complete - non sono costose - e facendo se necessario le dovute vaccinazioni.
Ecco un recap dei siti e delle organizzazioni che permettono di organizzare un gap year:
- UN campi di volontariato internazionale
- WWF
- African Conservation Experience
- Bunac
Leggi i consigli dell’Università di Harvard per prendersi un anno sabbatico a questo link.
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