Il programma europeo per la mobilità fa viaggiare studenti da più di venticinque anni. Studiosi del calibro di Umberto Eco e Tullio De Mauro che hanno sostenuto l’Erasmus lo hanno anche definito uno strumento fondamentale per la costruzione di una vera identità europea.
Insomma, fare l’Erasmus è un’esperienza positiva non soltanto dal punto di vista accademico-professionale, ma anche personale. Ma è meglio farlo quando si è alla triennale o alla specialistica? E non potendo farlo durante l’università, può essere positivo prendersi un anno sabbatico dopo la laurea?
Per quanto riguarda l’Erasmus, le statistiche rivelano:
– il 60% degli studenti parte durante la prima fase del ciclo di studi
– il 15% di questi 60 ripete l’esperienza durante la specialistica
– vantaggi a livello linguistico,accademico e personale
Le differenze riscontrate tra chi è partito durante la triennale e chi durante la magistrale sono poche. Sicuramente partire verso la fine del vostro percorso accademico vi permetterà di sfruttare al meglio il periodo all’estero a livello accademico, perché avrete acquisito maggiori competenze rispetto agli altri.
Fare l’Erasmus quando si fa la triennale è un’occasione unica per mettersi alla prova, soprattutto dal punto di vista personale e delle relazioni sociali. Quando si è alla magistrale, invece, significa essere in grado di vivere l’esperienza Erasmus con maggiore consapevolezza dal punto di vista accademico, vedendola anche come un mezzo per crearsi opportunità future a livello professionale.
La scelta di prendersi un anno sabbatico è estremamente soggettiva, per alcuni è molto utile mentre per altri è una perdita di tempo. Tuttavia, per quanto riguarda il modo per sfruttare al meglio l’eventuale anno sabbatico, gli intervistati si sono trovati tutti d’accordo: dovrebbe essere un’occasione per viaggiare e imparare una lingua, oppure un modo per arricchire il proprio curriculum attraverso esperienze formative alternative come i tirocini, i campi lavoro o il volontariato.
In altre parole, se si decide di prendersi un anno sabbatico, bisognerebbe trascorrerlo preferibilmente lontano da casa, in modo tale da acquisire nuove competenze e, magari, chiarirsi le idee sulle scelte future.
Ti piacerebbe partire per l’Erasmus? All’interno di tutored troverai migliaia di studenti universitari a cui chiedere informazioni e consigli su Erasmus, domande d’esame, appunti e altri aspetti della tua carriera universitaria. Inizia ora!
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Insomma, fare l’Erasmus è un’esperienza positiva non soltanto dal punto di vista accademico-professionale, ma anche personale. Ma è meglio farlo quando si è alla triennale o alla specialistica? E non potendo farlo durante l’università, può essere positivo prendersi un anno sabbatico dopo la laurea?
Per quanto riguarda l’Erasmus, le statistiche rivelano:
– il 60% degli studenti parte durante la prima fase del ciclo di studi
– il 15% di questi 60 ripete l’esperienza durante la specialistica
– vantaggi a livello linguistico,accademico e personale
Le differenze riscontrate tra chi è partito durante la triennale e chi durante la magistrale sono poche. Sicuramente partire verso la fine del vostro percorso accademico vi permetterà di sfruttare al meglio il periodo all’estero a livello accademico, perché avrete acquisito maggiori competenze rispetto agli altri.
Fare l’Erasmus quando si fa la triennale è un’occasione unica per mettersi alla prova, soprattutto dal punto di vista personale e delle relazioni sociali. Quando si è alla magistrale, invece, significa essere in grado di vivere l’esperienza Erasmus con maggiore consapevolezza dal punto di vista accademico, vedendola anche come un mezzo per crearsi opportunità future a livello professionale.
La scelta di prendersi un anno sabbatico è estremamente soggettiva, per alcuni è molto utile mentre per altri è una perdita di tempo. Tuttavia, per quanto riguarda il modo per sfruttare al meglio l’eventuale anno sabbatico, gli intervistati si sono trovati tutti d’accordo: dovrebbe essere un’occasione per viaggiare e imparare una lingua, oppure un modo per arricchire il proprio curriculum attraverso esperienze formative alternative come i tirocini, i campi lavoro o il volontariato.
In altre parole, se si decide di prendersi un anno sabbatico, bisognerebbe trascorrerlo preferibilmente lontano da casa, in modo tale da acquisire nuove competenze e, magari, chiarirsi le idee sulle scelte future.
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